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Moritz Leuenberger in India per difendere il clima

Moritz Leuenberger fra due collaboratori della cooperazione svizzera allo sviluppo a Delhi: Yuka Greiler e François Binder swissinfo.ch

Moritz Leuenberger ha partecipato al Vertice sullo sviluppo sostenibile 2009, svoltosi a New Delhi dal 4 al 7 febbraio. swissinfo ha intervistato il ministro svizzero sulle sfide che attendono la Svizzera e i paesi in via di sviluppo.

Il ministro dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni rappresentava la Svizzera a questa riunione preparatoria della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che avrà luogo in dicembre a Copenhagen.

swissinfo: Come ministro dell’ambiente, quali sono state le sue prime impressioni di New Delhi, che è una delle città più inquinate del mondo?

Moritz Leuenberger: (sorride) C’è sicuramente molto da fare! Ma il fatto che la città organizzi questo incontro internazionale è estremamente positivo. L’anno scorso ero al vertice di Bali, dove l’India ha difeso tenacemente i suoi interessi. Una riunione oggi organizzata nella capitale indiana è un segnale.

È anche un mezzo per cercare di sensibilizzare gli indiani nel loro paese. D’altronde è per questo che tutti sono venuti: per cogliere l’occasione di smuovere le mentalità politiche e commerciali del paese.

swissinfo: L’India è il terzo produttore mondiale di inquinamento, dopo Stati Uniti e Cina. Ma è soprattutto un paese in pieno sviluppo che non ha assolutamente voglia che la sua crescita sia frenata da questioni di tutela ambientale. Quali sono gli strumenti della politica svizzera per convincere questo partner?

M.L.: Nei paesi del sud, in India come altrove, ci sono governi e ambienti economici reticenti ai negoziati in relazione ai mutamenti climatici. Tutto viene perciò trattato per mezzo del dialogo internazionale. Ieri ad Abu Dhabi, domani in Kenya: è molto importante spostarsi per convincere della necessità di una nuova politica in materia ambientale.

In Svizzera abbiamo la fortuna di avere eccellenti rapporti con il resto del mondo grazie alla Ginevra internazionale. Siamo privilegiati e dobbiamo utilizzare con responsabilità questi legami particolari.

Inoltre disponiamo anche di negoziatori professionali permanenti in questi campi. La Svizzera è abbastanza simile ai paesi scandinavi, che utilizzano le trattative non soltanto per i propri interessi – per aumentare le esportazioni o per conquistare dei mercati – ma anche per un ideale. Si può dire in nome dell’umanità. È d’altronde un ideale che si ritrova nel Comitato internazionale della Croce Rossa.

swissinfo: Che posizioni difenderà a Copenhagen?

M.L.: In primo luogo, occorre che gli Stati fissino nella risoluzione finale obiettivi cifrati, concreti, di riduzione dei gas a effetto serra. È la cosa più importante. La dobbiamo ottenere.

Poi si deve trovare un finanziamento per le misure di adattamento al riscaldamento climatico. In questo campo esistono due filosofie. La prima è quella di una tassa mondiale sulle emissioni di CO2. È la posizione difesa dalla Svizzera. La seconda è quella di un finanziamento tramite il mercato, con il commercio dei certificati di emissioni di anidride carbonica.

swissinfo: Ma concretamente, questi grandi incontri internazionali servono davvero?

M.L.: La prima volta che sono stato a Kyoto sono quasi rimasto scioccato. È una sorta di catena di discorsi. Ci si chiede a cosa servono, poiché non si vedono risultati concreti.

Ma di fatto, per capire la necessità di questi incontri, si deve fare il paragone con un parlamento nazionale. Il funzionamento è uguale. Anche un parlamento nazionale è un forum per il pubblico. Un politico proviene sempre da una regione dove rappresenta degli elettori. Quando prende la parola in parlamento, lo fa a nome dei suoi elettori. Un vertice internazionale, come per esempio quello di Delhi, è esattamente la stessa cosa: i ministri parlano uno dopo l’altro.

