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Quando la speranza di procreare passa dall’Italia

In Svizzera ogni anno almeno 1500 coppie vanno all'estero per avere un figlio tramite la tecnica di fecondazione eterologa, una pratica vietata nella Confederazione. Nasce così un turismo della procreazione assistita verso quei paesi dove la donazione di ovociti è permessa. 

11mila trattamenti. Oltre 6mila donne coinvolte. 1955 neonati. Questi gli ultimi numeri a disposizione sulla fecondazione medico assistita in Svizzera. Si tratta di fecondazione in vitro (Fivet) o di iniezioni intracitoplasmatiche di spermatozoi (ICSI), Le possibilità di avere un figlio con queste tecniche restano attorno al 25%.


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C’è però una tecnica, sviluppata agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso negli Stati Uniti, che dà risultati ben più incoraggianti: la fecondazione eterologa. Si prelevano gli ovociti da una donna con ottimi livelli di fertilità (normalmente donne tra i 18 e i 30 anni). Questi ovociti vengono fecondati (generalmente in vitro) e l’embrione, ancora in fase di blastocistiCollegamento esterno, viene impiantato nell’utero della futura madre. Le possibilità qui di portare a termine la gravidanza salgono oltre il 50%.

Ovodonazione vietata

In Svizzera non si può ricevere un’ovocita da un’altra donna. Per tale motivo questa tecnica di fecondazione eterologa è vietata. Il parlamento elvetico ha trattato e archiviato un’iniziativa dell’allora consigliere nazionale Jacques Neirynck che chiedeva appunto di liberalizzare l’ovodonazione come avviene per altro con la donazione del gamete maschile, ovvero degli spermatozoi.


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“Se ne riparlerà solo tra qualche anno. Sicuramente non durante questa legislatura che chiude a fine 2019”. Parole di Ignazio Cassis, consigliere nazionale, medico e presidente della Commissione della sicurezza sociale e della sanità. Cassis ricorda che per una decisione simile si passerà forzatamente da una votazione popolare. E oggi i tempi non sarebbero ancora maturi.

Nel frattempo però – in attesa che la legge segua i costumi, o viceversa – le coppie svizzere che vogliono un figlio con la fecondazione eterologa vanno all’estero. In Spagna principalmente ma anche in Repubblica Ceca e in altri paesi dell’Europa dell’est, dove l’ovodonazione è legale. E dal 2014 anche in Italia.

Dall’Italia a Lugano e ritorno

Se fino a poco tempo fa il “turismo” della procreazione assistita andava dall’Italia (leggi restrittive fino al 2014) alla Svizzera, e in particolare a Lugano, dove le coppie italiane si recavano per la fecondazione in vitro, oggi sono le coppie svizzere che vanno in Italia per la fecondazione eterologa. 

Ed è proprio in questo flusso che si è inserita la clinica Pro Crea di Lugano (il “turismo della fecondazione eterologa ha inizialmente generato una perdita di un buon 10% dei clienti). La clinica luganese, per arginare la perdita di clienti, ha aperto un’antenna a Milano e soprattutto oggi si appoggia a una clinica a pochi chilometri da Chiasso per offrire l’ovodonazione ai propri clienti. Tecnica che rappresenta ormai il 20% delle attività della clinica. 

Problema risolto? Non è tutto così semplice e lineare. Se da un lato l’Italia ammette la fecondazione eterologa, dall’altro le cliniche italiane fanno fatica a trovare le donatrici.

Il viaggio degli ovuli

La carenza di ovociti in Italia spinge dunque le cliniche italiane a rivolgersi alle banche di ovociti estere, soprattutto in Spagna. Paese che in questi anni ha messo a punto la tecnica di prelievo e vetrificazione degli ovociti e dove sono nate diverse banche. La più importante è l’Ovobank di MarbellaCollegamento esterno del direttore e fondatore Enrique Criado Sholz. A Marbella, cittadina turistica andalusa, vivono persone provenienti da 150 nazioni diverse. Molto utile per avere tanti fenotipi diversi che possono rispondere alle richieste di donne di tutto il mondo, che siano bionde o bruno, alte o basse, grasse o magre. Caucasiche, orientali, africane.

La Spagna è il paese leader mondiale nella donazione e trapianto di organi. Nel 2016, il Paese iberico ha raggiunto la quota record di 43,4 donatori per milione di abitantiCollegamento esterno. Per un totale di 2.018 donatori, che hanno permesso di eseguire 4.818 trapianti. 

Le donatrici (donne tra i 18 e i 30 anni) vengono compensate con un rimborso spese tra i 600 e i mille euro. Ma non sono questi mille euro a spingere le donatrici spagnole a cedere gli ovuli. “Vorrei avere dei figli e vedere le donne che non possono averne è una sofferenza. Con la mia donazione queste donne possono realizzare il loro sogno”… così una donatrice, studentessa di 21 anni di Malaga. Anche perché il procedimento dell’ovodonazione non è né semplice né veloce. Le donatrici restano in ballo più di un mese. Devono recarsi più volte in clinica e il compenso diventa davvero un rimborso spese. D’altra parte la Spagna è il paese campione del mondo nella donazione di organi.

Ovociti verso l’Italia

Ogni mese dall’Italia giungono da 100 a 150 richieste. Un numero destinato ad aumentare visto che le cliniche “convenzionate” con Ovobank sono in costante aumento. Oggi sono già una sessantina. E ogni settimana un furgoncino parte alla volta dell’Italia con il suo prezioso carico di ovociti (circa il 60% degli ovociti della Ovobank sono destinati all’Italia). E una delle cliniche che beneficiano della “fornitura” spagnola è quella di Appiano Gentile, a pochi chilometri da Como e dal confine con la Svizzera. Qui la Clinica Pro Crea di Lugano ha stabilito la sua base operativa italiana per la fecondazione eterologa. E da qui Pro Crea si rivolge a Ovobank per avere quegli ovociti che permetteranno alla coppie italiane e svizzere di sperare di avere un figlio.

Ovodonazione, il futuro della procreazione assistita

E il futuro della procreazione medico assistita sembra essere proprio la fecondazione eterologa. Anche se, come ricorda il fondatore di Pro Crea, il dottor Michael Jemec, non tutte le coppie sono pronte da un punto di vista culturale: questi potenziali genitori vorrebbero tramandare il loro DNA alla generazione futura e non sempre capiscono che un figlio può essere un figlio anche se non lo è geneticamente:

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