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L’ombra di Trump sullo stretto legame tra Stati Uniti e Ginevra

I presidenti Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov al Vertice di Ginevra del 1985. Keystone

L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha suscitato un certo disagio a Ginevra, che s’interroga sulla futura politica americana nei confronti delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali con sede in Svizzera. Mentre le nubi si addensano all’orizzonte, swissinfo.ch ripercorre la storia dello stretto legame tra gli USA e la “Ginevra internazionale”.

Dalle recenti affermazioni di Trump e della nuova ambasciatrice statunitense all’ONU, Nikki HaleyCollegamento esterno, s’intuisce che per le relazioni tra Washington e le Nazioni Unite – e il sistema multilaterale in generale – si prospettano tempi duri. Autoproclamatosi il presidente dell’«America prima di tutto», Trump sembra diffidare della cooperazione internazionale e avere poca stima delle Nazioni Unite.

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Secondo alcuni media, Trump sarebbe in procinto di ridurre il contributo americano all’ONU (gli Stati Uniti sono i principali finanziatori) e di abrogare alcuni trattati multilaterali. Al Consiglio per i diritti umani di Ginevra, la diplomatica americana Erin Barclay ha confermato che gli Stati Uniti stanno valutando la loro partecipazione a questo organo e ha definito “ingiuste” le critiche contro Israele.

Imparare dal passato

Questo scenario sta suscitando un certo disagio a Ginevra, che si definisce «una piattaforma globale per la cooperazione internazionale». Jussi Hanhimäki, professore di storia internazionale all’Istituto di studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra (Graduate InstituteCollegamento esterno), sostiene tuttavia che non c’è motivo di agitarsi. La storia, sottolinea, offre in questo senso alcune indicazioni interessanti.

«Quelle attuali non sono circostanze inedite. Non è la prima volta che gli Stati Uniti minacciano di ridurre il loro sostegno. Prima dell’era Obama c’è stata la crisi unilaterale degli anni di George W. Bush, alla quale siamo in un qualche sopravvissuti. Il mondo non è crollato. Ci sono stati problemi anche durante l’amministrazione Reagan e già in passato gli Stati Uniti avevano sospeso i finanziamenti di organizzazioni quali l’UNESCO, l’agenzia per la cultura dell’ONU», rammenta Hanhimäki.

Ciononostante, non tutti sono altrettanto zen. Il politologo svizzero-americano Daniel WarnerCollegamento esterno si dice preoccupato per lo “tsunami di Trump” che minaccia la Ginevra internazionale. Durante questo periodo di incertezza, afferma, è importante ricordarsi dei valori e della storia che legano America e Svizzera (e Ginevra).

Nel 2011, Warner ha contribuito alle realizzazione di un libro in cui vengono presentati alcuni dei fattori decisivi che hanno favorito questa vicinanza, dalla “Bibbia di Ginevra” a filantropi quali Bill Gates e la sua fondazione (vedi galleria fotografica).

Altri sviluppi

Ripercorrendo la storia comune tra Stati Uniti e Ginevra ci si accorge che la città elvetica è stata teatro di avvenimenti cruciali. All’interno del municipio di Ginevra, dietro a una discreta porta di legno, si trova ad esempio la sala “Alabama”Collegamento esterno. È stato qui, nel 1872, che un tribunale ha messo fine al conflitto tra Stati Uniti e Gran Bretagna dopo la Guerra di secessione, condannando il governo britannico a indennizzare gli Stati Uniti per aver fornito una ventina di navi da guerra, tra cui l’Alabama, ai ribelli sudisti. Anche la Prima Convenzione di Ginevra, atto fondatore del Comitato Internazionale della Croce Rossa, è stata firmata in questa sala.

Sala “Alabama”

«Nel cuore del centro storico di Ginevra, nella sala “Alabama” del municipio, hanno avuto inizio la mediazione internazionale, il diritto internazionale umanitario e le Convenzioni di Ginevra», rammenta Warner, ex vice direttore del Graduate Institute.

Queste idee e questi valori, strettamente associati alla neutralità elvetica, hanno aiutato il diplomatico elvetico William Rappard a convincere il presidente americano Woodrow Wilson a portare la Società delle Nazioni (precursore dell’ONU) a Ginevra. Sebbene gli Stati Uniti non fossero tra i 41 paesi membri, è anche grazie all’insistenza di Wilson che nell’ottobre 1920 la sede dell’organizzazione intergovernativa è stata trasferita da Londra alla città elvetica.

«Durante gli anni Venti e Trenta, gli Stati Uniti hanno comunque avuto una missione a Ginevra che aveva lo statuto di osservatore e che si impegnava attivamente, malgrado la posizione isolazionista americana», spiega Hanhimäki.

