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Parmalat: anche l’UBS nel mirino degli inquirenti

Il cerchio si stringe anche attorno all'UBS Keystone

L’UBS ignora di essere nel mirino degli inquirenti ma secondo l’agenzia Ansa la procura di Milano ha formalizzato l’apertura di un’inchiesta contro sette banche tra cui il colosso elvetico.

L’accusa è di aver contribuito a celare il reale stato di insolvenza della Parmalat.

Il nodo, a poco a poco si è stretto anche attorno alle banche straniere. Ora è ufficiale. Secondo l’agenzia Ansa la procura di Milano, titolare di una parte dell’inchiesta Parmalat, ha aperto un’indagine contro sette banche cioè Bank of America, Citigroup, Deutsche Bank, Morgan Stanley, Banca Popolare di Lodi, la società di gestione Nextra e, appunto, l’UBS.

L’UBS nega

Per il momento i vertici del colosso finanziario elvetico negano di essere nel mirino degli inquirenti. “Non abbiamo conoscenza di un’inchiesta formale contro UBS, né contro nessuno dei nostri salariati”, ha detto il portavoce Mark Branson.

Tuttavia, lunedì, il procuratore elvetico Pier Luigi Pasi, è comparso a Milano e in seguito a Parma in compagnia dei tre giudici milanesi che indagano sul crac di Collecchio.

Dall’incontro non è emerso nulla. Si sa tuttavia che nel registro degli indagati sono finiti anche una decina di funzionari o ex-funzionari (i cui nomi rimangono segreti) delle sette banche, che negli ultimi tempi avrebbero condotto operazioni finanziarie per conto della Parmalat.

Sospetto di riciclaggio

Tutto ciò va ad aggiungersi alle inchieste aperte recentemente dalla magistratura elvetica per sospetto riciclaggio con fondi provenienti dal dissesto finanziario del gruppo alimentare parmense. In Svizzera le persone indagate sarebbero quattro.

Da settimane il tam-tam attorno alle banche, soprattutto estere si era fatto sempre più insistente. Le perquisizioni alla Bank of America e via via a tutte le altre si sono concluse la scorsa settimana con la visita della guardia di finanza nelle sedi milanesi dell’UBS.

E’ proprio la banca elvetica che in queste ore sembra intrigare in modo particolare gli inquirenti italiani. Lunedì scorso, secondo quanto riferisce il Sole 24 ore, i Pm milanesi hanno sentito un ex-dipendente dell’UBS per un intero pomeriggio.

Operazioni complesse

Sotto la lente degli investigatori ci sarebbe in particolare l’emissione di 420 milioni di euro in obbligazioni curata proprio dalla big elvetica, lo scorso luglio, per conto della Parmalat.

Il colosso agroalimentare ne avrebbe incassato solo 400. I 20 milioni di differenza, sarebbero serviti per aumentare il rendimento delle obbligazioni – come dice l’UBS – oppure, come afferma il rapporto di Price Waterhouse del 26 gennnaio scorso, avrebbero coperto le commissioni della banca svizzera. Se così fosse, si tratterebbe di una cifra molto superiore al normale.

Parmalat utilizzò una parte di questi soldi (290 milioni) per sottoscrivere obbligazioni del Banco Totta, la filiale portoghese dello spagnolo Banco Santander.

Ma, come scrive il Sole 24 ore, di fatto fu l’UBS a sottoscrivere titoli Totta per conto della Parmalat, proteggendo però il suo credito attraverso un complesso sistema di credit link.

In caso di insolvenza della Parmalat, l’UBS avrebbe infatti recuperato i soldi proprio dalla banca portoghese. Operazioni, va precisato, del tutto legali, e usate molto di frequente nell’ambiente bancario.

Tuttavia, su questo credito esiste ora il rischio di revocatoria, cioè il rischio che la banca elvetica perda il diritto di recuperare i suoi 290 milioni di euro.

Questo, evidentemente, solo a condizione che i magistrati riescano a provare che chi ha curato l’operazione conosceva l’effettivo stato critico in cui versava il gruppo di Collecchio. Di qui il sospetto nei confronti dell’UBS di concorso in aggiotaggio.

A questo proposito, il Ceo dell’UBS Peter Wuffli ha assicurato che la banca non sapeva delle difficoltà finanziarie della Parmalat quando ha sottoscritto in luglio le obbligazioni del gruppo agroalimentare, cinque mesi prima del crack.

“E’ facile a posteriori, ma quando si guardava Parmalat qualche mese fa – ha detto Wuffli – il gruppo appariva corretto e non un’impresa marcia.”

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

Bank of America, Citigroup, Deutsche Bank, Morgan Stanley, Banca Popolare di Lodi, la società di gestione Nextra e l’UBS sono indagate dalla procura di Milano.

Martedì, l’UBS, la maggiore banca svizzera, ha annunciato il secondo miglior risultato della sua storia. L’utile netto ha raggiunto nel 2003 i 6,385 miliardi di franchi, in progressione dell’81% rispetto all’anno precedente.

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