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Norme un po’ più severe per conservare l’arma di servizio

Nel 2005 il 95% dei militi dotati di una pistola hanno deciso di conservare la loro arma al termine degli obblighi di servizio Keystone

Il governo svizzero vuole continuare "a dar fiducia ai soldati": chi vorrà conservare l'arma d'ordinanza dopo il servizio militare dovrà solo provare il suo interesse per il tiro.

Gli ex militari dovranno inoltre confermare per iscritto che non vi sono motivi di impedimento per conservare l’arma. Il governo rinuncia così a richiedere un estratto del casellario giudiziale.

Anche in futuro le armi di servizio potranno essere custodite a casa loro dai militi che lo desiderano. Nel 2005 il 29% dei soldati hanno deciso di conservare il fucile d’assalto al termine degli obblighi militari. Tra i detentori di una pistola questa quota è stata addirittura del 95%.

In un’ordinanza di legge, pubblicata mercoledì, il Consiglio federale ha tuttavia fissato due condizioni per la cessione in proprietà dell’arma personale agli ex membri dell’esercito di milizia svizzero.

I militari dovranno innanzitutto confermare per iscritto che non sussistono motivi d’impedimento per mantenere il possesso dell’arma personale, in particolare che il loro nome non figura nel casellario giudiziale. Le loro dichiarazioni potranno essere successivamente verificate.

Fiducia ai militi

Seguendo la metà dei cantoni consultati all’inizio dell’anno, il governo ha preferito questa soluzione alla presentazione obbligatoria di un estratto del casellario giudiziale o di un permesso d’acquisto d’armi.

Per il governo si tratta di “dar fiducia ai militi”. Berna ricorda che, al momento della consegna dell’arma alla scuola reclute, non si procede ad alcuna indagine preliminare.

Il Consiglio federale rileva inoltre che il permesso di conservare l’arma viene accordato a soldati che non danno adito a problemi durante tutto il periodo del servizio militare. Questa soluzione ha inoltre il vantaggio di rispecchiare la pratica in uso nella maggior parte dei cantoni e di essere poco costosa.

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Interesse per il tiro

L’altra modifica entrerà in vigore solo nel 2010 per permettere ai militari di adeguarsi alla nuova regolamentazione concernente le attestazioni di tiro.

Secondo il diritto vigente, per ottenere in proprietà l’arma personale, i militi devono provare il proprio interesse per il tiro. In questo senso, negli ultimi tre anni prima del proscioglimento dagli obblighi, essi devono aver effettuato almeno due esercizi federali a 300 metri.

Orbene, con Esercito XXI questa condizione è adempiuta automaticamente da un gran numero di militari già soltanto per il fatto di avere assolto ogni anno il programma obbligatorio a 300 metri.

In futuro sarà quindi chiesto loro di dimostrare di avere assolto, nei tre anni prima del proscioglimento, due volte il programma obbligatorio a 300 metri e due volte il tiro in campagna a 300 metri.

Socialisti delusi

Mentre le altre maggiori forze politiche hanno accolto positivamente la decisione del governo, il Partito socialista ha manifestato la sua delusione per la scelta adottata.

Secondo i socialisti, il Consiglio federale non ha tenuto sufficientemente conto delle richieste avanzate da diversi cantoni, che si erano espressi in favore dell’introduzione di un permesso obbligatorio per tutti coloro che desiderano conservare l’arma di servizio.

Negli ultimi tempi diverse voci si sono levate per chiedere un divieto totale, esteso anche ai militi in servizio, della custodia delle armi d’ordinanza a casa.

Alcun mesi fa, in seguito ad alcuni drammi famigliari legati all’impiego di armi di servizio, tra cui la tragedia della famiglia della campionessa di sci Corinne Rey-Bellet nell’aprile scorso, la rivista femminile svizzero-tedesca “Annabelle” aveva lanciato una petizione per esigere un bando. Il testo è stato sottoscritto da 17’400 persone.

A fine agosto, uno studio dell’Università di Zurigo era inoltre giunto alla conclusione che la disponibilità di armi da fuoco è direttamente correlata al numero di suicidi.

swissinfo e agenzie

In Svizzera, ogni persona che presta servizio militare riceve un’arma personale (fucile d’assalto o pistola con le relative munizioni) che deve conservare al proprio domicilio. Una volta assolti gli obblighi militari, ognuno può tenere l’arma.

Il tema delle armi da fuoco è da tempo al centro dei dibattiti in Svizzera.

Secondo dei recenti studi, il legame tra il numero di armi in circolazione e il numero di omicidi e suicidi è evidente.

Lo scorso mese di settembre, la rivista femminile “Annabelle” ha consegnato alle Camere federali una petizione corredata da 17’400 firme, in cui si chiede di bandire le armi d’ordinanza nelle case degli svizzeri.

La legge sulle armi è attualmente sui banchi del Parlamento. Il Consiglio nazionale dovrà discuterne ancora durante la prossima sessione. In particolare, i deputati dovranno decidere se creare o meno un registro nazionale delle armi, una proposta già respinta dal Consiglio degli Stati.

Dopo la riforma Esercito XXI, le forze armate elvetiche dispongono di 120’000 membri attivi e di 100’000 riservisti.
Nel 2003 il 40% di coloro che hanno terminato il servizio militare hanno conservato il fucile d’assalto.
Nel 2005 questa percentuale è scesa al 29%.
Tra coloro che hanno ricevuto una pistola, la percentuale è del 95%.

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