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Occhi internazionali sulle elezioni federali

L'OSCE invia ogni anno migliaia di osservatori sul terreno imagepoint

Dieci esperti dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sorveglieranno le operazioni di voto a Berna e in alcuni cantoni, nel quadro di una missione di valutazione.

Come gli altri Stati membri, la Svizzera si è impegnata ad invitare degli osservatori esterni per una missione che sembra essere nell’interesse di tutti.

Immaginato come strumento transatlantico di prevenzione e di gestione delle crisi, l’OSCE è ampiamente presente nei processi di transizione democratica dei paesi dell’Est dopo il crollo dell’impero sovietico.

Tra i suoi compiti, anche quelli di organizzare delle missioni di sorveglianza nei paesi dove si tengono delle elezioni, dal momento che esse sono considerate un pilastro essenziale nella stabilità di un paese.

Attraverso l’Ufficio delle istituzioni democratiche e dei diritti umani (UIDDU), l’organizzazione con sede a Vienna (Austria) conduce missioni grandi e piccole. Le prime, che riguardano i paesi dell’Est ma anche gli Stati Uniti, sono normalmente assicurate da decine di parlamentari provenienti dai paesi membri.

Dopo Belgio, Francia, Irlanda e Paesi Bassi, spetta ora alla Svizzera rispettare l’impegno di farsi sorvegliare da osservatori internazionali. In occasione delle elezioni federali del 21 ottobre essa si appresta ad accogliere una piccola missione di valutazione (“Assessment mission of elections”).

“Cerchiamo di porre maggiormente l’attenzione sui paesi all’ovest del continente”, spiega Urdur Gunnarsdottir, portavoce dell’Ufficio preposto a tali missioni. “Nessun sistema è al di sopra degli osservatori (…), ma ciò non ha nulla a che vedere con la sfiducia. E’ un modo per riconoscere che ogni sistema è unico”.

Un americano capo missione

Dieci esperti – giuristi, politologi, specialisti delle elezioni e dei media – saranno dunque in Svizzera tra il 15 e il 24 ottobre. Guidata dall’americano Paul Di Gregorio, la missione deve sostanzialmente analizzare il funzionamento del sistema elettorale elvetico.

“Dal momento che ogni sistema è diverso in ogni paese – precisa Urdur Gunnarsdottir – per noi è interessante analizzarli sul piano politico e tecnico”. Di fatto gli esperti inviati in Svizzera punteranno gli occhi sulla campagna elettorale, la legge elettorale e la sua applicazione, le pratiche e i principi elettorali.

Il caso svizzero è tanto più interessante per gli osservatori dell’OSCE, poiché le elezioni vengono gestite dai cantoni. Per questo alcuni esperti si recheranno a Zurigo e in altre località della Svizzera.

“Una cosa deve essere chiara – puntualizza Urdur Gunnarsdottir – : non siamo dei gendarmi, il nostro ruolo è di osservare e successivamente presentare un rapporto descrittivo, un paio di mesi dopo le elezioni”.

Gli spunti non mancheranno di certo, visto che la Svizzera sta vivendo una campagna elettorale con toni piuttosto accesi. “Anche questo aspetto – aggiunge il portavoce dell’Ufficio dell’OSCE – farà parte degli elementi che analizzeremo. Ne discuteremo con i partiti e le persone coinvolte allo scopo di raccogliere i loro punti di vista”.

“Le votazioni? Un meccanismo che funziona”

A Berna, perlomeno ufficialmente, il governo accoglie di buon grado l’arrivo degli esperti dell’OSCE. Ai media il portavoce del consiglio federale Oswald Sigg giustifica l’interesse dell’organizzazione per il nostro paese, caratterizzato da una “grande esperienza in materia di democrazia e di istituzioni particolari”.

Secondo il foglio zurighese “Neue Zürcher Zeitung”, il ministro Christoph Blocher avrebbe espresso il proprio scetticismo al riguardo, durante una seduta di governo. La versione del suo portavoce Livio Zanolari è un’altra: Blocher vede in questa missione internazionale un’opportunità per la Svizzera: “Se qualcosa funziona bene nel nostro Paese sul piano formale e tecnico, sono proprio le votazioni. Non dobbiamo nasconderlo”!

Barbara Haering, che nel 2004 ha guidato la missione di osservazione dell’OSCE negli Stati Uniti per le elezioni presidenziali, ha lottato per la presenza di osservatori in Svizzera. “La democrazia – assicura – non è mai veramente compiuta. E’ un processo che ha bisogno di revisioni costanti. La Svizzera può imparare molto dalla valutazione e dall’esperienza degli altri”.

Tensioni in seno all’OSCE

Accogliendo una missione dell’OSCE, ritiene la consigliera nazionale socialista, la Svizzera dà pure un segnale: mostra di sottoporsi ai propri obblighi. E, in un contesto come quello attuale, non è operazione vana.

“In seno all’OSCE – precisa ancora la deputata – è sempre più difficile fare accettare che le missioni di sorveglianza delle elezioni si concentrino sui paesi situati a est di Vienna. Questi paesi in transizione crescono. E quindi ritengono necessario riequilibrare le prospettive dell’organizzazione internazionale”.

“Le tensioni – aggiunge Haering – esistono. La Polonia, per esempio, ha smesso di invitare gli esperti dell’OSCE per sorvegliare le elezioni. E la Russia, questo è il timore, potrebbe fare altrettanto”.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in europa (OSCE), nata in piena guerra fredda, è un organizzazione internazionale per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa. Conta, attualmente, 56 paesi membri. E’ la più vasta organizzazione regionale per la sicurezza.

L’OSCE si impegna anche per la difesa dei diritti dell’essere umano, per strutture democratiche stabili all’interno di uno “Stato di diritto”, come pure per un concreto sviluppo economico e sociale ed uno sfruttamento sostenibile delle risorse.

La sua principale istituzione è l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (UIDDU), fondata nel 1990 e con sede a Varsavia (Polonia). Fra i numerosi compiti di questo ufficio, la promozione di processi elettorali attraverso l’osservazione delle elezioni nazionali e locali. Ogni anno invia migliaia di osservatori sul terreno.

In vista della missione dell’OSCE in Svizzera per sorvegliare le elezioni federali, l’organizzazione ha precedentemente provveduto ad una valutazione dei propri bisogni.

I tre membri hanno riscontrato un alto livello di fiducia dei diversi attori svizzeri nel funzionamento del sistema elettorale. Nel loro rapporto evidenziano l’interesse di inviare degli esperti a causa della gestione decentralizzata delle elezioni federali.

Ecco perché alcuni osservatori assicureranno la loro missione seguendo le operazioni di voto in alcuni cantoni. Saranno anche esaminati la copertura giornalistica e il ricorso al voto per corrispondenza, dal momento che in Svizzera l’80% dei voti si esprime per posta.

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