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Passaporto: nessun assegno in bianco allo Stato

Keystone

Contestato da un referendum, il passaporto biometrico è stato approvato domenica in votazione federale, con appena 5 mila voti di scarto. Un risultato che esprime una fiducia limitata nei confronti della decisione delle autorità di archiviare le informazioni biometriche in una banca dati centralizzata.

Seguendo l’esempio di una cinquantina di paesi, anche la Svizzera introdurrà definitivamente dal 2010 il passaporto biometrico. Il nuovo documento d’identità, che suscitava forti resistenze, è stato accettato questa domenica dal 50,1 % dei votanti.

Chiamati a scegliere tra i vantaggi di oggi del passaporto biometrico – libertà di viaggio, maggiore sicurezza – e i rischi di domani – sorveglianza dei cittadini da parte dello Stato attraverso la banca dati – gli svizzeri hanno finalmente adottato la prima opzione. Ma con grande riserva, come dimostra l’esito dello scrutinio, uno dei più serrati dal Dopoguerra.

Il magrissimo “sì” emerso dalle urne indica chiaramente che l’elettorato non è disposto ad accordare un assegno in bianco alle autorità sulla questione della protezione dei dati e della salvaguardia delle libertà individuali. E che il governo e il parlamento dovranno quindi tenere debitamente conto in futuro delle perplessità e delle preoccupazioni sollevate dagli oppositori, sia a destra che a sinistra.

Conforme agli standard internazionali

Per convincere l’elettorato, le autorità avevano ampiamente illustrato i vantaggi del passaporto biometrico durante la campagna elettorale. Il documento d’identità, dotato di un microchip sul quale sono registrati i dati personali, è conforme ai nuovi standard di sicurezza richiesti dal governo americano e dall’Unione europea.

Permetterà quindi ai cittadini elvetici di recarsi negli Stati uniti senza richiedere un visto e consentirà alla Svizzera di adempiere alla nuova regolamentazione dello Spazio di Schengen, a cui la Confederazione ha aderito nel dicembre scorso.

Il documento d’identità sarebbe inoltre molto più sicuro contro eventuali tentativi di falsificazione: ogni anno oltre 13’000 passaporti con la croce bianca vanno persi o vengono rubati. E, oltretutto, costerà soltanto 140 franchi, contro i 250 del passaporto messo in circolazione nel 2006.

Strumento di controllo dei cittadini

L’esito dello scrutinio lascia però trasparire che le autorità non sono riuscite a fornire argomentazioni altrettanto convincenti per giustificare la decisione di archiviare le informazioni biometriche del passaporto, tra cui le impronte digitali, in una banca dati centralizzata – il punto che ha sollevato maggiori critiche durante la campagna elettorale.

Secondo gli oppositori, la banca dati voluta dal governo e dalla maggioranza del parlamento rappresenta una minaccia per la protezione dei dati e le libertà individuali, in quanto potrebbe permettere un giorno allo Stato di disporre di uno strumento di controllo dei cittadini.

Ancora oggi molti svizzeri non sembrano aver digerito pienamente lo “scandalo delle schedature” venuto alla luce negli anni ’80, quando le autorità avevano ammesso di aver raccolto durante la Guerra fredda centinaia di migliaia di schede di cittadini e organizzazioni politiche, in particolare di sinistra. Introducendo il passaporto biometrico nell’estate scorsa, la stessa Unione europea ha peraltro preferito rinunciare alla banca dati.

Maggioranza di cantoni contrari

Le riserve nei confronti del punto debole del progetto governativo sono emerse in votazione un po’ in tutte le regioni del paese, sia in quelle generalmente più progressiste della Romandia che in quelle più conservatrici della Svizzera tedesca. Il passaporto biometrico è stato addirittura bocciato da una maggioranza di cantoni.

Il governo dovrà quindi tenerne conto già in un prossimo futuro, in vista della ventilata introduzione di una nuova carta d’identità biometrica, le cui informazioni potrebbero venir archiviate a loro volta nella banca dati centralizzata. Le autorità sono inoltre chiamate a garantire che questi dati non vengano impiegati un giorno per altri scopi, come temono gli oppositori al passaporto biometrico.

Chiaro sì alle medicine complementari

Senza sorprese invece l’esito del secondo oggetto sottoposto questa fine settimana a votazione federale. Oltre i due terzi dei votanti hanno approvato la proposta di ancorare nella Costituzione federale le medicine complementari.

