Prospettive svizzere in 10 lingue

La donna dei misteri

Keystone

Per la regina americana del giallo la vita è stata un intreccio di tormenti che si rispecchiano nella sua opera. Un po’ dannata, un po’ misantropa e misogina – benché amasse le donne - ma molto carismatica. L’itinerante ed irrequieta Patricia Highsmith decide di fermarsi ad Aurigeno, in Valle Maggia. Dove isolarsi, circondata da gatti.

Autrice di 22 romanzi e 7 novelle, Patricia Hihgsmith ha lasciato agli Archivi letterari svizzeri più di 250 testi inediti. “Per sua espressa volontà – dichiara a swissinfo Stéphanie Cudré-Mauroux, responsabile del Fondo Patricia Hihghsmith agli Archivi – e grazie alla sua grandissima amicizia con il direttore dell’Ufficio federale della cultura David Streiff, i suoi scritti sono ora conservati in Svizzera. Nel nostro Paese – aggiunge l’archivista – Patricia ha trovato pace e tranquillità. E, soprattutto, ha avviato un rapporto di fiducia con l’editore elvetico Diogenes, che oggi gestisce i diritti mondiali di tutta la produzione letteraria della scrittrice americana”.

Secondo gli esperti, con la penna della giallista texana il romanzo poliziesco diventa un gioco cerebrale che coinvolge direttamente il lettore: a lui spetta il compito di sciogliere l’intrigo, raccogliere gli indizi. I suoi romanzi sono pervasi da una sorta di minaccia, di pericolo incombente. Ma le sue pagine vanno oltre il genere giallo, percorrono infatti le vie dell’esistenzialismo.

L’arte di mettere a disagio

L’angoscia, il male di vivere sono sempre più impresse sul volto e sul corpo dell’autrice americana. Non a caso, scrivono i biografi, si allontana dal mondo scegliendo come dimora Aurigeno, un piccolo paese ticinese fuori, appunto, dal mondo. “Ma Patricia ha lasciato gli USA – osserva ancora Cudré-Mauroux – anche perché non condivideva più quella cultura. Aveva bisogno di distanza. Per pensare, per scrivere. Ma dal Ticino continuava ad essere superinformata sulle vicende americane. E con la Svizzera ha avuto un rapporto di grande fiducia”.

Si era fatta delle amicizie, accuratamente selezionate. Ma rimaneva, per chi la volesse avvicinare, un osso duro. La celebre giornalista italiana Natalia Aspesi le fa visita nel 1987. Descrive l’incontro con Highsmith con dettagli molto crudi. Parla di un casolare “buio e punitivo, dalle finestre con le sbarre, dove vive con bottiglioni di birra sul tavolo e due gatti siamesi malaticci”, le galline che razzolano in cucina.

Parla dell’intervista, un’impresa titanica, “a cominciare dalla difficoltà di farsi aprire la porta dopo aver bussato invano per mezz’ora, resistere ai suoi mutismi”. Insomma Patricia, nel suo antro di Aurigeno, era maestra nell’arte di mettere a disagio i suoi interlocutori.

Una vita appartata

Trasandata, devastata dall’alcol, lacerata dalla vita, non ha mai avuto molti contatti con la gente del posto, a parte qualche rara amicizia. Nonostante avesse deciso di vivere nell’ombra, i suoi occhi a mandorla sapevano leggere la realtà con inaudita lucidità. “Chi sono io? Solo un riflesso negli occhi di chi mi ama” disse una volta di sé.

Un racconto dedicato al Ticino

Sollecitata dal quotidiano francese “Le Monde” scrive una breve storia ambientata in Ticino “A long way form hell”. Una storia, quella del contadino Luigi, che parla del Ticino rurale. E che finisce bene. Inspiegabilmente bene, rispetto all’intera opera letteraria della scrittrice. Quasi un atto di amore alla terra che l’ha ospitata per l’ultima stagione della sua vita.

Affascinata dal granito, dalla durezza della pietra, dalla natura selvaggia a tratti ostile come lei, Patricia Highsmith si trasferisce nelle Terre di Pedemonte, a Tegna. Nella sua casa, che ha imnmaginato, disegnato, progettato e costruito esattamente come voleva lei. E nella sua casa trascorre gli ultimi anni della sua vita.

Il suo vero nome è Mary Patricia Plangman. Patricia viene allevata dalla nonna, a New York. Una vita, la sua, piena di tormenti, di misteri, tortuosa.

Apertamente omosessuale, schiva, grande viaggiatrice, mostra nei suoi racconti un’ acuta capacità di esplorare con intuito, arguzia e intelligenza l’universo dei suoi personaggi.

In occasione di un suo viaggio in Europa, nel 1951, la regina americana del giallo elabora il suo futuro grande personaggio: Tom Ripley.

A partire dal 1963 percorre l’Europa fino ad approdare, negli anni Settanta, sulle rive del Lago Maggiore.
Un solo libro con un’impronta marcatamente svizzera: “Small little G.”, una storia ambientata nei circoli omosessuali di Zurigo.

Nasce il 19 gennaio 1921 a Fort Worth, Texas
Hitchcock nel 1951 trae da un suo racconto il film “Sconosciuti in treno”.

La sua celebrità è legata a Tom Ripley (personaggio enigmatico, spregiudicato, ladro, falsario e infine killer) che presenta nel 1955 nel suo romanzo “Il talento di Mr. Ripley”, da cui è stato tratto un lungometraggio.

Scrive una ventina di romanzi
Muore il 4 febbraio 1995 a Tegna, in Ticino

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR