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Nella giungla delle città

"Void", l'opera di Melanie Gugelmann, in mostra al Kunsthaus di Zurigo.

È ispirata al tema dei paesaggi urbani la mostra organizzata dal Kunsthaus di Zurigo intorno all'opera "Void", dell'artista svizzera Melanie Gugelmann.

Selezionato nella rassegna del Kunsthaus “Scegli un quadro”, questo coloratissimo disegno è presentato insieme ad opere futuriste e a lavori di artisti contemporanei.

Nella primavera scorsa, la società e i soci della Zürcher Kunstgesellschaft (Società zurighese d’Arte) sono stati invitati a selezionare un’opera, tra le cinque di sole donne proposte dai responsabili della collezione di arti grafiche del museo, per l’annuale esposizione della rassegna “Scegli un quadro!”.

Tra queste figurava “Void”, un disegno di grande formato realizzato nel 2004 dalla giovane artista bernese Melanie Gugelmann (1970) e comprato dal Kunsthaus nello stesso anno.

“Quest’opera dai colori intensi, grande e molto colorata, ha colpito la maggior parte della gente che l’ha quindi scelta per l’esposizione”, spiega la curatrice Nadine Franci.

Una città tra realtà e finzione

“Void” è un coloratissimo groviglio di vie, spazi, edifici, che si colgono attraverso i frammenti di strutture architettoniche in parte riconoscibili, in parte ridotte alle loro caratteristiche formali.

In quest’opera, che s’ispira all’energia vibrante della grande città, il movimento incessante è rappresentato accatastando una sull’altra le strutture architettoniche o adottando la tecnica della dissolvenza cinematografica.

Melanie Gugelmann non è interessata all’analisi formale degli edifici. Questi le servono solo per ricostruire le strutture dei paesaggi urbani. L’intrecciarsi di linee spezzate sulle quali l’artista tesse elementi decorativi creano universi frammentati che cambiano con lo spostamento dello sguardo.

Dietro la spettacolarità di questo paesaggio urbano, reso ancor più vivo dai colori accesi, si nasconde però l’aspetto inquietante di un luogo senza storia, dove regnano l’anonimato e il vuoto. “E ‘vuoto’ – come ci ricorda la curatrice -, è anche il significato di “Void”, il titolo dell’opera.

Melanie Gugelmann e i futuristi

“In Melanie Gugelmann gioca un ruolo molto importante il tema velocità – spiega Nadine Franci -, così come la tecnica, la modernità, il modo in cui gli edifici sono costruiti e queste caratteristiche hanno permesso di accostare la sua opera a quella dei futuristi, che si sono anche confrontati con la tecnica e la velocità”.

Di Giacomo Balla (1871-1958) ad esempio, è esposta un’interessante tela del 1913 che rappresenta la corsa notturna di un’automobile – non direttamente rappresentata -, nella quale l’artista, nel tentativo di trasferire la forza e il rumore del veicolo nel dipinto, spinge il suo linguaggio ai confini dell’astrazione.

“Ciò che ho trovato interessante in “Velocità d’automobile+luce+rumori” – sottolinea Nadine Franci – è la maniera in cui Balla ha riprodotto il movimento e il modo in cui questa sua rappresentazione si differenzia da quella che invece troviamo nel lavoro di Melanie Gugelmann”.

“I futuristi erano molto aperti verso la tecnica, verso il nuovo, e volevano riflettere il positivo anche nei loro quadri. La critica che si percepisce molto lievemente in Melanie Gugelmann, nei futuristi non è presente. Nei loro quadri intendevano visualizzare piuttosto le innovazioni, le nuove conquiste dell’industrializzazione dell’inizio del 20° secolo”.

Grande spazio ai giovani

Accanto all’opera storica “Carceri d’invenzione” di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) o alla serie di Ludwig Meidner (1884-1966) dedicata alle strade di Berlino, la mostra dà ampio spazio anche a molti disegni e lavori grafici di giovani artisti.

Un’opera particolarmente interessante è quella di Philip Loersch, un artista tedesco (1980) che si confronta soprattutto con il disegno. “Ciò che è speciale in Loersch è che forza il medium con cui lavora”, sottolinea Nadine Franci. “Nel senso che disegna ma poi ritaglia il disegno che appende nello spazio, in modo da creare anche una terza dimensione”.

Un altro lavoro realizzato proprio per l’esposizione è un’installazione a parete di Ingo Giezendanner (1975) che mostra scorci di città di tutto il mondo. Lavorando come a una sorta di collage, l’artista ha inserito su un grande disegno in bianco e nero, disegni più piccoli alternandoli a brevi filmati di animazione realizzati con gli stessi disegni.

Una rete di estremità urbane

Oltre ad opere che, grazie alla somiglianza del medium, possono essere confrontate facilmente con il lavoro della Gugelmann, “nella giungla delle città” riunisce lavori di altri artisti che si sono misurati con il tema del paesaggio urbano anche con linguaggi diversi.

Uno di loro è Luigi Russolo (1871-1958), anch’egli futurista, di cui la mostra presenta un documento sonoro intitolato “Risveglio di una città” (1913), nel quale l’artista, usando strumenti che ha costruito egli stesso, riproduce i rumori della città.

Di grande interesse, inoltre è il documentario sperimentale di Walter Ruttman (1887-1941) che, in oltre un’ora di filmato, mostra la Berlino degli anni ’30, dal suo lento risveglio, all’attività lavorativa diurna, fino al momento del riposo serale.

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

“Nella giungla delle città”, la mostra con cui si conclude la rassegna “Scegli un quadro!” di quest’anno, resterà aperta al Kunsthaus di Zurigo fino al 17 febbraio 2008.

Arrivata alla sua settima edizione, la rassegna ha presentato nel corso degli anni le seguenti esposizioni:
2006, Da Vallotton a Hubbard/Birchler
2005, Pop Art
2004, Da Kandinsky a Fontana
2003, Canaletto: Vedute e Cerimonie
2002, Zürcher Nelkenmeister
2001, Max Beckmann

Iniziata nel 2001 dall’attuale direttore Christoph Becker, la rassegna annuale “Scegli un quadro” è stata ideata per far conoscere meglio al pubblico la collezione del Kunsthaus e per proporre nuovi artisti.

La mostra che conclude ogni edizione permette di presentare meglio e in un contesto adeguato opere che non sono ancora state presentate o che da molto tempo non sono più esposte.

Nell’attuale esposizione, ad esempio si può ammirare “La ville bleu et jaune” dell’artista portoghese Maria Helena Vieira da Silva, che non si vede nell’attuale collezione o il lavoro del grafico scozzese Graeme Todd: comprate l’anno scorso e rimaste chiuse nel deposito, finalmente anche le sue opere possono essere presentate nel giusto contesto.

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