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Tutto pronto sulla terrazza del bar The Nest dell Hotel Storchen di Zurigo.

Oggi in Svizzera

Cari espatriati,

a Lugano, da dove vi scrivo, l'aria è primaverile e le nuove aperture decise dal Consiglio federale hanno rianimato il centro cittadino. Ma la buona notizia, per chi come molti di voi vive all'estero a beneficio della pensione elvetica, è un'altra: l’AVS, l'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti, archivia il 2020 con un utile di quasi 2 miliardi di franchi, dopo che nel 2019 aveva realizzato un utile di 1'682 milioni di franchi. Sembra dunque che le nostre rendite siano per ora assicurate.

Vi lascio alle notizie del giorno. Buona lettura.

Tutto pronto sulla terrazza del bar The Nest dell Hotel Storchen di Zurigo.
Keystone / Alexandra Wey

Si riapre in Svizzera per tornare a una quasi normalità dopo le pesanti restrizioni legate al coronavirus.

Dopo le continue e assillanti richieste delle scorse settimane giunte un po’ da tutte le parti, oggi aprono le terrazze di bar e ristoranti. Molte le misure di sicurezza previste, tra cui l’obbligo della mascherina finché non arrivano le consumazioni. I tavoli dovranno essere distanziati, oppure deve esserci una parete divisoria.

Non solo bar e ristoranti. Aprono i battenti anche cinema, stadi, teatri e locali per concerti. Per le manifestazioni con pubblico il numero massimo di visitatori è limitato a 100 persone all’esterno e fino a un massimo di 50 persone all’interno. Inoltre alle feste private sono ammesse fino a 15 persone.

Per la gioia degli studenti, da oggi è pure possibile l’insegnamento in presenza anche nelle scuole universitarie e nei corsi per adulti. Queste decisioni del Consiglio federale sono state accolte negativamente da Martin Ackermann, capo del gruppo di esperti scientifici: “stiamo correndo un rischio considerevole con le riaperture”.

Uno sbandieratore con le bandiere di Ue e Svizzera.
Keystone / Martin Ruetschi

Accordo quadro con l’Ue, seduta straordinaria del governo per definire il mandato da affidare a Parmelin.

Il tema dell’accordo istituzionale tra Svizzera e Ue è tornato prepotentemente alla ribalta. Venerdì 23 aprile il presidente della Confederazione Guy Parmelin incontrerà a Bruxelles la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Un incontro molto atteso. Negli scorsi giorni erano filtrate indiscrezioni secondo le quali la firma dell’accordo, negoziato tra il 2014 e il 2018 e mai sottoscritto dalla Confederazione, sarebbe in alto mare perché Berna non avrebbe presentato proposte concrete.

Oggi durante la seduta straordinaria del Consiglio federale è stato definito il mandato da affidare a Guy Parmelin. Intanto dalla stampa confederata emerge che il ‘ministro’ degli esteri Ignazio Cassis è rimasto da solo a difendere un piano B per superare l’impasse con l’Ue.

Il castello di Neuchâtel, sede del governo e del parlamento cantonale.
© Keystone / Jean-christophe Bott

Una prima in assoluto in Svizzera: il parlamento del Canton Neuchâtel sarà composto da una maggioranza di donne.

Si è votato in questo fine settimana nel canton Neuchâtel per il rinnovo delle cariche cantonali. Ebbene, le donne sono le vincitrici delle elezioni: per la prima volta nella storia il parlamento cantonale (gran consiglio) sarà a maggioranza femminile, con 58 mandati su 100.

È la prima volta in Svizzera. Ci sono già state maggioranze femminili in due legislature a Berna e Losanna, ma a livello comunale. Questo risultato dimostra che il ruolo dei partiti è fondamentale per far eleggere le donne, senza utilizzare quote rosa che dividono l’opinione pubblica.

A livello partitico, le formazioni sulla destra dello scacchiere politico sono tornate maggioritarie, avendo conquistato 52 seggi su 100. Il tasso di partecipazione è stato del 32%, ancora più basso del 33% di quattro anni or sono.

Una Peugeot in mostra al Salone dell automobile di Ginevra
Keystone / Yuri Kochetkov

Il Salone dell’automobile di Ginevra salvato da un ancora sconosciuto partner del Golfo Persico.

Le novità del mondo dell’automobile sfileranno in passerella a Ginevra anche in futuro. L’identità del salvatore arabo però per ora resta segreta. Il nome sarà confermato solo fra qualche settimana spiega il patron dell’evento Sandro Mesquita.

Il direttore del Salone ha garantito che il socio arabo non diventerà proprietario del salone. La fondazione che lo gestisce riceverà le necessarie risorse per ripartire. In cambio ci sarà una collaborazione su dieci anni che dovrebbe permettere al partner di monetizzare il suo investimento.

La fondazione, dopo aver annullato due edizioni, dovrebbe essere in grado di organizzare l’edizione 2022, pur se nulla è stato confermato per il momento. “Sarò molto franco – ha concluso Mesquita – non abbiamo alcuna iscrizione sicura, faremo il bilancio a metà luglio”.


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