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Nel degrado più profondo di Madras

L'infermiera Gianna Bernasconi con uno dei ragazzi a cui presta aiuto. Gianna Bernasconi

Tra le molte iniziative benefiche sostenute in India, spicca per abnegazione e impegno l'attività eccezionale di una vera, piccola "Madre Teresa svizzera"

L’infermiera Gianna Bernasconi si è dedicata ai più poveri dei bassifondi di Madras.

Gianna vive in India ormai da una trentina d’anni, alternando a questo suo impegno di volontariato piccoli soggiorni in Svizzera, per promuovere la sua causa.

L’ultima opera in cui si è buttata anima è corpo è il “Karunài Illam”, ossia “Luogo d’amore”, un rifugio per donne abbandonate, malate, rifiutate dalla società, sorto nei pressi di una discarica alla periferia di Madras.

Un girone dantesco

Varcato il cancello di ingresso, ci si trova di fronte a un vero campionario di tutte le sofferenze umane, raccolto in un piccolo villaggio: tra le circa 250 ospiti del rifugio, ci sono disabili mentali, ragazze vittime di abusi sessuali, malate di aids, ex prostitute, anziane senza più nessuno al mondo, bimbi di pochi mesi le cui madri sono ormai moribonde.

Qui la maggior parte delle donne e ragazze (molte sono sui vent’anni) non viene a cercare un futuro, ma per trovare un luogo dignitoso dove morire.

In mezzo a tutte c’è lei, Gianna, sempre indaffaratissima, instancabile, solidissimo punto di riferimento quando molti di noi, in un contesto simile, in pochi mesi perderebbero forse anche il lume della ragione.

Un minimo di attenzione

Spiega che le persone che si incontrano qui sono tutte raccolte per le strade, magari sottratte alla morte sotto un’automobile, o per fame e stenti, visto che nessuno se ne occupa.

“La cosa più importante di cui hanno bisogno è affetto”, sottolinea. “Bisogna far capire loro che c’è qualcuno che si preoccupa della loro sorte, che si interessa a loro. Molte nel sistema delle caste indiano sono considerate delle ‘intoccabili’. Qui per lo meno trovano un tetto, un po’ di riso e la possibilità di essere medicate”.

Una specie di “joint-venture” indo-elvetica

Il terreno su cui sorge il centro è un dono dello Stato indiano, cibo e farmaci arrivano regolarmente da alcuni industriali locali che cominciano a prendere coscienza dei problemi sociali del loro paese.

Gli edifici, invece -che ospitano dormitori, una mensa, un’infermeria e una cucina- sono costruiti con fondi provenienti dal Ticino. A raccoglierli pensa il ramo ticinese dell’associazione “Amici di Padre Mantovani”, che attualmente si sta dando da fare per completare un nuovo refettorio e realizzare altri alloggi per le ospiti, sopraelevati in modo da essere al riparo dalle inondazioni dovute alle piogge monsoniche.

Un secondo progetto

I risultati si vedono proprio grazie a questa collaudata collaborazione: Gianna al fronte, e l’associazione che la sostiene dalle “retrovie”, reperendo i fondi indispensabili.

Oltre al Karunai Illam, l’infermiera ticinese può così occuparsi anche di un altro centro nei dintorni di Madras, il “Kutty Papas”, dove vengono raccolti e curati bambini spastici, mentalmente ritardati o sieropositivi che sono stati abbandonati sulla strada senza una famiglia e che qui hanno trovato una nuova casa.

Anche qui, è possibile unirsi alla cordata di solidarietà che fa capo a Gianna: un contributo può essere versato sul conto corrente postale 69 – 8587 – 5, intestato all’Associazione Amici di Padre Mantovani, con la menzione “Gianna Bernasconi”.

Alessandra Zumthor

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