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Open Forum: aprire gli orizzonti

La ministra francese dell'economia Christine Lagarde all'Open Forum 2010 Keystone

Riservato a una ristretta cerchia di potenti dell'economia e della politica mondiali, il WEF offre eventi collaterali aperti a un vasto pubblico e ai dibattiti contradditori. In questa vetrina spicca l'Open Forum, un appuntamento rodato.

È il nono anno consecutivo che accanto al Forum economico mondiale (WEF) di Davos si tiene l’Open Forum. “L’idea era quella di creare una discussione, in cui fossero coinvolti non solo imprenditori e leader dell’economia. Volevamo dare la possibilità ai normali cittadini di prendere parte alle discussioni”, spiega Simon Weber, portavoce Federazione delle chiese evangeliche della Svizzera (FCES). L’idea era stata lanciata proprio dal presidente della FCES Thomas Wipf, dimessosi alla fine del 2010, dopo anni alla testa della federazione.

All’Open Forum, i cittadini hanno l’opportunità non solo di essere presenti, ma anche di dire la loro, di partecipare attivamente allo scambio di idee. Dopo circa un’ora di dibattito sul podio, il microfono passa al pubblico. “In questi anni all’Open Forum ho sentito tante domande e punti di vista molto interessanti”, dice Simon Weber. Parte delle tematiche affrontate sul palco dell’Open Forum sono le stesse di quelle del WEF.

“Sin dall’inizio abbiamo sempre collaborato con gli organizzatori del WEF”, prosegue Weber. “In primo luogo, sono fissati i temi importanti per noi. Poi, in un secondo tempo, si decide con chi vogliamo discuterne”.

Sviluppo

Nei nove anni di collaborazione con il WEF, Weber ha notato come il Forum economico si è sviluppato. “Ho osservato che la comprensione per le considerazioni etiche da parte dei membri del WEF con i quali lavoriamo è cresciuta. Capiscono meglio, per esempio, le nostre riflessioni relative alla sostenibilità”.

Il fatto che il WEF abbia cambiato leggermente i contenuti, lo si può anche vedere dalle personalità invitate, dice Weber. Mentre una volta erano prevalentemente dirigenti aziendali, oggi ci sono anche molti rappresentanti di stati e governi, delle religioni e perfino di organizzazioni non governative. Oltre naturalmente ai magnati dell’economia.

La via del dialogo

La FCES non ha nulla a che fare con le manifestazioni antiglobal, organizzate una decina d’anni fa non solo a Davos, ma anche a Berna e in altre città per protestare contro le “riunioni segrete” fra leader economici, nella celebre località turistica grigionese. “Ero allora del parere che le dimostrazioni pacifiche potessero essere un modo per criticare la globalizzazione”, dice Weber. Ma la Federazione delle chiese evangeliche decise di percorrere una via diversa. “Quella del dialogo”.

“Il cammino del dialogo è una classica soluzione dei riformati”, rileva Weber, che è teologo e pastore. “Non è che vogliamo dire alla gente quali siano il pensiero o l’azione giusti. Ognuno si dovrebbe formare da sé la propria opinione, e noi offriamo in questo contesto l’opportunità di farlo”.

Per ognuna delle complicate tematiche discusse all’Open Forum si esprimono sempre i pro e contro. La FCES assicura che siano rappresentate le diverse opinioni, che la discussione sia controversa. Del resto, la maggior parte dei dibattiti è molto accesa.

Un altro orizzonte

L’Open Forum non è tuttavia una piattaforma assolutamente neutrale per il dibattito, puntualizza Weber. In una guida del programma, le riflessioni sui singoli argomenti sono formulate da un punto di vista cristiano-riformato. E ogni anno c’è un dibattito su un tema teologico, precisa Weber.

“Penso che faccia parte del lavoro teologico di una chiesa dire alla gente: non pensate in modo limitato! Più ampio è il vostro orizzonte, più vasta è la vostra libertà – per dirla in gergo ecclesiastico – di avvicinarvi al vostro prossimo”.

Ingresso libero

Sin dalla nascita l’Open Forum, il cui ingresso è gratuito, ha sempre registrato un grande afflusso di pubblico e in alcuni momenti è persino sovraffollato. Poiché non c’è alcuna possibilità prenotare, chi vuole ottenere uno dei 400 posti a sedere deve arrivare almeno mezz’ora prima dell’inizio e mettersi in fila davanti all’auditorio della Scuola media alpina svizzera di Davos.

Il Forum economico mondiale (WEF) è stato fondato da Klaus Schwab nel 1971 a Davos, inizialmente con il nome di Management Symposium, con lo scopo di facilitare i contatti tra i leader europei e quelli nordamericani.
 
Da allora il WEF organizza l’incontro annuale nella località grigionese. L’unica eccezione è stata l’edizione 2002, trasferita a New York, in ricordo alle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001.
 
La sede del WEF è a Cologny, nel canton Ginevra. Il suo budget annuale è finanziato dal migliaio di aziende affiliate.

Oltre ad organizzare l’appuntamento annuale di Davos, il WEF promuove simposi, gruppi di lavoro e studi in diversi paesi del mondo. Il WEF svolge diverse analisi globali e particolari su incarico dei propri membri.

Il tema scelto per l’edizione 2011 (26-30 gennaio) è Shared Norms for the New Realit (letteralmente: regole condivise per la nuova realtà).

Il Public Eyeon Davos non è un evento collaterale al WEF. Si tratta invece di una manifestazione alternativa al Forum economico mondiale, molto critica nei confronti della globalizzazione, e strettamente legata al Forum sociale mondiale.

È frutto di un progetto comune coordinato da organizzazioni non governative, quali per esempio la Dichiarazione di Berna, Pro Natura e Greenpeace.

Il “contro vertice del WEF” ogni anno assegna il Public Eye Award, il cosiddetto “Oscar della vergogna” a quella che viene definita la società più irresponsabile dell’anno. Il “premio” dell’edizione 2011 sarà attribuito il 28 gennaio. 

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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