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Democrazia in rete, opportunità e rischi

I nuovi strumenti tecnologici offrono enormi possibilità di attuare interi processi politici partecipati. Ma nella rete si celano anche insidie: il rischio di manipolazioni è elevato. È dunque indispensabile garantire la massima trasparenza e utilizzare piattaforme open source.

È in sintesi il messaggio uscito dalla conferenza “Democrazia in rete e nuove forme di partecipazione civica”, che il 18 aprile ha riunito a Roma numerosi esperti europei.

Portatrice di speranze per i fautori della democrazia diretta e partecipata, con tanti esempi concreti di successi riscontrati negli ultimi anni in vari paesi europei, la maratona di dibattiti è però iniziata con note di afflizione.

Sullo sfondo dell’apertura c’era infatti l’invalidazione del referendum sulle trivelle, tenutosi la vigilia in Italia, per il quale non è stato raggiunto il quorum di partecipazione del 50% più uno. Benché i sì abbiano trionfato con più dell’85%, la volontà della stragrande maggioranza dei votanti è stata così annullata dagli astenuti.

Cittadini sfiduciati perché raggirati

Una situazione stigmatizzata da vari oratori, che vi vedono una distorsione della democrazia, come pure un segno tangibile della sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Biasimo espresso a cominciare da Luigi Di Maio, vice-presidente della Camera dei deputati, nella cui sede si svolgeva la conferenza.

Dando il benvenuto alla ventina di oratori e ai circa 120 partecipanti del pubblico, l’esponente del Movimento 5 Stelle (M5SCollegamento esterno) ha sottolineato che con il quorum “chi sta a casa è più importante di chi va a votare” e che soltanto quando lo si abolirà “finalmente ai cittadini attivi si darà il giusto valore”. A discolpa degli elettori che disertano le urne, il vice-presidente della Camera dei deputati ha affermato che i cittadini sono sfiduciati, perché le loro decisioni sono aggirate o ignorate. In altre parole, “i cittadini sono presi in giro”.

Web sinonimo di partecipazione democratica

D’altra parte, questa situazione rappresenta però anche un incentivo a moltiplicare gli sforzi dei paladini dei processi partecipativi per “rivitalizzare” la democrazia. Un ravvivamento che, secondo gran parte dei politici e degli esperti di internet presenti, passa dalle nuove tecnologie.

“La rete è il terreno dove coltivare e sviluppare la democrazia. Abbiamo bisogno che i cittadini ricomincino a partecipare e a decidere”, ha detto il deputato del M5S Sergio Battelli. A suo parere, il web è lo strumento ideale per costruire un futuro in cui la democrazia diretta si affianca alla democrazia rappresentativa. “Gli strumenti tecnologici ci sono. Ci vuole solo la volontà politica di metterli al servizio dei cittadini, per attuare una democrazia partecipata”, ha affermato Sergio Battelli.

Nuove tecnologie, ma non ciecamente

E gli esempi concreti di funzionamento delle nuove forme di democrazia partecipata, con le sue piattaforme in rete, non sono certo mancati. La conferenza di Roma, organizzata dal progetto europeo Tecnologie di partecipazione cittadina decentralizzate (D-CENTCollegamento esterno) e dal M5S, è infatti stata un momento privilegiato di scambi di conoscenze e di esperienze tra esponenti di movimenti politici di nuove generazioni affermatisi in vari paesi europei, di attivisti di social network e studiosi di nuove tecnologie.

Non sono però mancati nemmeno gli interventi critici di alcuni saggisti e analisti che mettono in guardia contro l’illusione di processi decisionali dal basso all’alto in rete, in cui i cittadini decidono autonomamente, mentre in realtà dietro gli strumenti che utilizzano ci sono i colossi che li controllano e li manovrano.

Un’economia che non rima con democrazia

“Credo che dobbiamo capire che quando parliamo di democrazia diretta non c’è in gioco solo il conflitto tra cittadini e istituzioni, ma anche quello molto più importante tra cittadini e aziende”, ha puntualizzato il noto politologo e saggista bielorusso Evgeny Morozov, autore tra l’altro del bestseller “L’ingenuità della Rete”.

L’antagonismo tra gli interessi dei cittadini e quelli dei giganti dell’informatica e delle comunicazioni è molto più sofisticato e subdolo, dunque più pernicioso, hanno rilevato vari oratori.

Con le crescenti concentrazioni dei media, “sentiremo sempre le stesse voci, invece di una pluralità di voci, voci di potere invece di voci democratiche”, gli ha fatto eco Renata Avila, che guida la campagna “Web We Want”, sotto l’egida sotto l’egida della World Wide Web Foundation. Inoltre chi fornisce la connettività al cellulare, al computer è anche chi dà l’informazione, ha aggiunto l’avvocata.

Open source e trasparenza totale

“Se noi non riusciamo a sviluppare un progetto per riappropriarci delle risorse, dei dati, non ci sarà una democratizzazione”, ha pronosticato Evgeny Morozov. Secondo Renata Avila, “la sfida è creare delle salvaguardie non solo per internet, ma anche per la democrazia stessa, perché c’è un processo di concentrazione in cui dei governi autocratici potrebbero esercitare dei controlli su di noi, ancora più pericolosi del passato”.

Per tutelarsi da tali rischi, vari conferenzieri hanno sollecitato la diffusione di piattaforme open source, completamente trasparenti, che al contempo garantiscono la privacy. E per fugare i dubbi di chi non fosse convinto del buon funzionamento di simili piattaforme, alla conferenza ne sono state presentate diverse.

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