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Passione per il cinema, a quattordici anni la prima scintilla

Una scena del film svizzero "Fuori dalle corde" in concorso al Festival di Locarno

Come tutti i ragazzini, anche Fulvio Bernasconi al cinema ci andava per stare con le amiche. Poi è giunto l'interesse, è sbocciata la passione ed è arrivata la professione.

Alla 60esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno il giovane regista ticinese rappresenterà la Svizzera nella corsa al Pardo d’oro. Ritratto.

Alto, atletico, Fulvio Bernasconi giunge al nostro appuntamento in bicicletta. Maglietta bianca, occhiali scuri, stanco ma rilassato, scambiamo quattro chiacchiere, a ruota libera. Socievole, aperto, franco, diretto, non ama riempirsi la bocca di concetti preziosi.

“Al cinema ci andavo per stare soprattutto con le amiche. Solo dopo – racconta a swissinfo Fulvio Bernasconi – ho cominciato ad interessarmi ai film. Ricordo con grande precisione un episodio che ha sicuramente contribuito a spingermi dove sono”.

“Un giorno vedo sul giornale una foto di un film di Michel Beltrami. Avevo quattordici anni e mi ricordo di avere formulato la seguente riflessione: ma i film si possono fare anche qui, non solo a Hollywood. E da quel giorno quella foto si annidata in me e non mi ha più lasciato”.

Dopo gli studi in Scienze politiche, Fulvio Bernasconi ha frequentato la scuola di cinema a Losanna nel periodo d’oro di quello che allora era il DAVI (Scuola cantonale d’arte di Losanna), la prima vera scuola di cinema in Svizzera. Terminata la formazione, ha avuto la fortuna di lavorare subito come regista.

L’adrenalina, dietro la cinepresa

“Che si tratti di un documentario o di una fiction – spiega Bernasconi – amo moltissimo le riprese. Amo sentire l’adrenalina legata al fare, che si sprigiona nell’azione. Io sono piuttosto un uomo di azione, che non sta mai fermo. Fa parte del mio processo creativo”.

“Nella mia professione mi piace tutto, è chiaro, ed è una grande fortuna poter svolgere un lavoro che si ama. Poter fare il regista è già bello, di per sé. E’ quello che tutti sognano quando frequentano una scuola di cinema”. Fulvio Bernasconi sa perfettamente che muoversi nel mondo del cinema non è facile, poco importa dal paese da cui provieni.

“Quando il mio lavoro di diploma è stato acquistato dalla rete televisiva culturale ARTE, mi sono detto che allora forse ce l’avrei davvero fatta”. Ben sapendo che il talento non basta, occorre impegnarsi, lavorare e ancora lavorare.

Pardi di domani….crescono

“Fuori dalle corde” è l’unico film svizzero in corsa per il Pardo d’oro. E a rappresentare i colori elvetici in un Festival nato in Ticino, è proprio un ticinese. Che effetto fa? Fulvio Bernasconi sorride. “Sono molto contento di essere stato inserito nel concorso internazionale….è quasi il coronamento di un percorso”.

In che senso? “Locarno per me è quasi come una scuola di sci: ho frequentato tutte le classi. Sono stato presente in diverse sezioni: dai Pardi di domani ai Cinéastes du présent…e ora eccomi alla prova regina: il concorso internazionale. Al di là della battuta, per me tutte queste tappe segnano un percorso naturale e di evoluzione nel mio lavoro. E chissà, magari un giorno sarò anche in Piazza Grande”.

Da giovane regista, lo sguardo che Fulvio Bernasconi porta sul cinema svizzero è piuttosto positivo. Ma è perfettamente consapevole che per il cinema non Hollywoodiano la situazione non è proprio rosea. “Rispetto a trent’anni fa – osserva Bernasconi – il cinema europeo è in crisi”.

Una questione di cultura? “In parte sì. Per gli americani, in generale, il cinema è un giocattolone, uno strumento ludico, una fabbrica di divertimenti che ha portato il pubblico in una certa direzione. C’è poi anche una questione di mezzi, che alle nostre latitudini sono inimmaginabili”.

