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Momento decisivo per l’accordo aereo tra Svizzera e Germania

Particolarmente sgraditi ai tedeschi della fascia di frontiera: i voli notturni da e per l'aeroporto di Zurigo-Kloten Keystone

La sorte del nuovo accordo aereo tra Svizzera e Germania potrebbe giocarsi martedì a Bonn. Il ministro dei trasporti tedesco Kurt Bodewig aveva avvertito, a metà agosto, che considera l'incontro con l'omologo svizzero Moritz Leuenberger l'ultimo della serie e che Berlino adotterà misure unilaterali in caso di fallimento dei negoziati.

I due ministri erano pervenuti il 23 aprile ad elaborare le grandi linee del futuro trattato, che regolerà la questione dei sorvoli del sud della Germania da parte degli aerei in procinto di atterrare all’aeroporto di Zurigo-Kloten, ma i due paesi faticano a trovare un’intesa sui dettagli. Tre sono i punti ancora in sospeso.

Principale pomo della discordia è l’eventuale riduzione progressiva dei sorvoli durante il termine transitorio di 41 mesi. L’esigenza tedesca di fissare delle tappe va oltre il compromesso d’aprile, in cui si affermava semplicemente che il numero annuo dei sorvoli deve essere ridotto a meno di 100’000 all’anno entro 41 mesi, contro i circa 155’000 attuali.

Il secondo punto in sospeso riguarda l’indennizzo della popolazione della regione tedesca interessata per l’inquinamento acustico cui è sottoposta. Il terzo concerne la compatibilità di questo accordo con il trattato settoriale sui trasporti aerei conclusi dalla Svizzera con l’Unione europea nell’ambito dei bilaterali.

Poiché le delegazioni dei due paesi non sono riuscite ad intendersi, sono stati chiamati in causa i due ministri in persona. L’incontro dello scorso 14 agosto a Berna avrebbe permesso ai due di «avvicinare» i punti di vista. Ma nessun particolare è stato fornito su tale avvicinamento.

Berlino è intransigente…

Kurt Bodewig, messo sotto pressione dal ministro dei trasporti e dell’ambiente democristiano del Baden-Württemberg, Ulrich Müller, è stato comunque esplicito con la stampa sulle conseguenze di un fallimento dell’incontro del 4 settembre: Berlino adotterà unilateralmente un’ordinanza che limiterà i sorvoli a un massimo di 80’000 soltanto. Questa cifra era un obiettivo, rimasto lettera morta, dell’accordo del 1984, denunciato dal partner d’oltre Reno nel maggio 2000.

…e Berna non vuole cedere

Ora, la Svizzera non vuole lasciarsi mettere sotto pressione dalla scadenza del 4 settembre. Ma Hans Aebersold, dell’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC), ammette che l’incontro di martedì sarà «decisivo».

Il Consiglio federale ha fatto sapere mercoledì scorso di auspicare la conclusione di un accordo purché Berlino accetti le proposte di Berna. La partita è comunque lungi dall’essere giocata sul piano interno: primo a sentirsi danneggiato, l’aeroporto di Zurigo si oppone con veemenza al nuovo accordo, che giudica discriminatorio e contrario al diritto internazionale, poiché metterebbe in vigore limiti molto più severi di quelli previsti per gli aeroscali tedeschi.

Ambienti aeroportuali e partiti borghesi su posizioni comuni

Un fallimento delle trattative non dispiacerebbe alla direzione di «Unique Zurique Airport». L’aeroporto è pronto a «sopportare le eventuali conseguenze negative di una rottura dei negoziati», ha scritto il presidente del Consiglio d’amministrazione, Andreas Schmid, al Consiglio federale, moltiplicando nello stesso tempo gli appelli affinché il parlamento non ratifichi il trattato. Solidali con l’aeroporto di Zurigo sono quelli di Ginevra e Basilea, Aerosuisse (organizzazione mantello dell’aviazione civile) e Swissair Group.

I partiti borghesi sono pure a dir poco riluttanti. Il compromesso elaborato in aprile è già di per sé «inaccettabile», per cui è escluso che Leuenberger possa fare nuove concessioni, hanno ripetuto a più riprese. Venerdì, PLR, PPD e UDC hanno addirittura pubblicato una lettera comune al governo, in cui definiscono «opzioni realistiche» «un rinvio o una interruzione dei negoziati e un esame comune al più alto livello».

Ai colloqui di casa von Wattenwyl, lo stesso giorno, non sono tuttavia giunti a chiedere una rottura dei negoziati. La presidente del PS, Christiane Brunner, ha anzi interpretato la loro intransigenza come un sostegno al governo, nella misura in cui una posizione ferma non può che essere d’aiuto a Leuenberger nel negoziato.

swissinfo e agenzie

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