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Non si finisce mai d’imparare

Alcuni dei corsi proposti dall'Unitre si tengono alla Casa d'Italia di Lucerna. Unitre, Lucerna

Lucerna: compie un anno la prima università popolare italiana «extranazionale» aperta in Europa. Un successo fatto di volontariato e sete di sapere.

L’Unitre (Università della Terza e delle Tre età) è uno degli ultimi e importanti contributi dell’immigrazione italiana alla Svizzera: dopo gli operai, i diffusori di cultura.

I numeri di una delle ultime nate tra le istituzioni italiane in Svizzera, l’Unitre di Lucerna, sono sorprendenti: più di 200 iscritti e corsi in 18 discipline – dall’astronomia alla teologia passando per l’italiano e il tedesco. Le classi sono piene e molte richieste d’iscrizione hanno dovuto essere respinte. Un bel successo per un’Università Popolare il cui atto di fondazione risale al 19 marzo 2005 e che ha dato il via in autunno al suo primo Anno Accademico.

«Ha riscontrato successo soprattutto perché dà la possibilità di accrescere il proprio livello culturale e di sviluppare la propria personalità», spiega Michelangelo Penticorbo, fondatore e primo presidente dell’Unitre di Lucerna. «Questo finora è mancato all’immigrazione italiana in Svizzera. I nostri studenti sono assetati di cultura: per noi che lavoriamo con loro è entusiasmante».

Una prima europea

«L’iniziativa è partita da una signora anziana», racconta Penticorbo. «Le sue amiche in Italia frequentavano dei corsi all’Università della terza età e al ritorno dalle vacanze si è chiesta se non fosse possibile organizzare qualcosa di simile a Lucerna».

Detto, fatto. L’idea di un’università popolare italiana nel cuore della Svizzera è piaciuta e il progetto è stato elaborato in breve tempo sul modello Unitre. Nata come Università della Terza Età a Torino, l’Unitre si è aperta al dialogo tra generazioni. In Italia sono 280 gli istituti federati a Unitre. Fuori dei confini della Penisola, c’è una sede a Buenos Aires e – prima europea – una a Lucerna.

«Stiamo già guardando avanti», afferma Penticorbo. «Da Basilea è arrivata la richiesta di elaborare un progetto sul modello dell’Unitre a Lucerna».

Per amore del sapere

A Lucerna, gli iscritti hanno tra i 18 e gli 83 anni. Hanno pagato 60 franchi d’iscrizione e possono frequentare tutti i corsi che vogliono. Solo per il corso d’informatica è richiesto un contributo supplementare. Donne e uomini, italiani e no: tutti sono i benvenuti. Certo, gli iscritti svizzerotedeschi non sono molti, ma ci sono e anche questo è un segno di scambio culturale riuscito.

Piertommaso Carini è uno degli allievi dell’Unitre e con la sua storia personale, fatta di un’infanzia in Eritrea, di studi universitari a Johannesburg e di una carriera d’ingegnere che l’ha portato prima negli Usa e poi nel canton Zurigo, rispecchia bena l’aspirazione universale dell’istituzione lucernese.

«Fino a quando sono stato attivo professionalmente non ho mai frequentato la comunità italiana. Da qualche anno sono in pensione e quando ho letto su un giornale dell’apertura dell’Unitre mi sono iscritto: per curiosità e per desiderio di sapere. Imparare, pascere l’anima e l’intelletto, mi sembra una cosa fondamentale».

Carini, non abitando a Lucerna, frequenta due corsi programmati lo stesso giorno: astronomia e teologia (dialogo interreligioso con l’islam). «Mi trovo molto bene, gli insegnanti sono bravi e preparati», racconta Carini, anche se, aggiunge, non è sempre facile confrontarsi ed accettare il diverso livello culturale delle persone che frequentano i corsi.

La forza del volontariato

I costi d’iscrizione sono bassi, perché i docenti lavorano come volontari. Buona parte di loro ha una formazione accademica alle spalle. Nonostante l’assenza di retribuzione, non è stato particolarmente difficile trovare le persone disposte ad insegnare. Attualmente sono 17, ma per il prossimo anno si sono annunciati altri volontari. «E ci rallegriamo di tutti coloro che vorranno entrare in contatto con noi», aggiunge Penticorbo.

«Il docente che sceglie di lavorare all’Unitre, lo fa con uno spirito di volontariato. Insegnare diventa un hobby, la realizzazione di un sogno. Io ho cominciato da bambino ad interessarmi di astronomia, l’ho studiata all’università, ma non l’ho mai esercitata professionalmente. L’Unitre mi ha dato la possibilità di risvegliare il mio sogno, di curarlo e di metterlo a disposizione degli altri».

Reazione svizzera

All’iniziativa italiana, le autorità e le altre Università Popolari della regione hanno reagito positivamente. Queste ultime non si sentono in concorrenza, anzi, hanno invitato il presidente di Unitre a parlare del progetto.

«All’assemblea generale delle Università Popolari del canton Lucerna, i presidenti ci hanno accolti a braccia aperte e ci hanno chiesto di entrare a far parte della loro associazione», racconta Penticorbo. «Si sono resi conto che gli italiani non offrono solo forza lavoro. Sono cresciuti e adesso offrono qualcosa per contraccambiare l’ospitalità ricevuta».

Spinta dall’idea del dialogo culturale e sociale tra i popoli, in futuro l’Unitre dovrà dimostrare di saper tenere il passo coi tempi. Oggi la maggior parte degli studenti è sulla cinquantina, ha ancora un rapporto stretto con l’Italia e spesso si sente più a suo agio con la lingua italiana che non con il tedesco. Per ora è difficile dire come si comporteranno le nuove generazioni.

swissinfo, Doris Lucini

1973: sull’onda delle rivendicazioni sessantottine viene fondata a Tolosa la prima Università della terza età.
1975: l’idea di Università della terza età comincia a diffondersi; aprono la prima sede svizzera, a Ginevra, e italiana, a Torino.
2005: apre l’Università della Terza e delle Tre età di Lucerna, affiliata alla federazione italiana Unitre (251 sedi).

Ci sono due modelli di Università della terza età: quello francese, di stampo propriamente accademico, e quello anglosassone, basato sull’autoaiuto, dove i fruitori dei corsi sono anche i “docenti” di altri corsi.

In Svizzera, le Università della terza età sono associate ad un ateneo. Per accedere ai corsi –tenuti da professori universitari – non è necessario un titolo di studio, ma in genere bisogna aver superato i 60 anni.

Le Unitre italiane si sono aperte al dialogo tra generazioni (le “tre” età), assumendo un carattere di università popolare più che di università della terza età.

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