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«Difendiamo una Svizzera aperta, solidale, più giusta»

"Siamo un partito con un’identità molto forte", afferma il presidente del Partito socialista svizzero, Christian Levrat, che si dice ottimista per le elezioni federali del 18 ottobre 2015. Monika Flueckiger/EQ Images

Condizioni di lavoro dei dipendenti anziani e delle donne, tutela di un sistema pensionistico favorevole al ceto medio e ai bassi redditi: sono tra le tematiche su cui il Partito socialista svizzero (PS) metterà l’accento nella prossima legislatura. Intervista del presidente Christian Levrat.

Le relazioni con l’Unione europea e la politica migratoria sono tra i dossier più scottanti nelle mani della Confederazione. Secondo il senatore friburghese Christian LevratCollegamento esterno, che dal 2008 guida il PSCollegamento esterno, si dovranno sciogliere i nodi con misure di politica sociale ed economica all’interno della Svizzera. Cruciale sarà rispondere con provvedimenti efficaci alle attese dei dipendenti anziani, esposti al rischio di estromissione dal mercato del lavoro, analizza il 45enne.

swissinfo.ch: Quali sono le due priorità assolute del PS per la prossima legislatura?

L’intervista è stata realizzata in marzo.

Ch. L.: Il lavoro e le pensioni sono le due tematiche fondamentali per i socialisti. Al centro delle nostre preoccupazioni ci sono l’impiego dei dipendenti anziani e le condizioni di lavoro delle donne, così come il mantenimento del regime di pensionamento favorevole al ceto medio e ai bassi redditi.

Il PS è stato il padre dell’AVS (Assicurazione vecchiaia e superstiti) e ne è il garante: vogliamo continuare a svolgere questo ruolo, con la consapevolezza che il dibattito politico verterà anche altre importanti tematiche, quali la questione europea e la politica migratoria.

swissinfo.ch: Fino a che punto il PS è disposto ad andare per preservare gli accordi bilaterali con l’UE?

Ch. L.: Per me è evidente che occorre mantenerli. Penso che la partita non si giocherà tanto nel campo della politica estera, bensì in quello della politica interna. Si giocherà sulle misure di accompagnamento, su misure di politica sociale ed economica, che il PS è pronto ad adottare per far sì che la prosperità relativa del nostro paese vada maggiormente a profitto dei ceti bassi e medi.

Concretamente occorrono un più forte impegno nella formazione, soprattutto dei giovani e delle donne, una rivalutazione dei salari in certi rami economici, controlli efficaci nel mercato del lavoro, disposizioni che consentano ai dipendenti anziani di mantenere il posto di lavoro.

La questione dei dipendenti anziani è determinante. Proponiamo di restringere le possibilità di licenziamento di dipendenti che hanno più di 50 anni di età, un accompagnamento con misure di riqualifica e dei sistemi di pensionamento flessibile affinché ci si possa disimpegnare poco a poco dal mondo professionale.

swissinfo.ch: Che ricette suggerisce il PS per contrastare il franco forte?

Ch. L.: Ci sembrano indispensabili quattro misure. La prima è ristabilire una soglia del tasso di cambio, poco importa che sia implicita o esplicita. L’essenziale non è che il direttore della Banca nazionale (BNS) annunci formalmente una soglia del tasso di cambio, bensì che i mercati comprendano che la BNS ha fissato un limite e che non lascerà apprezzare il franco in modo irragionevole.

La seconda sono investimenti dello Stato nel campo dell’innovazione e della ricerca. La maggior parte degli Stati vicini e degli Stati concorrenti della Svizzera sostengono di più le imprese che creano posti di lavoro.

Terza misura: impedire che le aziende abusino del pretesto del franco forte per adottare tutta una serie di provvedimenti che peggiorano le condizioni di lavoro dei salariati.

Quarto tipo d’intervento: far sì che i guadagni nei tassi di cambio realizzati dagli importatori e dalla grande distribuzione si ripercuotano anche sui consumatori. Ciò comporta probabilmente un riesame del diritto dei cartelli. Praticamente tutto quanto è vietato in tutti gli stati occidentali in materia di cartelli economici, di abuso di posizione dominante sul mercato, in Svizzera è autorizzato. È necessario un sistema di concorrenza più efficace.

