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Omaggio ad un monumento morale

I media accompagnano l'ultimo viaggio di Giovanni Paolo II swissinfo.ch

La stampa svizzera rende omaggio a Giovanni Paolo II: una personalità che ha caratterizzato il secolo e che lascia un vuoto nella Chiesa cattolica.

I commenti lodano l’impegno del papa polacco in favore dei diritti umani, criticano però la sua attitudine conservatrice nelle questioni teologiche.

Dopo il papa con la sofferenza dipinta sul volto, dopo il papa che si appoggiava alla croce come fosse un bastone in grado di sorreggerlo, è l’immagine delle spoglie mortali di Giovanni Paolo II ad essere ritratta sulle prime pagine dei quotidiani elvetici.

Il decesso del papa, avvenuto sabato sera, aveva già occupato buona parte delle edizioni dei domenicali. Lunedì, la stampa elvetica ha reiterato l’omaggio a «Karol il Grande» (Tages Anzeiger).

Il mondo in lutto

I giornali della Svizzera tedesca sottolineano l’universalità della figura del papa polacco. «Lutto» e «mondo» sono i concetti che caratterizzano la maggior parte dei titoli, che possono essere riassunti in quello scelto da Der Bund: «Lutto mondiale per il papa».

Innumerevoli articoli ricostruiscono la storia del «papa venuto dal freddo» (Neue Zürcher Zeitung, NZZ). Con la morte di Giovanni Paolo II, scrive il Tages Anzeiger, «finisce un’era». «Il primo papa polacco», continua il giornale zurighese, «ha occupato naturalmente il palcoscenico mondiale e ha contribuito ad abbattere il muro tra Est ed Ovest».

La caduta del comunismo, i viaggi, un pontificato lungo 26 anni, il rapporto con i giovani e con i media di un papa conservatore per quanto riguarda gli aspetti della morale: tutti i principali aspetti della vita di Giovanni Paolo II trovano spazio nei commenti pubblicati lunedì.

«Un idolo in un mondo secolarizzato»

I quotidiani elvetici non si limitano però al panegirico. «Non sempre infallibile», titola ad esempio la «Mitteland Zeitung», sottolineando come Giovanni Paolo II sia stata una figura polarizzante capace di «smuovere le persone, non solo i cattolici» da vivo, da morente e da morto.

Giovanni Paolo II, lascia al suo successore un’eredità difficile. «Quale ecclesiastico potrebbe tenere il passo con l’atleta di Dio polacco in materia di viaggi, udienze, scritti e beatificazioni?», si chiede il Tages Anzeiger. La risposta data da più parti è: nessuno. Così, la NZZ fa notare che «tutto il mondo valuterà il nuovo papa in base al suo predecessore. Ma il carisma di quest’ultimo si sottrae a qualsiasi confronto».

Il papa polacco è stato «un magnete per il pubblico, capace di mobilitare centinaia di migliaia di persone per le sue messe a cielo aperto» (NZZ). Ai giovani, che lo hanno osannato anche nel corso della sua ultima visita pastorale in Svizzera lo scorso anno, Giovanni Paolo II ha offerto «un punto fermo di riferimento» (Der Bund).

«L’ammirazione», continua il quotidiano bernese, «non era certo suscitata dalle sue opinioni in merito alla sessualità o al ruolo delle donne nella chiesa. L’entusiasmo era suscitato dall’uomo che imperterrito e con passione credeva che fosse possibile dare un senso alla vita e ottenere pace, libertà e giustizia. Un uomo che credeva che la violenza, la povertà e l’oppressione non avrebbero dovuto avere l’ultima parola».

«Una personalità che prevale sul magistero»

Il quotidiano ticinese «La Regione» riassume gli eventi degli ultimi giorni in un articolo intitolato «L’ultimo saluto». Un’intervista al teologo Giannino Piana funge da commento. Per il teologo, «il registro elogiativo, il culto quasi, che domina in questi giorni dovrà lasciare posto a un pensiero più elaborato». Lo sterminato magistero e il pensiero etico di Giovanni Paolo II hanno segnato la Chiesa cattolica, ma non saranno un impedimento alla sua evoluzione.

«La sua figura carismatica ha inciso profondamente sull’opinione pubblica: è stato eccellente nell’uso dei media, dando una grande rilevanza alla presenza della chiesa nel mondo. A scapito, forse dell’interiorizzazione dei contenuti. Le stesse grandi adunate che lo hanno visto protagonista, quelle giovanili in particolare, erano più forme folcloristiche che occasioni di approfondimento dei valori evangelici». «I fedeli», conclude Piana, «si comportavano, e si comportano, diversamente da quanto l’adesione simpatetica alla figura di Wojtyla potrebbe far immaginare».

La forte personalità di Karol Wojtyla caratterizza anche i titoli del «Corriere del Ticino». «Il mondo ora è più solo», scrive il quotidiano ticinese, «credenti e no, abbiamo perso un’icona del nostro tempo». Il commento rinuncia a tracciare bilanci e chiede invece un momento di silenzio per «rivedere in assenza di sonoro, come in un film muto, gli infiniti gesti di quest’uomo, pur non dimenticando i giudizi di merito che su di essi si devono esprimere».

«L’essere umano non è una mercanzia»

I quotidiani della Svizzera francese mettono l’accento su quello che ritengono essere il punto di forza del messaggio lasciato da Giovanni Paolo II: il primato dell’essere umano. Il papa, scrive Le Temps, «non ha mai smesso di proclamare la libertà dell’uomo», ma non ha mai nascosto che per lui questa libertà era solo «un aspetto» della «dignità umana», che andava considerata nella sua «integralità». Da questa visione delle cose nasce un atteggiamento contemporaneamente «progressista» e «conservatore».

La Tribune de Genève, si stupisce che la morte di Giovanni Paolo II abbia suscitato «una grande simpatia anche tra le file di chi era stato duramente attaccato» su temi come l’aborto, l’uso del preservativo o l’omosessualità. Il quotidiano, stampato nella città del riformatore Calvino, si spiega questo atteggiamento con la necessità «di una voce che ricordi una verità semplice: l’uomo non è una mercanzia», una necessità propria anche «delle nostre società laiche, razionali e individualiste».

swissinfo, Doris Lucini

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