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Muro contro muro

Per i sindacati, le condizioni di lavoro in profondità sono troppo dure Keystone Archive

Uno sciopero di 24 ore come "avvertimento". Poi le schiarite? Macché. Le opinioni del sindacato e dei responsabili del contestato cantiere di Ferden sulla linea del Lötschberg paiono inconciliabili.

Cantiere del tunnel di Ferden, accanto alla stazione FFS di Goppenstein, in Vallese. Da circa un anno, un paio di centinaia di persone scavano una galleria di 7 chilometri di lunghezza a 4 chilometri di profondità. Da qui passerà una delle future linee ferroviarie di base attraverso la Svizzera.

Le condizioni di lavoro nel cantiere sono duramente criticate da minatori e sindacati. Temperature all’interno del tunnel che raggiungono i 40 gradi centigradi, concentrazioni di polvere e di ammoniaca superiori al consentito. Secondo il Sindacato Edilizia e Industria (SEI) la salute degli operai è in pericolo.

Una situazione estrema abbastanza unica in Svizzera. Gli altri scavi sulle linee del Lötschberg e del Gottardo non causano, in effetti, problemi maggiori di questo tipo.

Lo sciopero

Il SEI, dopo un ultimatum all’azienda Arge Fender, realizzatrice del tunnel per conto di Alptransit Lötschberg, opta per un’azione di avvertimento. Sciopero di 24 ore. Da giovedì mattina alle 06.00, tutti gli operai del cantiere incrociano le braccia. Nelle ultime ore gli animi si sono pure scaldati.

“Chiediamo nuovi sistemi di ventilazione e di raffreddamento dei cunicoli. Se ne parla da tempo ma concretamente non abbiamo visto nessun miglioramento. Questa gente non può sopportare di lavorare ancora a queste condizioni”, dice a swissinfo Jeanny Morard, segretario sindacale del SEI.

Nessuno spiraglio

Michel Buro, responsabile di Arge Fender, ammette che la logistica del cantiere non sia delle migliori. Egli precisa tuttavia che “le condizioni di lavoro non sono peggiori di quelle di altri tunnel di una certa lunghezza scavati in profondità. Lo dico e lo confermo!”.

L’imprenditore sostiene di non capire cosa vogliano i sindacati. “Vada a chiederlo a loro. Il nostro cantiere è costantemente controllato e rispetta le norme della SUVA – l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni. Non vedo dunque dove sia il problema”.

Michel Buro sottolinea che se la salute dei lavoratori fosse veramente in pericolo, la SUVA avrebbe già bloccato il cantiere. “Sarebbe legale. Questo sciopero invece non lo è. Perciò è possibile che sporgeremo denuncia contro il sindacato”, rincara il responsabile di Arge Fender.

C’è controllo e controllo…

I risultati delle ultime misurazioni effettuate dalla SUVA nel tunnel di Fender rientrano nelle norme. Il SEI però li contesta. “Si tratta di controlli annunciati che permettono alla ditta di rallentare i lavori, o di arrestarli temporaneamente, prima dell’arrivo dei tecnici. Così che temperatura e concentrazioni di polveri calino artificialmente” rileva Jeanny Morard, secondo il quale le verifiche andrebbero invece effettuate in fasi di lavori a pieno regime.

Manfred Brünnler, portavoce della SUVA, precisa tuttavia che in ogni cantiere vengono effettuati due tipi di controlli: quelli con preavviso, necessari per verificare l’attuazione di misure richieste dalla stessa SUVA, e quelli a sorpresa. Il tutto ad intervalli praticamente giornalieri.

Altra precisazione. A differenza di quanto affermato da Michel Buro, “la SUVA può imporre la chiusura di un cantiere soltanto quando la salute dei dipendenti corre pericoli immediati. Negli altri casi possiamo soltanto esprimere delle raccomandazioni. Tocca poi alla ditta responsabile tradurre in pratica” dice a swissinfo Manfred Brünnler.

Differenziare

Ma allora, qual è effettivamente la situazione a Ferden? “Il giudizio è da differenziare. Alcuni punti del tunnel sono davvero problematici, tanto che siamo già intervenuti imponendo degli arresti temporanei dei lavori. In altre zone ci sono meno problemi.”

Il portavoce della SUVA, pur evitando commenti sullo sciopero, condivide con il SEI la preoccupazione per la salute degli operai. “Anche noi facciamo il possibile per garantirla. La speranza è che lo facciano anche gli stessi lavoratori evitando, è un caso isolato ma è un esempio calzante, di lasciare inutilmente acceso il motore dei camion all’interno del tunnel…”

Marzio Pescia

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