Altri sviluppi

swissinfo.ch: Negli ultimi anni l’islam ha fatto scorrere fiumi di inchiostro – minareti, velo, terrorismo. Secondo il PS, quale posto deve avere la religione musulmana nella società svizzera?

Ch. L.: La maggior parte dei cantoni riconosce tre religioni ufficiali: protestante, cattolica ed ebraica. Sono dell’opinione che si debba estendere questa lista all’islam: l’islam della Svizzera. Si deve rendere visibile questa religione, permettere ai musulmani di vivere tranquillamente la loro religione, formare degli imam in Svizzera.

Ci si deve assicurare che questi imam padroneggino una lingua nazionale, che conoscano i valori fondamentali sui quali si basa la nostra società. Da noi non c’è bisogno di imam salafiti.

L’università di Friburgo ha un progetto interessante con un istituto islamico che deve permettere di approfondire il dialogo delle religioni. È una vecchia università cattolica, con una forte presenza dominicana: mi sembra il luogo ideale per un dialogo tra le religioni e una formazione per teologi musulmani in Europa.

swissinfo.ch: Il PS aveva deciso di lanciare un’iniziativa popolare per introdurre degli accrediti per figli. Nel frattempo l’avete sospesa. La questione non vi preoccupa più?

Ch. L.: Al contrario. Ma dapprima volevamo concentrarci sulla campagna contro l’iniziativa del Partito popolare democratico per esentare dalle imposte gli assegni per i figli, perché, a causa della progressività delle imposte, sarebbe andata principalmente a vantaggio delle famiglie agiate.

In seguito vogliamo aspettare un rapporto cifrato promesso dal Dipartimento federale delle finanze, che permetta di valutare la fattibilità del nostro progetto di “accredito per figli”, ossia una deduzione dalla fattura delle imposte dello stesso importo per ogni figlio, accordata ad ogni famiglia. La ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ha detto di essere favorevole all’idea.

È un progetto serio e lo porteremo avanti in parlamento. Pensiamo di riuscire ad ottenere una maggioranza con l’appoggio della ministra delle finanze e di tutti coloro che per mesi hanno spiegato che la politica familiare era la loro priorità. Il sistema che proponiamo è efficace, perché è mirato alle famiglie che hanno più bisogno di aiuto.

swissinfo.ch: Il 2015 è iniziato male per i socialisti, che alle elezioni cantonali di Basilea Campagna sono stati estromessi dal governo, dove sedevano da 90 anni. I risultati delle varie elezioni cantonali sono indicativi in vista delle federali o l’obiettivo del PS per ottobre di progredire dal 18,7 al 20% dei voti resterà invariato?

Ch. L.: È un obiettivo molto modesto e ho la sensazione che stiamo andando nella buona direzione. Siamo un partito con un’identità molto forte. In questi ultimi anni abbiamo fornito la prova della nostra forza propositiva.

Le nostre posizioni sono chiare e coerenti: difendiamo una Svizzera aperta, solidale, più giusta. Vogliamo rafforzare i diritti umani e riteniamo che il diritto internazionale sia la miglior protezione per un paese molto piccolo in un universo globalizzato, che difendere il diritto invece della forza sia una questione di sopravvivenza per la Svizzera. Sono molto ottimista per le elezioni federali.

Partito socialista svizzero

Fondato nel 1888, il Partito socialista svizzero (PS) si è nettamente rafforzato dopo l’introduzione del sistema di elezione proporzionale, nel 1918.

Dal 1928 al 1979 il PS ha raccolto il maggior numero di voti nelle elezioni federali per la Camera del popolo. Attualmente figura in seconda posizione, dietro all’Unione democratica di centro.

Dopo aver aumentato il proprio elettorato tra il 1991 e il 2003, nel 2007 i socialisti hanno perso 3,8 punti percentuali, slittando al 19,5% dei suffragi. La discesa è proseguita alle elezioni del 2011: il PS si è fermato al 18,7% dei voti.

Principale rappresentante da sempre della sinistra, il PS ha avuto accesso per la prima volta al governo svizzero nel 1943, ottenendo un mandato.

Dal 1959 detiene due seggi nell’esecutivo federale. Attualmente è rappresentato in governo dalla ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga e dal ministro dell’interno (socialità e cultura) Alain Berset.

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