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No al transito di animali sul suolo svizzero

I traporti di animali attraverso l'Europa raggiungono in alcuni casi anche 2'500 chilometri Keystone

La Protezione svizzera degli animali è partita all'attacco contro l'eventualità di una soppressione del divieto di trasportare animali attraverso la Svizzera.

L’associazione è pronta a lanciare un’iniziativa popolare, qualora le autorità cedessero alle pressioni dell’Unione europea.

Il divieto di trasportare animali attraverso la Svizzera non si tocca. Lo esige la Protezione svizzera degli animali (PSA), che in una conferenza stampa a Berna ha preso posizione giovedì contro una modifica delle basi legali.

Se il trasporto di animali attraverso la Svizzera dovesse essere permesso, la Confederazione diventerebbe complice dei maltrattamenti che le bestie patiscono durante i trasferimenti, hanno dichiarato i rappresentanti dell’associazione.

Circa 30 milioni di bovini, maiali e pecore sono trasportati ogni anno attraverso l’Europa. I viaggi possono raggiungere anche distanze di 2500 chilometri e una durata di 90 ore, con gli animali ammucchiati in camion enormi, ha ricordato il direttore della PSA Hans-Ulrich Huber.

Non esiste inoltre alcuna limitazione riguardo la durata dei trasporti a livello europeo: il regolamento prevede unicamente una fermata per rifornimenti dopo 24 ore di viaggio.

Ragioni etiche e sanitarie

Finora – sottolinea la PSA – la Svizzera è fortunatamente riuscita a tenersi al di fuori da questa situazione, grazie all’interdizione generale di transito. Attualmente, sono infatti vietati i trasporti stradali di bovini, ovini, capre e maiali che attraversano il suolo elvetico. I trasportatori europei sono dunque costretti ad aggirare il territorio svizzero.

La Confederazione ha giustificato negli ultimi anni questa proibizione nei confronti dell’Unione europea, adducendo rischi di epizoozie, anche se alla base vi erano pure considerazioni di ordine etico.

Ora però la Svizzera e i Venticinque hanno adottato gli stessi standard di igiene e sanità, firmando tra l’altro un trattato di equivalenza. Le autorità elvetiche non possono quindi più utilizzare l’argomento della sicurezza contro le minacce di epidemie.

A detta della PSA, il divieto rischia quindi di scomparire: è stato infatti stralciato nel nuovo progetto di revisione dell’Ordinanza concernente l’importazione, il transito e l’esportazione di animali e prodotti animali. L’associazione teme in quest’ambito che le autorità elvetiche stiano cedendo alle pressioni esercitate da anni dai paesi dell’Unione europea.

Sostegno popolare

La soppressione del divieto di trasporto sul territorio elvetico aumenterebbe considerevolmente il rischio di contagio e di diffusione di malattie per il bestiame in Svizzera, ritiene Hans-Ulrich Huber. A suo avviso, “i tempi di trasporto si accorcerebbero invece in maniera irrilevante e ciò non sarebbe di alcun aiuto agli animali”.

I timori della PSA coincidono su questo punto con quelli degli ambienti contadini. “Non intendiamo assumerci questo rischio”, ha affermato alla stampa il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro Josef Kunz, vicepresidente del Centro contadino svizzero (Bäuerliches Zentrum Schweiz, BZS).

La PSA invita quindi il governo a mantenere il divieto di transito anche nella nuova versione dell’Ordinanza. Qualora il Consiglio federale non dovesse seguire le richieste degli animalisti, “siamo pronti a ricorrere alle maniere forti”, ovvero a lanciare un’iniziativa popolare, ha affermato il presidente della PSA Heinz Lienhard.

L’associazione è sicura del sostegno popolare: da un sondaggio condotto all’inizio di agosto, interpellando 1000 persone nella Svizzera tedesca e francese, è emerso che i tre quarti degli intervistati sono contrari allo stralcio del divieto.

Reazione di Wyss

Mercoledì, il direttore dell’Ufficio federale di veterinaria (UFV) Hans Wyss aveva assicurato che non è sua intenzione abolire tale interdizione. La Confederazione non può tuttavia rifiutare l’apertura di negoziati su questo punto con l’Unione europea, poiché non può più far valere i rischi di epizoozia, che hanno giustificato sin qui la proibizione.

La protezione degli animali – ha spiegato Wyss – non fa parte degli accordi bilaterali. Negoziati al riguardo con rappresentanti europei sono previsti nelle prossime settimane.

L’UFV desidera mantenere il divieto di transito, ma è per il momento ancora troppo presto per definire il margine di manovra a disposizione di Berna, ha concluso il direttore dell’ufficio federale.

swissinfo e agenzie

Fondata nel 1861, la Protezione svizzera degli animali (PSA) è oggigiorno rappresentata in tutta la Svizzera, tramite le sue sezioni cantonali.

La PSA è attiva anche a livello internazionale nell’ambito della Società mondiale per la protezione degli animali e di EuroGroup.

L’organizzzazione non riceve sostegni da parte dei poteri pubblici ed è finanziata unicamente tramite le donazioni dei suoi simpatizzanti.

Circa 30 milioni di bovini, maiali e pecore sono trasportati ogni anno attraverso l’Europa.
Secondo un sondaggio realizzato dalla Protezione svizzera degli animali i tre quarti degli svizzeri sono contrari ad un’abolizione del divieto di transito sul suolo elvetico.
L’80% delle 1000 persone interrogate nella Svizzera tedesca e francese ritengono inoltre che i lunghi trasporti di animali in Europa costituiscono dei maltrattamenti.
In Svizzera i maltrattamenti di animali possono essere sanzionati con multe fino ad un importo di 40’000 franchi e, in casi gravi, anche con pene detentive.

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