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Nell’ONU, da un anno…

Tra le tante, ora, dinanzi al palazzo delle Nazioni di Ginevra, sventola pure la bandiera elvetica Keystone

10 settembre 2002. Un dettaglio per il mondo. Una data storica per la Svizzera. Che, proprio quel giorno diventava il 190esimo membro dell’ONU.

Cosa si è ottenuto? Cosa si è mossa da allora la Svizzera? Soddisfazione ufficiale. Ma anche qualche critica.

“Gli svizzeri sono finalmente qui. Li abbiamo attesi per tanto tempo”. Lo dichiarava un anno fa con inabituale enfasi un felice Kofi Annan, il segretario generale dell’ONU.

La bandiera elvetica veniva issata di fronte al Palazzo di vetro di New York. Lo scorso 10 settembre la Svizzera diveniva infatti il più giovane membro delle Nazioni Unite. Ma anche l’unico ad aver legittimato tale passo tramite una votazione popolare.

Si metteva così fine ad una situazione quasi paradossale, che vedeva la Confederazione attiva (anche finanziariamente) nella maggior parte delle agenzie dell’ONU, ma privata dell’opportunità di co-decidere con gli altri membri.

Neutralità intatta

Dopo decenni al margine, la Svizzera scendeva quindi nell’arena. Con l’intenzione di giocare un ruolo più attivo nella comunità internazionale, pur mantenendo e ribadendo la propria neutralità.

Un concetto che era stato lungamente dibattuto nella campagna pro o contro l’adesione. Secondo gli oppositori, proprio in nome della neutralità, la Svizzera non avrebbe dovuto immischiarsi in questioni che non la riguardavano direttamente, come ad esempio conflitti all’estero.

L’analista politico britannico Clive Church, specialista di politica europea, ritiene tuttavia che nell’ONU la Confederazione sia riuscita a preservare le sue prerogative, difendendo gli ideali classici della sua politica estera: pace, solidarietà e democrazia.

Successi ed insuccessi

“Non abbiamo avuto difficoltà ad integrarci e siamo riusciti a far sentire le nostre posizioni. Ora siamo spesso in prima fila”, dichiara Jenö Staehelin, ambasciatore svizzero presso l’ONU a New York.

Nell’ambito dei preparativi della guerra in Iraq, la Svizzera si è rapidamente trovata in disaccordo con gli Stati Uniti. “Consideriamo un atto di guerra l’uso della forza senza l’appoggio dell’ONU. E condanniamo le azioni bellicose”, sosteneva la ministra degli esteri Micheline Calmy Rey nel marzo scorso.

Secondo Staehelin, l’opinione elvetica è stata apprezzata e spesso pure richiesta. In alcuni casi si è pure imposta.

Ad esempio nei negoziati sulla convenzione contro la tortura, quando la piccola Svizzera, con il supporto del Costa Rica, è riuscita a convincere l’Assemblea generale ad introdurre un protocollo aggiuntivo che non piaceva agli Stati Uniti.

Lo stesso Jenö Staehelin è stato nominato presidente del comitato dell’Unicef. Non sono tuttavia mancate le delusioni. Come la fallita nomina di Barbara Ott quale giudice presso la Corte penale internazionale.

Più coraggio?

Stando all’opinione dei paesi confinanti, la Svizzera si è comunque mossa piuttosto bene nel suo primo anno nell’ONU. “I delegati elvetici si stanno distinguendo con una politica seria e pragmatica”, sostiene Wolfgang Trautwein, vice-ambasciatore tedesco all’ONU.

Di tenore analogo le opinioni dei diplomatici francesi, austriaci ed italiani. Secondo Christian Wenaweser, rappresentante del Liechtenstein presso le Nazioni Unite, la Svizzera potrebbe comunque giocare un ruolo più importante, più coraggioso. “Ma è normale che ciò non avvenga già nel primo anno”, ha aggiunto.

Azione troppo dispersiva?

Tra poche settimane, il prossimo 23 settembre, si apriranno i dibattiti della 58esima sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. La seconda alla quale parteciperà pure la Svizzera.

Le priorità elvetiche rimarranno quelle di sempre: la promozione del diritto internazionale ed umanitario ed il multilateralismo. C’è tuttavia chi, come il quotidiano zurighese Tages Anzeiger, critica l’approccio ONU svizzero, accusandolo di essere troppo dispersivo e insufficientemente focalizzato su pochi, chiari obiettivi.

A differenza di quello che, ad esempio, fa un paese come la Norvegia. Altrettanto piccolo della Svizzera, altrettanto neutrale, ma ben più attivo ed efficace nel grande scacchiere internazionale.

C’è poi chi accusa il Consiglio federale di un “ridicolo e caotico attivismo” in politica estera. E, come il consigliere nazionale UDC Hans Fehr, ha già deposto una mozione parlamentare per fare in modo che il paese torni nel suo isolamento ed abbandoni al più presto le Nazioni Unite.

swissinfo, Marzio Pescia

Il 10 settembre 2002 la Svizzera ha aderito ufficialmente all’ONU, divenendo il 190esimo Stato membro;
Oggi fa parte dei 14 principali finanziatori dell’organizzazione multilaterale;
Dei circa 200’000 impiegati dell’ONU a livello mondiale, solo 350 sono di nazionalità elvetica.

1945: fondazione delle Nazioni Unite a San Francisco;

1986: il 75% degli svizzeri respinge la proposta d’aderire all’ONU;

1998: lanciata una nuova iniziativa per l’adesione;

2002: 3 marzo, il giorno del sì all’ONU. Il 54.6% degli svizzeri si dichiara a favore dell’adesione;

2002: 10 settembre: la Svizzera diventa il 190esimo Stato membro delle Nazioni Unite.

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