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Paolo Meneguzzi, innamorato della musica e del gol

swissinfo.ch

Il cantante ticinese non ama calcare solo i palcoscenici musicali, ma anche i manti erbosi. Da qualche anno scende infatti in campo con la Nazionale Italiana Cantanti, per raccogliere fondi a favore dell'infanzia. Swissinfo.ch lo ha incontrato prima di una partita organizzata a fine settembre a Brescia.

Nella sua camera da letto della casa di Biasca nel Canton Ticino, all’incrocio delle valli Riviera, Blenio e Leventina, ci sono ancora appesi i poster di Giancarlo Antognoni e Roberto Baggio, i grandi idoli calcistici di Paolo Meneguzzi. Quelli che ha portato nel cuore fin da bambino e per molte tournée in giro per il mondo.

È con queste immagini scolpite nella testa, con gli almanacchi delle figurine Panini in mano, che Paolo ha cullato il sogno di diventare un calciatore. Poi tanto male non è andata e pazienza se la vita lo ha preso per il microfono. Tuttavia è con questa passione per il calcio e la Fiorentina – la sua squadra del cuore – che ha realizzato il sogno di giocare con la Nazionale Italiana Cantanti.

Lo abbiamo incontrato a Brescia qualche ora prima della partita contro il Cuore Biancazzurro, una rappresentativa di vecchie glorie bresciane guidata da Evaristo Beccalossi, il talentuoso campione interista che per molti anni ha ispirato la straordinaria penna di Gianni Brera. Partita che per la cronaca è poi stata vinta dalla Nazionale Italiana Cantanti per 2-1, grazie anche a una rete di Paolo Meneguzzi.

Nella hall dell’albergo a due passi dal Castello, nel cuore della città lombarda, Paolo ci aspetta puntualissimo con una bevanda in mano e la borsa ufficiale della NIC, con le scarpette chiodate in bella vista vicine alla chitarra. Lontani dai riflettori e dalla mondanità più fatua, Meneguzzi ci accompagna vicino al pianoforte Steinway nero fiammante dell’hotel. Gli occhi sono dolci come appaiono nelle copertine dei dischi, le dita scorrono armonicamente sui tasti. E così tra le melodie di Duke Ellington l’artista svizzero ci racconta la sua vita – tra presente e passato – e la grande passione per il calcio.

swissinfo.ch: Paolo veramente volevi diventare un calciatore?

Paolo Meneguzzi: Il calcio insieme alla musica è la mia più grande passione. Mio padre Gomez è un grande tifoso della « Viola» ( ndr. la Fiorentina) e fin da piccolo mi sono accostato al calcio sperando di diventare un buon giocatore. Ancora oggi gioco con i miei amici d’infanzia svizzeri nella squadra locale “Azzurri” così riesco a mantenere una buona forma e a non perdere nessuna partita della Nazionale Cantanti.

swissinfo.ch: Raccontaci qualche aneddoto. Cosa vi dite nello spogliatoio? Chi è il tuo leader di riferimento quando giochi con i cantanti?

P.M.: Con la NIC mi trovo veramente bene. Posso dire che l’amicizia che si cementa negli spogliatoi è una specie di zona franca dove dirsi di tutto, dove tutto può accadere e mi ha insegnato i valori della vita. Per fare il cantante o l’artista in genere bisogna essere molto egoisti, ma è un egoismo votato alla professione. Quando abbiamo i calzoncini e le scarpe chiodate ci sentiamo tutti uniti e meno egocentrici.

Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri sono i punti di riferimento anche per i più giovani. Quando sono arrivato Gianni era il presidente e mi aveva fatto capire l’importanza della beneficenza pura, senza scopi personali, senza ritorni d’immagine. Ancora oggi, dopo 28 anni di attività agonistica, Gianni riesce ad emozionarmi sempre quando prima di una partita va a salutare i disabili ad uno ad uno. Questo esempio l’ho assimilato e con naturalezza ho imparato a guardare tutti in faccia, anche gli ultimi, quelli a cui basta un sorriso per essere felici.

swissinfo.ch: Hai sempre giocato da centrocampista avanzato e attaccante. Si può dire che nella vita hai attaccato più che difeso? Sei mai andato in fuorigioco?

P.M.: (ride) Sì è vero mi sento più un attaccante che un difensore nella vita. Ho sempre attaccato con furbizia. Mi piace Filippo Inzaghi perché è sempre sul filo del fuorigioco. Oltre alla bravura, la furbizia per il mio mestiere è determinante. Quando ero piccolo nei campi da calcio vicino a casa andavo spesso in fuorigioco. Il mio mister di allora mi richiamava sempre per ricordarmi quei pochi centimetri di campo che mandavano in tilt i difensori. Nella vita cerco sempre la perfezione che per me significa essenzialità per non andare in fuorigioco.

swissinfo.ch: Chi è stato il giocatore che ha unito al suo talento naturale la musicalità nelle giocate?