Tra le righe di “Fuori dalle corde”

Per realizzare il suo film, Fulvio Bernasconi si è basato sulla sua esperienza personale e sulla realtà: da un lato i ricordi legati a quando ha vissuto con i senza tetto di Ginevra mentre girava un documentario, dall’altro lato gli incontri clandestini di pugilato nelle piscine vuote.

“L’immagine degli incontri di boxe nelle piscine vuote mi è parsa subito molto forte e una metafora visiva della violenza – presente anche nei posti più impensabili, come appunto tra i senza tetto dove atavici istinti prendono il sopravvento – e dell’opulenza della nostra società”.

“A questo progetto – precisa Bernasconi – ho lavorato molto. La storia è cambiata, è cresciuta negli anni, è diventata più forte con il passare del tempo. Ho poi cominciato a pensare alla scenografia, agli attori, alle riprese. E ora sono qui, a Locarno”.

Ricordando Max Frisch

Per Fulvio Bernasconi un film non deve essere solo tecnicamente perfetto. “Il film è comunque uno strumento di comunicazione e, come tale, deve trasmettere emozioni, deve toccare il pubblico, deve interpellarlo. Per un regista capire questa dimensione è fondamentale. Ma ci vuole anche amore e determinazione per la propria opera. Bisogna portarla, giorno per giorno, fino alla fine”.

“Un regista cerca sempre di fare il film migliore possibile. E per me il film migliore è quello che il pubblico sa amare ed apprezzare. Ciò non significa – sottolinea il cineasta ticinese – fare dei compromessi o delle concessioni ai gusti del pubblico, ma significa offrire dei messaggi. Mi viene in mente Max Frisch quando dice che il ruolo dell’intellettuale è cercare la verità al di là dei propri interessi. E questa riflessione è un po’ la guida del mio lavoro”.

Le fatiche delle riprese, del montaggio e della produzione sono ormai alle spalle. “Fuori dalla corde” viene ora consegnato al pubblico. Fulvio Bernasconi, un ultimo pensiero? “Se, come dice Billy Wilder, il pubblico porta a casa qualcosina per sé, non è male”.

swissinfo, Francoise Gehring, Locarno

L’unico film svizzero in corsa per il Pardo d’oro al Festival internazionale del film di Locarno, è diretto dal ticinese Fulvio Bernasconi. Il film, una fiction di 90 minuti, sarà presentato domenica 5 agosto alle 16.15 al Fevi nel quadro del concorso internazionale.

Fulvio Bernasconi è nato nel 1969, è regista di fiction e documentari. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Ginevra nel 1991, è diplomato in Regia alla Scuola Cantonale d’Arte di Losanna (DAVI). Al suo attivo ha diversi lavori:

Bad Trip to Mars (1996), fiction – premio della Giuria dei Giovani al Festival di Locarno; 200 anni d’acqua (1998), documentario istituzionale per il 200mo anniversario del Canton Ticino; Generazione disoccupazione (1998), documentario per la trasmissione Rebus – TSI; ID Swiss (1999), nominato per il Premio del Cinema Svizzero nella categoria “miglior documentario”; Les créatures futures (2000), documentario per la trasmissione “VIVA” –TSR; L’ospedale (2000), documentario per TSI e TSR; SwissLove (2002), fiction interattiva per l’Expo02; La Diga (2003); Tv-movie, diffuso su Arte, TSR, TSI, SF1.

“Fuori dalle corde” racconta la storia di Mike, giovane pugile italiano di Trieste. Un uomo in crisi, come molti altri trentenni ancora pieni di speranze. Il sogno che Mike condivide con la sorella Anna è quello di diventare campione, e in fretta. Ma la realtà, come spesso accade, si rivela dura, aspra, e a volte pericolosa.

Mike si lascia sedurre dagli incontri di boxe clandestini, comincia a vincere ed a guadagnare bene, ma presto si rende conto che non è questo l’universo al quale vuole appartenere, ed uscirvi è più difficile di quanto si aspettasse.

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