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Perché c’è chi chiede il boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi invernali

Anche in Svizzera c’è chi domanda il boicottaggio diplomatico dei Giochi invernali previsti a Pechino per febbraio 2022, in segno di protesta contro la presunta campagna di repressione portata avanti dalla Cina contro le popolazioni uigura e tibetana, oltre che per il giro di vite contro la democrazia inflitto agli attivisti e attiviste a Hong Kong.

Fabian Molina, membro della commissione della politica estera del Consiglio nazionale, ha chiesto al governo svizzero se era pronto a ritirare la propria delegazione ufficiale ai Giochi, in considerazione di quanto dichiarato da molti studiosi e studiose a proposito dei crimini contro l’umanità commessi ai danni della popolazione uigura nello Xinjiang. Vari parlamentari di Unione europea, Regno Unito e Canada, così come diversi membri del Congresso statunitense, si sono uniti alle organizzazioni per i diritti umani per chiedere ai capi di Stato di non presentarsi ai Giochi.

Christoph Wiedmer, la cui organizzazione bernese, la Società per i popoli minacciati, è a favore del boicottaggio, sostiene che, finché non ci sarà una protesta a livello internazionale, la Cina continuerà con la “repressione” delle minoranze.

Pur avendo espresso la propria preoccupazione per i diritti umani nella sua prima strategia sulla politica estera cinese, pubblicata agli inizi del 2021, la Svizzera non ha mai imposto sanzioni alla Cina per quanto accaduto nello Xinjiang, come invece hanno fatto Stati Uniti e UE.

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