Con questo voto, il popolo svizzero ha espresso chiaramente la sua volontà di far reintegrare le terapie alternative nell’assicurazione di base. Nel 2005 il governo aveva infatti stralciato cinque medicine complementari – omeopatia, fitoterapia, terapia neurale, medicina cinese e medicina antroposofica – dal catalogo delle prestazioni obbligatorie fornite dalle casse malati.

Secondo le argomentazioni fornite allora dal Consiglio federale, le terapie alternative non avevano dimostrato scientificamente la loro efficacia e pesavano quindi inutilmente sull’assicurazione di base, già gravata dalla crescita galoppante dei costi della salute.

Sostegni in ogni regione della Svizzera

La decisione aveva però scontentato una buona fetta della popolazione. La maggior parte degli svizzeri non sembrano infatti far affidamento soltanto sulla medicina tradizionale: circa il 70% ricorrono regolarmente o saltuariamente anche alle terapie alternative.

Lo scrutinio di questa domenica evidenzia inoltre che le medicine complementari godono di grandi sostegni in ogni parte della Svizzera: la loro iscrizione nella Costituzione federale è stata approvata in ogni regione linguistica del paese e nei cantoni di città come in quelli di campagna.

Nonostante il continuo aumento dei premi delle casse malati, diventati quasi insostenibili per molti assicurati, il risultato di questa votazione non può stupire. Chiamati a scegliere tra una riduzione del ventaglio di terapie ed un ulteriore sacrificio finanziario, gli svizzeri hanno dimostrato ancora una volta di non voler rinunciare a nessun costo a quello che viene generalmente considerato il bene più prezioso, ossia la propria salute.

Cantiere ancora aperto

Dopo questo voto, bisogna però ancora vedere in che modo e con quali tempi il governo e il parlamento vorranno reintegrare le medicine complementari nell’assicurazione di base. Per il responsabile della pubblica sanità Pascal Couchepin, che 4 anni fa aveva difeso il loro stralcio, le terapie alternative non rappresentano di certo una priorità, ma piuttosto un ulteriore fattore di spese e di complicazioni.

E il cantiere dei costi della salute sembra già attualmente fin troppo complesso per il consigliere federale: anche le sue ultime proposte volte a contenere le spese, presentate pochi giorni orsono, hanno sollevato un’ondata di critiche e di opposizioni.

Pascal Couchepin non è ancora riuscito a trovare la formula per convincere tutte le parti in causa – assicurati, medici, ospedali, industrie farmaceutiche e casse malati – a uscire dalla logica della difesa di interessi settoriali e ad accettare delle rinunce. La battaglia sul dossier della salute si preannuncia quindi ancora molto lunga e probabilmente ricca di nuove votazioni federali.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Passaporto biometrico

: 953’136 (50,1%)
No: 947’632 (49,9%)


Medicine complementari

: 1’283’838 (67%)
No: 631’908 (33%)

Partecipazione: 38,3%

Il nuovo documento di identità, che dovrebbe essere introdotto nel 2010, contiene un microchip, sul quale vengono registrati elettronicamente i dati personali, tra cui un’immagine del viso e due impronte digitali.

Un apposito apparecchio permette di leggere questi dati e di confrontarli con il viso e le impronte digitali della persona che esibisce il passaporto.

La modifica di legge approvata dal parlamento prevede anche l’archiviazione di tutti i dati del passaporto nel Sistema d’informazione sui documenti d’identità (ISA), creato nel 2003.

Le cinque medicine alternative più diffuse in Svizzera sono l’omeopatia, la fitoterapia, la terapia neurale, la medicina tradizionale cinese e quella antroposofica.

Incluse provvisoriamente nel 1999 nel catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione obbligatoria, a condizione che fossero praticate da medici con il certificato di capacità FMH, esse sono state stralciate nel 2005.

La decisione si è basata sulle conclusioni del programma di valutazione (PEK), eseguito su incarico della Confederazione, secondo cui l’efficacia delle cinque medicine in questione non è scientificamente provata. Il PEK è stato contestato da più parti.

Nel frattempo, i sostenitori delle medicine dolci avevano lanciato un’iniziativa popolare che chiedeva di iscrivere nella Costituzione federale il principio della “completa considerazione della medicina complementare” da parte di Cantoni e Confederazione. In poco tempo i promotori hanno raccolto quasi 140mila firme.

Il parlamento le ha opposto un controprogetto indiretto, che ha mantenuto lo stesso articolo senza il termine “completa”. I promotori dell’iniziativa hanno allora ritirato il loro testo.

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