Benefici e critiche

La Società delle NazioniCollegamento esterno è stata impotente di fronte alla Seconda guerra mondiale. Ma l’idea di una cooperazione e di organizzazioni internazionali non è per questo sfumata. «Il paradosso è che senza gli Stati Uniti, le Nazioni Unite non sarebbero mai esistite», osserva il professore finlandese.

Miliardi di dollari all’ONU

Gli Stati Uniti sono il principale contribuente delle Nazioni Unite: forniscono il 22% del budget ordinario dell’ONU (che ammonta a 5,4 miliardi di dollari) e il 28% del budget per le operazioni di mantenimento della pace (7,9 miliardi). A titolo di paragone, il contributo della Svizzera nel 2015 è stato di circa 72 milioni.

Il governo americano è inoltre il principale finanziatore di numerose organizzazioni internazionali con sede a Ginevra. Tra queste: l’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l’Organizzazione mondiale del commercio.

I presidenti americani Franklin D. Roosevelt e Harry S. Truman sono infatti stati tra i principali “architetti” che hanno costruito le Nazioni Unite dalle ceneri della guerra. «L’America ha dettato la via dell’ordine internazionale. In sostanza, il sistema è stato assicurato dagli Stati Uniti», afferma Hanhimäki, aggiungendo che la superpotenza è sempre stata tra i principali beneficiari dell’ONU, ma pure tra i suoi più severi detrattori.

«Le regole di base dell’ONU sono molto vantaggiose per gli Stati Uniti. Washington paga di più degli altri paesi, ma beneficia di parecchia influenza. Gli Stati Uniti non accetteranno mai di modificare la struttura a cinque del Consiglio di sicurezza [USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna] e il diritto di veto. Sono contenti di mantenere lo status quo e lo stesso vale anche per la NATO. Gli Stati Uniti sono tra i principali detrattori di queste organizzazioni, ma al contempo sono consapevoli che una modifica del sistema di finanziamento avrà ripercussioni negative sulla loro influenza».

Gli Stati Uniti riconoscono il valore del sistema delle Nazioni Unite, ma la Ginevra internazionale non è tra le questioni rilevanti per Washington, sostiene Hanhimäki. Negli Stati Uniti, aggiunge, le organizzazioni con sede a Ginevra quali l’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) o l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), finiscono raramente sulle prime pagine dei giornali, sebbene siano degli strumenti molto efficaci.

Vertici e fondazioni

Dopo la Seconda guerra mondiale e con l’avvento della guerra fredda, Ginevra e la Svizzera hanno assunto, grazie alla loro neutralità, un nuovo ruolo per gli Stati Uniti, diventando un importante luogo in cui discutere di pace e sicurezza.

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Tra gli eventi più importanti si possono citare la Conferenza di Ginevra del 1954 (in cui si parlò di Corea e Indocina), il Vertice di Ginevra del 1955 (guerra fredda), gli Accordi di Helsinki (1973-1975), la firma del trattato di non proliferazione nucleare tra Reagan e Gorbaciov (1985), i colloqui sulla Bosnia (1991) e sul conflitto tra Iraq e Kuwait (1991), l’Iniziativa di Ginevra per un accordo di pace tra Israele e Palestina (2003), l’accordo sul nucleare iraniano (2013) e i negoziati sulla Siria (2012, 2014 e 2016-2017).

Ad aver esercitato una forte influenza sulla Ginevra internazionale, soprattutto nel secolo scorso, sono poi stati diversi americani e organizzazioni statunitensi. Tra questi ci sono filantropi quali John Davison Rockefeller Jr, che ha concesso un credito di due milioni di dollari per la costruzione di un’ala del Palazzo delle Nazioni Unite che ospita una biblioteca.

Tra i principali sostenitori delle agenzie internazionali con sede a Ginevra ci sono anche la Fondazione Ford, il Rotary International e il Carnegie Endowment for International Peace. Oggi, il testimone è passato nelle mani della Fondazione Bill & Melinda Gates, particolarmente attiva a sostegno dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Quali saranno dunque le tracce che lascerà l’amministrazione Trump a Ginevra?

Imprevedibile

Secondo Hanhimäki, è difficile fare previsioni. Ma una cosa è certa. «Immagino che molta della retorica di Trump si rivolga al consumo domestico. Non c’è ragione di iniziare a cedere al panico».

Warner ritiene invece che Trump si opporrà ai concetti di politica estera quali la cooperazione internazionale, la neutralità e il consenso, i quali formano le fondamenta della Ginevra internazionale. Le agenzie internazionali specializzate, avverte, potrebbero ritrovarsi con meno finanziamenti americani. Il problema, aggiunge, è che «nell’agenda di Trump, la storia non conta molto».

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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