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Monica Bonfanti: la sicurezza in mani femminili

La sicurezza in mani femminili: Monica Bonfanti alla testa della polizia del Canton Ginevra Keystone

La nuova capa della polizia di Ginevra intende completare la riforma del corpo per rispondere nel modo migliore ai bisogni di una città in forte crescita.

Monica Bonfanti sta preparando, inoltre, il grande evento che attende Ginevra e il resto della Svizzera nel 2008: i campionati europei di calcio. Intervista.

Dal primo agosto di quest’anno, Monica Bonfanti è alla guida della polizia ginevrina. Questa criminologa di 36 anni dirige con tatto e con grande determinazione i 1’700 impiegati della polizia giudiziaria, della gendarmeria, della polizia preposta alla sicurezza internazionale e del personale amministrativo.

swissinfo: Come interpreta la sua nomina?

Monica Bonfanti: Penso che la mia nomina sia la dimostrazione di un cambiamento: le donne di oggi si sentono in grado di occupare posti abitualmente destinati agli uomini.

Oggi le aspirazioni delle donne sono meglio accettate dalla società, soprattutto a Ginevra, una realtà molto aperta alle donne e alle minoranze. Guardi me, per esempio: non sono né ginevrina, né svizzera romanda.

swissinfo: In che modo ha potuto compiere i suoi primi passi ai vertici della polizia di Ginevra, un’istituzione che in questi ultimi anni ha avuto diversi problemi di “leadership”?

M.B.: Ho potuto osservare questa crisi dall’interno, poiché lavoravo in polizia prima del primo di agosto, giorno della mia nomina. Ritengo che oggi questi problemi ce li siamo messi alle spalle, grazie soprattutto ai cambiamenti strutturali e di personale.

Ho inoltre avuto fortuna con i primi dossier che ho dovuto gestire. Come, per esempio, quello sulle munizioni ad espansione controllata, di cui mi sono occupata durante il mio precedente incarico all’interno della polizia ginevrina.

swissinfo: Quali sono le grandi sfide della polizia ginevrina in termini di organizzazione?

M.B.: Occorre cambiare prospettiva e non più pensare in modo troppo settoriale. Abbiamo una gendarmeria, una polizia giudiziaria, una polizia preposta alla sicurezza internazionale e il personale amministrativo.

Si tratta dunque di ragionare in rapporto alle missioni della polizia. E’ questo che la gente si aspetta da noi. E’ dunque arrivato il momento di abbandonare le lotte di campanile in seno alla polizia.

swissinfo: In previsione dei campionati europei di calcio nel 2008 lei ha chiesto rinforzi alle polizie di altri paesi. A che scopo?

M.B.: In primo luogo faremo sicuramente capo ai colleghi della Svizzera romanda e del Ticino. Ma il bisogno di forze di polizia è molto elevato.

In Svizzera sono quattro le città ad essere direttamente interessate da Euro 2008: Ginevra, Basilea, Berna e Zurigo. Ma altre città sono chiamate a gestire, per esempio, altri tipi di eventi, come la trasmissione delle partite sui maxi-schermi. E i dispositivi di sicurezza interessano anche questo tipo di iniziative.

Ecco, dunque, perché abbiamo chiesto aiuto alla polizia tedesca. Dal canto suo, la Confederazione cerca di ottenere l’appoggio dei poliziotti francesi, specialmente per Ginevra. Va inoltre precisato che spirito e modalità di intervento verranno stabiliti dai cantoni interessati, in collaborazione con la Confederazione.

Molti problemi potranno comunque essere risolti attraverso il dialogo. Facciamo inoltre tesoro delle analisi condotte da alcuni sociologi in occasione dei recenti Campionati mondiali di calcio in Germania. Ci interessa infatti sapere quali sono i migliori comportamenti da adottare nei confronti dei tifosi e come comportarsi per allentare la tensione.

E’ bene ricordare che si tratta di un evento festoso e non di una riedizione del vertice del G8 a Evian.

swissinfo: Ginevra si trasforma in una metropoli che oltrepassa le frontiere del cantone. Si va forse verso una polizia regionale e transfrontaliera?

M.B.: Non c’è scelta: la polizia deve evolvere con la società. Abbiamo un servizio di ricerca strategica, composto da sociologi e criminologi, incaricato di seguire proprio l’evoluzione della società. L’obiettivo è quello di adattare le strutture e le risposte della polizia alle nuove esigenze.

Il Centro di cooperazione poliziesca e doganale ci permette inoltre di meglio collaborare con la vicina Francia. E siamo determinati ad intensificare questi contatti.

Abbiamo già delle pattuglie miste franco-svizzere che sorvegliano l’insieme della regione ginervrina, senza contare i momenti di incontro tra i responsabili di Ginevra e quelli dei dipartimenti francesi frontalieri. Questi scambi regolari ci permettono di condividere le nostre esperienze e di anticipare i problemi.

Le nuove tendenze criminose che si manifestano in Francia finiscono spesso, infatti, per impiantarsi a Ginevra e in Svizzera.

swissinfo: Come vi comportare di fronte alla minaccia terroristica a Ginevra?

M.B.: Spetta al Servizio di analisi e di prevenzione della polizia federale a Berna il compito di raccogliere le informazioni e di cooperare con le diverse istanze di polizia. Detto questo, a Ginevra non sottovalutiamo questa minaccia e prestiamo particolare attenzione ai servizi di informazione. Si tratta di un approccio fondamentale, basti pensare agli attentati sventati a Londra l’estate scorsa.

swissinfo, intervista Frédéric Burnand
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

36 anni, Monica Bonfanti è direttrice della polizia del Canton Ginevra dal primo agosto 2006. D’origine lucernese, succede a Urs Reichsteiner, che ha dato le dimissioni, ufficialmente per motivi di salute.

Dopo gli studi all’Istituto di polizia scientifica e di criminologia dell’Università di Losanna, nel 1999 viene nominata, all’interno dell’ateneo, professoressa aggiunta. Svolge nel contempo degli stages presso le polizie di altri paesi, come nei Paesi Bassi.

Nel 2000 Monica Bonfanti assume la direzione della Polizia tecnica e scientifica ginevrina.

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