È importante perché i media in seguito diffondono tali idee nella società. E in India, dove c’è una fortissima resistenza ai temi che saranno dibattuti a Copenhagen, questo genere di incontri ha un senso importante. Può far cambiare le mentalità. Ma non si devono attendere risultati concreti già all’indomani di questi tipi di riunioni.

A Copenhagen bisognerà ottenere un consenso. Tutti i paesi del mondo devono aderire alla proposta finale. Per ottenere tale risultato, occorre utilizzare la comunicazione umana e confrontare i diversi punti di vista. Solo la discussione consentirà di ottenere un accordo.

swissinfo: In cosa consiste oggi la cooperazione svizzera per lo sviluppo in India?

M.L.: Non conosco tutti i particolari della nostra cooperazione allo sviluppo. Il mio consulente le saprà rispondere molto meglio, afferma il ministro, indicando il coordinatore della Direzione della cooperazione e dello sviluppo – che fa parte del Dipartimento federale degli affari esteri e non di quello dell’ambiente diretto da Leuenberger – a New Delhi.

François Binder: Concretamente si devono rafforzare le capacità delle comunità rurali ad affrontare i cambiamenti climatici. Qualsiasi variazione è negativa per le popolazioni, sia che le piogge aumentino sia che diminuiscano. Dunque aiutiamo gli abitanti ad adattarsi.

Consigliamo loro per esempio di cambiare le pratiche agricole, di adottare nuovi tipi di sementi, oppure di proteggere meglio il suolo.

Desideremmo pure aiutare l’India a capire meglio gli effetti dei mutamenti climatici. L’obiettivo è di sapere come avvengono questi cambiamenti e, forse, predire cosa succederà insediando delle stazioni meteorologiche locali.

Siamo presenti da molto tempo nel Maharastra, la regione di Bombay, dove abbiamo stretto legami a livello di villaggi. Continuiamo anche a lavorare nel Sikkim, una regione dell’Himalaya, e nel Kerala, nel sud del paese, dove il clima è tropicale. Sono tre regioni con climi diversi, che ci permettono di formare dei modelli che in seguito potranno essere applicati altrove.

Intervista swissinfo, Miyuki Droz Aramaki, New Delhi
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

Il Vertice sullo sviluppo sostenibile svoltosi dal 4 al 7 febbraio a New Delhi è il primo di una serie di eventi che saranno organizzati quest’anno, in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Copenaghen, che si terrà in dicembre.

Al summit di Delhi hanno partecipato capi di Stato, ministri, rappresentanti politici, economici e della ricerca. L’incontro di Nuova Dehli è organizzato dall’istituto Tata Energy Research Institute (TERI) e ha luogo tutti gli anni dal 2001. Leuenberger era alla sua seconda partecipazione.

Il tema dell’edizione 2009 era: “Copenhagen: per un approccio equo ed etico”. Nella capitale danese, i paesi firmatari del Protocollo di Kyoto sono chiamati a raggiungere un accordo su una nuova regolamentazione, che possa entrare in vigore nel 2013, quale successione alla Convenzione sul clima, che scade alla fine del 2012.

Nel suo intervento al Vertice di Dehli, Moritz Leuenberger ha posto l’accento sulla necessità di trovare soluzioni ai problemi causati dai cambiamenti climatici, senza però dimenticare i paesi più poveri.

Il ministro elvetico ha fatto riferimento in particolare ai paesi africani, che “sono i più colpiti dai cambiamenti climatici. Senza la loro partecipazione non riusciremo mai a trovare un accordo equilibrato”, ha sottolineato, ricordando ai paesi ricchi il loro dovere di assistere le vittime dei cambiamenti climatici.

Leuenberger ha spiegato che, per tale motivo, la Svizzera ha proposto l’introduzione di una tassa mondiale sul CO2 per finanziare le misure di adattamento ai cambiamenti climatici. La Confederazione suggerisce inoltre un sistema di adattamento globale, per il divario fra coloro che possiedono le conoscenze e i mezzi per attuare le misure di adattamento e coloro che ne hanno urgentemente bisogno.

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