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Nestlé esclusa da Eurochocolate?

Nestlé-Italia è sotto la luce dei riflettori, non solo per i suoi presunti programmi di ristrutturazione a Perugia.

La multinazionale non è infatti presente a Eurochocolate, una manifestazione, che ogni anno, a inizio marzo, si svolge durante una settimana, sul terrazzo del Pincio a Roma. Un’assenza che qualcuno interpreta come un’ esclusione.

Alessandro Magnoni, delle relazioni esterne di Nestlé-Italia, così si spiega a swissinfo. “La prossima edizione romana di Eurochocolate non rientrava e non rientra nei piani di marketing dell’azienda. Non era stato firmato nessun accordo con gli organizzatori della manifestazione”.

Esclusione per il latte in polvere?

Eurochocolate è una grande mostra-mercato dei produttori di cioccolato, correlata anche da padiglioni didattici, storici ed economici, dove sono presenti anche le associazioni che promuovono un consumo responsabile e sostenibile della cioccolata.

Sarebbero invece state proprio queste associazioni a fare pressione perché la multinazionale elvetica venisse esclusa dalla manifestazione.

“La nostra organizzazione continua a denunciare la sistematica violazione delle multinazionali alimentari compreso, la Nestlé, del codice Oms (Organizzazione mondiale della sanità) per ciò che riguarda la promozione del consumo di latte in polvere, sopratutto nei paesi in via di sviluppo, dice a swissinfo Paola Negri della ICMC (coalizione italiana per il monitoraggio del codice etico dell’Oms).

La rinuncia del latte materno può avere conseguenze tragiche. L’Oms stima ad esempio che 1 milione e mezzo di bambini che ogni anno muoiano nel Terzo mondo, potrebbero sopravvivere se venissero nutriti al seno materno.

Nestlé: “Noi rispettiamo il codice Oms”

Ma Magnoni si difende: “Il codice Oms è stato da anni totalmente recepito da Nestlé a livello internazionale. Il suo rispetto è certificato da una importante società esterna, quindi indipendente, di auditing quale la KPMG. I risultati e gli eventuali interventi suggeriti sono presentati regolarmente al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale di Nestlé”.

“Le accuse di inosservanza di tale Codice mosse prevalentemente da associazioni che si sono poste il preciso obiettivo di boicottare l’operato della nostra Società, dopo riletture più attente sono quasi sempre risultate inconsistenti o infondate, hanno avuto più l’effetto di rinfocolare pregiudizi che di contribuire alla soluzione pratica dei problemi”.

L’intervento del comune

Sta di fatto che sul caso è intervenuto anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni, (centro- sinistra), proprio per le denunce che in particolare Unicef rivolge alla Nestlé per le sue attività nei paesi del terzo mondo.

“Il comune è co-promotore della manifestazione” dice a swissinfo Alessandro Messina dell’ assessorato al lavoro del comune. “Il sindaco Veltroni ha invitato gli organizzatori a fare una riflessione, per tenere conto della varie denunce e prese di posizione sull’ attività delle industrie che operano nel settore del cacao e dell’ alimentazione”.

Riflessione che sembra aver convinto gli organizzatori a non coinvolgere Nestlé. Ma colpire, come si starebbe facendo, la multinazionale elvetica, rischia di essere un atto unilateriale. Sotto accusa a questo punto, dovrebbero essere messe tutte le aziende occidentali che nei paesi del terzo mondo hanno politiche commerciali discutibili.

“In questo caso l’attenzione è rivolta alla Nestlé, ci dice ancora Alessandro Messina del comune di Roma. “Ma se altri casi si dovessero presentare, siamo pronti a intervenire. Il sindaco Veltroni, ha peraltro deciso di istituire una commissione che dovrà verificare in futuro, l’eticità degli sponsor per tutte le manifestazione del comune”.

“Inoltre, l’amministrazione comunale si è associata alle banche etiche, dopo aver scoperto che molti istituti bancari italiani di riferimento sono coinvolti nel finanziamento della produzione di armi”.

Tuttavia la Nestlé rischia di diventare capro espiatorio di un problema che andrebbe forse affrontato nella sua globalità, coinvolgendo aziende, organizzazioni umanitarie ma sopratutto i governi occidentali, che firmano gli impegni internazionali, ma poi non sono in grado o non vogliono farli rispettare con leggi nazionali adeguate.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

Nel 1983, dopo anni di trattative e discussioni l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è riuscita a far firmare a un certo numero di multinazionali di alimenti per l’infanzia, tra le quali la Nestlé, un codice etico in 11 punti che mira a non promuovere i sostituti del latte materno, obbligando inoltre i fabbricanti a riprodurre sulle confezioni i rischi connessi al prodotto, (per es. diluizione della polvere in acqua non potabile) evitando inoltre la pubblicità che idealizzi il consumo del latte in polvere.

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