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Morìa d’api: che fare?

Un insetto molto più prezioso di quello che si potrebbe immaginare... Keystone

Apicoltori e ricercatori devono collaborare di più per studiare le cause della preoccupante riduzione delle colonie di api. Lo chiedono gli esperti riunitisi per una giornata scientifica sul tema.

La salvaguardia delle api, decimate in molte regioni della Svizzera a causa di parassiti e nuove malattie, è fondamentale giacché da questo insetto dipende l’80% dell’impollinazione.

Per tentare di arginare il fenomeno dell’alta mortalità, indica una nota diffusa della stazione di ricerca Agroscope di Liebefeld-Posieux, organizzatrice dell’evento, gli esperti hanno sottolineato l’importanza di praticare un’apicoltura di qualità in collegamento con la ricerca scientifica.

Milioni di api sparite

Da diversi anni, i circa 19’000 mila apicoltori svizzeri e le 190’000 colonie sono confrontate con malattie che causano la morte di milioni di api.

Parassiti e affezioni finora sconosciute hanno fatto la loro comparsa con l’intensificarsi del commercio internazionale.

E il futuro non è rassicurante poiché altri parassiti, come l’acaro esotico “Tropilaelaps”, potrebbe far capolino anche alle nostre latitudini.

“Una mortalità del 10% è normale”, aveva recentemente spiegato a swissinfo Jean-Daniel Charrière, collaboratore scientifico presso la stazione di ricerca Agroscope. “Ma da 5 o 6 anni tale percentuale è più elevata. Ad esempio nel 2003 o nel 2006 è salita addirittura al 25%”.

Salvare l’ecosistema

Anche se per la primavera del 2007 la situazione sembra essere migliorata, l’esperto sottolinea che se non si riuscirà a limitare stabilmente la diminuzione delle colonie, il fenomeno potrà divenire alquanto preoccupante e alterare l’ecosistema.

Le api sono infatti insetti preziosissimi. Moltissimi vegetali – soprattutto le piante da frutta ma anche peperoni, zucche, colza o girasoli – dipendono dalla loro impollinazione:

“Nei casi in cui la diminuzione del patrimonio apistico non verrà compensata da un ripopolamento ad opera degli apicoltori, non si possono escludere ripercussioni sulla produttività in svariati settori dell’agricoltura”, afferma Theo Nicollerat, presidente della società ticinese di apicoltura (STA).

Collaborazione non nuova

La collaborazione tra allevatori e ricercatori non rappresenta una novità. Nel 1900, la Svizzera contava circa 45’000 apicoltori. A causa dell’alta densità delle colonie, le epizoozie avevano causato enormi perdite tra questi insetti.

Impotenti di fronte al fenomeno, gli apicoltori si erano rivolti alla scienza. È così che era nato il centro di ricerche avicole.

Oggi il valore economico del lavoro svolto dagli apicoltori è di circa 364 milioni di franchi: 64 derivano dalla vendita di prodotti come il miele, la cera o la pappa reale e altri 300 dalle ripercussioni dell’impollinazione sugli alberi da frutto.

swissinfo e agenzie

20 kg: raccolta media annua per ognuna delle 190’000 colonie di api in Svizzera.
3600 tonnellate di miele prodotte annualmente nella Confederazione (1/3 del fabbisogno totale).
1,4 kg di miele: consumo annuo per abitante.
54 milioni di franchi: valore della produzione annua di miele.
22 franchi/kg: prezzo medio del miele in Svizzera.

Alla fine del XIX secolo gli apicoltori erano il doppio rispetto ad ora. In seguito se ne è registrata una progressiva diminuzione.

Negli ultimi vent’anni il loro numero si è stabilizzato attorno a 19’000 ma è prevista un’ulteriore diminuzione.

Per quanto riguarda il numero di colonie il punto culminante è stato raggiunto fra le due guerre e durante la seconda guerra mondiale (circa 350’000).

In seguito il loro numero non ha smesso di regredire per raggiungere negli anni Ottanta le 230’000 colonie. Negli anni Novanta si è nuovamente registrato un calo.

Attualmente si registrano 190’000 colonie. Comunque, la loro densità in Svizzera (4,6 api al m2), rimane per il momento più elevata rispetto ad esempio ad Italia ed Austria (4 api al m2) e ancor di più alla Germania (2 api al m2).

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