P.M:: Senza dubbi Zidane. Zinedine ha dribblato anche la vita, emergendo in una Marsiglia molto misera. Non c’è solo la povertà, c’è anche la forza di un ragazzino algerino che si è imposto con la grandezza del suo talento.

E ci sono partite in cui l’istinto gli ha messo tra i piedi tutto quello che abbiamo immaginato prima: la vita, il pallone, il riscatto sociale, la famiglia, i sogni. Cosa c’è di più musicale della “ruleta” – è la roulette e gli spagnoli la chiamano così – quel giochetto che prevede di girare attorno al pallone, spostandolo appena con la suola della scarpa, il pallone quasi fermo e il giocatore che gli ruota intorno diventa uno strano satellite nell’orbita di un mondo non meno misterioso?

swissinfo.ch: Quali sono i tuoi limiti?

P.M.: L’eccesso di egoismo che questa professione comporta e l’emotività. È una sfida tutti i giorni con me stesso. Scrivo sempre e prima di un album arrivo anche a scrivere 100 canzoni. La musica è il sogno della mia vita, ma è anche la rinuncia più grande. Come uomo intendo. Per esempio pur innamorandomi, pur amando molto le donne, non mi sento ancora pronto per rimettere in discussione la mia vita con una relazione importante. Si tratta di sacrifici. È vero sono giovane, ma in parte questo è un freno a mano tirato.

swissinfo.ch: Com’è stato e com’è il rapporto con i tuoi genitori?

P.M.: Personalmente ho dei bellissimi ricordi sia con mio padre che con mia madre. Spesso quando viaggio o sono in tournée ripenso ai tragitti in macchina che facevo con mio padre ascoltando la musica a tutto volume. Gomez era veramente eclettico e mentre andavamo in montagna ascoltavamo i Simple Minds, i Pink Floyd, Elton John. Poi c’è stata la separazione e io mi sono sentito per tanto tempo responsabile della loro infelicità. Ora, dopo tanto girovagare per il mio lavoro sono tornato a casa da mio padre. Per un periodo ho vissuto nel mio studio di registrazione a Pollegio, a pochi chilometri da Bellinzona.

swissinfo.ch: Paolo com’è il tuo frigorifero? E com’è il rapporto con il cibo?

P.M.: (ride) In effetti il frigorifero è lo specchio di ogni anima. Il mio è sempre pieno e con i prodotti scaduti. Non sono molto bravo con le date e le scadenze. Mi rattrista il frigorifero vuoto o quello con un solo pomodoro in bella vista come si vede ogni tanto al cinema. Non manca mai il formaggio che adoro in tutte le salse e stagionature. Mi piace molto la cucina in generale e devo dire che con il mio lavoro ho provato i ristoranti più raffinati del mondo senza mai trovare la pasta al sugo di mia mamma. È unica.

swissinfo.ch: Che cosa ti emoziona di più a parte la musica e il calcio?

P.M.: Andare a cercare i funghi nei boschi in Svizzera. Mi piace guardarli. Con il tempo ho affinato la ricerca e li trovo. Il porcino è una delizia quando è nascosto tra le foglie.

swissinfo.ch : Hai mai provato a cantare qualcosa sottovoce prima di entrare in campo?

P.M.: Sì, qualche volta mi è capitato di cantare il motivetto della mia primissima interpretazione. (ride divertito) Avevo 7 anni e mi piaceva da matti “A mosca cieca” la canzone vincitrice dello zecchino d’oro del 1981,cantata dal mitico Michael Burke.

Ambra Craighero, swissinfo.ch, Brescia

Paolo Meneguzzi nasce il 6 dicembre 1976 a Mendrisio.

Si mette in luce per la prima volta nel 1996, vincendo il Festival di Viña del Mar, in Cile.

Nel 2001 partecipa per la prima volta al Festival della canzone italiana di Sanremo, terminando al settimo posto con il brano “Ed io non ci sto più”. Nello stesso anno pubblica anche il suo primo album.

Nel 2002 pubblica il suo primo singolo di successo, “In nome dell’amore”.

Nel 2004 partecipa per la seconda volta al Festival di Sanremo, piazzandosi al quarto posto con la canzone “Guardami negli occhi”. Nel 2005 non si qualificherà invece per la finale, mentre nel 2007 e 2008 concluderà al sesto posto.

Nel 2008 rappresenta la Svizzera all’Eurofestival con il brano “Era stupendo”.

Nel 2010 è prevista l’uscita di un nuovo album.

L’associazione Nazionale Italiana Cantanti è stata fondata nel 1981 con l’obiettivo di sostenere dei progetti di solidarietà, in particolare destinati al mondo dell’infanzia.

In queste 28 anni d’attività, l’associazione ha organizzato oltre 470 manifestazioni e ha raccolto circa 56 milioni di euro.

Tra i cantanti che hanno indossato la casacche della nazionale vi sono Gianni Morandi, Zucchero Fornaciari, Riccardo Fogli, Umberto Tozzi, Franco Battiato, Luca Carboni, Luca Barbarossa, Claudio Baglioni, Ligabue, Marco Masini, Eros Ramazzotti…

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