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Pensione a 65 anni per tutti

Entrerà in vigore nel 2009 e a pagare la fattura dell'undicesima revisione dell'AVS saranno soprattutto le donne Keystone

Le due Camere del parlamento hanno appianato le ultime divergenze in merito all’undicesima revisione dell’AVS, che prevede il pensionamento a 65 anni per uomini e donne.

Vana l’opposizione della coalizione rosso-verde. Ora i socialisti minacciano il referendum.

L’undicesima revisione dell’Assicurazione vecchiaia ed invalidità (AVS) è praticamente giunta in porto. Punto chiave, il pensionamento a 65 anni per tutti. Nonostante l’opposizione di verdi e socialisti (PS), le due camere del parlamento hanno accettato la proposta della Conferenza di conciliazione incaricata d’appianare le ultime divergenze.

Il Consiglio nazionale ha approvato il testo in votazione con 100 voti a favore, 70 contrari e 14 astenuti, il Consiglio degli Stati con 32 voti contro 6. Il popolo potrebbe avere l’ultima parola in materia, visto che la sinistra minaccia il lancio di un referendum.

Paul Rechsteiner (PS) non ha nascosto il suo disappunto. A suo parere questa revisione, che in linea di principio dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2005, rappresenta «uno smantellamento dello stato sociale, il cui prezzo sarà pagato dalle donne, dalle vedove e dai pensionati».

Uguaglianza tra i sessi e flessibilità

La principale novità dell’undicesima revisione dell’AVS consiste nell’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne da 63 a 65 anni. La misura, che entrerà in vigore a partire dal 2009, metterà dunque sullo stesso piano uomini e donne. Le Camere hanno adottato questo cambiamento già lo scorso anno.

I due rami del parlamento sono rimasti divisi fino all’ultimo per quanto riguarda il pensionamento flessibile. Ci si è infine accordati sulla proposta dalla Conferenza di conciliazione: le donne nate tra il 1948 e il 1952 potranno andare in pensione a 64 anni (al posto dei 65 in vigore dal 2009), con una diminuzione della rendita meno forte rispetto a tutti gli altri assicurati. La riduzione raggiungerebbe al massimo il 3,4% al posto del 6,7% per un anno di pensionamento anticipato.

I costi sono valutati a 140 milioni. La proposta della Conferenza di conciliazione è un compromesso tra la soluzione zero degli Stati e i 250 milioni proposti all’ultimo momento dal Consiglio nazionale che, per favorire il pensionamento anticipato degli assicurati meno abbienti, aveva inizialmente chiesto 400 milioni.

Novità anche per vedove e orfani

Per quanto concerne le rendite delle vedove con figli, la Conferenza di conciliazione ha scelto il modello del Consiglio degli Stati. Lo stesso prevede di ridurre a tappe la loro pensione dall’ 80% al 60% della rendita AVS e di aumentare in cambio quella degli orfani dal 40% al 60%. Questo regime sarebbe introdotto sei anni dopo l’entrata in vigore dell’undicesima revisione dell’AVS. Risparmio previsto: 250 milioni.

La Conferenza di conciliazione ha proposto di continuare ad attribuire alla Confederazione il 17% (pari a 497 milioni) del gettito dovuto all’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). L’aumento era stato voluto proprio per finanziare l’AVS.

Lo Stato sarà così in grado di finanziare una parte delle sue prestazioni in favore dell’AVS. Il Consiglio nazionale aveva finora difeso un versamento diretto e integrale all’AVS di questa parte del punto IVA.

swissinfo e agenzie

L’undicesima revisione dell’AVS dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2009
Età di pensionamento: 65 anni per uomini e donne
Vedove senza figli con meno di 45 anni: le rendite saranno stralciate
Rendita di vedovanza scenderà dall’ 80 al 60%
Rendita orfani aumenterà dal 40 al 60%
Le misure dovrebbero permettere di risparmiare 927 milioni di franchi

Dopo innumerevoli discussioni le due Camere del parlamento elvetico hanno approvato il testo dell’undicesima revisione dell’AVS.

Insoddisfatta la sinistra che vede in questa riforma uno smantellamento dello stato sociale. A pagare il prezzo saranno soprattutto le donne e i pensionati.

Il partito socialista dovrebbe decidere il 5 ottobre se lanciare un referendum e dare così al popolo l’ultima parola.

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