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ONU: il secondo anno della Svizzera

L'ambasciatore Jenö Staehelin rappresenta la Confederazione alla sede dell'ONU di Nuova York Keystone

Un anno dopo l’adesione all’ONU, la Svizzera prende parte per la seconda volta all’Assemblea generale, in programma dal 16 settembre a Nuova York.

L’ambasciatore elvetico alle Nazioni unite, Jenö Staehelin, traccia per swissinfo un quadro della partecipazione svizzera.

Dopo aver svolto per oltre mezzo secolo il ruolo di semplice osservatore, il 10 settembre 2002 la Svizzera è entrata a far parte a pieno titolo delle Nazioni unite.

La decisione, adottata nel marzo dell’anno scorso dal popolo svizzero, ha fatto seguito a decenni di dibattiti e incertezze, che ruotavano in particolare attorno al timore di mettere a repentaglio il tradizionale statuto di neutralità.

Per fare il punto sull’impegno elvetico all’ONU ad un anno dall’adesione, swissinfo ha chiesto a Jenö Staehelin, l’ambasciatore della Confederazione alle Nazioni Unite, di spiegare in che modo la Svizzera riesce a far valere le sue posizioni e, nel contempo, a salvaguardare la sua neutralità. Ad esempio nell’ambito del delicato dossier iracheno.

swissinfo: Com’è cambiato il suo lavoro, da quando la Svizzera è entrata nelle Nazioni Unite?

Jenö Staehelin: Finché siamo stati presenti nell’Assemblea con lo statuto di “paese osservatore”, ero in condizione di concentrarmi su temi specifici e di particolare interesse per il nostro paese. Adesso devo fare i conti con tutte le questioni che sono all’ordine del giorno nell’agenda dell’ONU.

swissinfo: L’ONU è attualmente confrontata ad alcune delle più grandi sfide della sua storia, come le divisioni sulla questione irachena e i tentativi americani di ridimensionare l’organizzazione. Si tratta di gravi difficoltà?

J. S.: L’ONU esiste da oltre cinquant’anni e nel corso della sua storia ha attraversato molti alti e bassi. È chiaro che ci troviamo in un momento particolarmente delicato: siamo di fronte ad una superpotenza che stenta ad accettare che ci siano dei limiti all’esercizio del suo potere. D’altronde, non può certo ignorare il resto del mondo .. Per questo, attualmente si sta lavorando alla ricerca di una soluzione e sono fiducioso del fatto che riusciremo a dimostrare che il mondo ha bisogno di un’organizzazione come le Nazioni Unite.

swissinfo: In che misura l’attentato del mese scorso contro l’ufficio dell’ONU in Iraq ha messo alla prova l’organizzazione e la sua attività in quel paese?

J. S.: Si è trattato senz’altro di un colpo molto duro. L’ONU ha dovuto rassegnarsi a ridurre il numero delle persone che lavorano laggiù. Credo che sia un fatto riconosciuto, che l’organizzazione è lì per aiutare il popolo iracheno e per questo è una vera tragedia che i suoi funzionari siano assassinati o messi in condizione di non poter svolgere la loro missione.

swissinfo: Questi attentati potrebbero rendere la Svizzera più riluttante a partecipare ad attività ONU, come le missioni per il mantenimento della pace in posti come l’Iraq?

J. S.: Si, credo che avranno questo effetto. Abbiamo alcuni funzionari nella nostra sede irachena e per il momento il governo svizzero ha deciso che devono rimanere e portare avanti il lavoro che stanno facendo. Si tratta di persone molto coraggiose ma è chiaro che siamo costretti alla cautela e ad osservare con grande attenzione gli sviluppi quotidiani della situazione, per stabilire se la missione può continuare o se le minacce sono così gravi da costringerci a rinunciarci.

swissinfo: Ai lavori dell’Assemblea generale, la Svizzera intende portare avanti alcune istanze: la richiesta di un’ONU più forte, ad esempio per favorire l’aiuto allo sviluppo e la pace in Medio oriente. Ma ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarla?

J. S.: Io penso proprio di sì. Credo che la nostra reputazione si fondi sul fatto che esprimiamo posizioni in base a principi ben determinati e questo ne sono certo spingerà le altre delegazioni ad ascoltarci con attenzione. Non significa che si debba sopravvalutare l’importanza delle posizioni che esprime il nostro paese, ma senz’altro ci sono molte altre nazioni che condividono le nostre idee e questo avrà necessariamente un impatto su quelli che saranno chiamati a prendere le decisioni.

swissinfo: Gli oppositori dell’adesione della Svizzera all’ONU sostenevano che questo passo avrebbe compromesso la neutralità del paese. Un anno dopo l’ingresso nell’organizzazione, ci sono segnali in questo senso?

J. S.: Assolutamente no: siamo entrati alle Nazioni Unite come stato neutrale ed è un dato di fatto di cui gli altri stati membri sono ben consapevoli. Non è mai stato un problema e durante quest’anno non ho incontrato difficoltà in questo senso, dunque penso che fino a questo momento, quelle paure non abbiano trovato alcun riscontro.

swissinfo: Come è stata valutata la presenza svizzera dagli altri Stati membri dell’organizzazione?

J. S.: Finora non ho dovuto fare i conti con nessuna reazione negativa, ma forse dipende dal fatto che i diplomatici sono per tradizione persone beneducate.. Fin dal principio abbiamo percepito – al contrario – un atteggiamento amichevole e disponibile da parte degli altri Stati. Penso che siano contenti di vedere un paese come il nostro che si mette in gioco per cercare di dare un contributo al tentativo di risolvere i problemi del pianeta.

swissinfo: Un anno fa lei dichiarava a swissinfo che nella prima fase della partecipazione all’Onu la Svizzera avrebbe privilegiato un approccio “molto morbido”. Cosa cambierà adesso: intendete essere più determinati e propositivi?

J. S.: Credo che sia stata una scelta saggia, quella di vivere questo primo anno come una sorta di apprendistato. Certo, abbiamo sempre reso visibile la nostra posizione, ma è vero che abbiamo cercato di evitare di sembrare quelli che arrivano dopo cinquant’anni che l’organizzazione esiste e dal primo giorno dicono agli altri cosa deve essere fatto, come se fossero più bravi degli altri. In questo senso sì, finora siamo stati abbastanza “morbidi”. In questo secondo anno nell’organizzazione continueremo a cercare di fare sentire la nostra voce, ma probabilmente anche di contribuire più attivamente al dibattito. Anche su temi che non riguardano direttamente la Svizzera.

swissinfo, Jonas Hughes
(traduzione di Serena Tinari)

1947: nascita delle Nazioni unite
2002: in marzo, il popolo svizzero approva l’adesione della Confederazione
2002: il 10 settembre, la Svizzera diventa ufficialmente membro dell’ONU

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