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Per frenare la fuga di cervelli, la Svizzera copierà gli americani

Circa 400 persone altamente qualificate lasciano ogni anno la Svizzera per lavorare nei settori tecnologici di punta negli Stati Uniti Keystone

Sempre più giovani ricercatori elvetici sono attratti dagli Stati Uniti. Per frenare questa fuga di cervelli, la Svizzera si appresta a lanciare, nel 2001, un programma d'ispirazione americana per relazioni più strette fra mondo accademico e politico.

Per migliorare i rapporti tra scienza e politica, l’anno prossimo dovrebbe essere avviato a Berna, sotto la cupola federale, un progetto pilota, che ricalca l’esperienza americana.

Sono molti i giovani che ogni anno lasciano la Svizzera per trasferirsi in America. Tanti sono attratti dalla California, dove possono lavorare in modernissimi centri di ricerca nel campo delle tecnologie di punta o da Seattle, la città della Microsoft.

Altri si fermano sulla costa altantica. Il Massachussetts, lo stato di Boston, vanta oltre 100 college e università, tra cui il famoso MIT (Massachussetts Institute of Technology) e Harvard. Non è un caso se la Svizzera ha deciso, proprio recentemente, di migliorare la sua presenza a Boston inaugurando la “Swiss House”. Tra i suoi obiettivi c’è quello di intensificare i rapporti tra il mondo accademico dei due paesi, ma anche cercare di convincere giovani talenti a ritrovare la strada di casa. Insomma frenare la famosa “fuga di cervelli”, che preoccupa sempre più il mondo asiatico e occidentale.

Alcuni ricercatori restano solo qualche anno. Altri fanno radici. Si ritiene che circa 400 persone altamente qualificate lascino definitivamente ogni anno la Svizzera per gli USA. Una perdita notevole, se si calcola che la Svizzera spende circa un milione di franchi per ogni persona che giunge alla laurea.

“Molti arrivano con una borsa di studio elvetica e pensano di restare solo un paio di anni” precisa Johannes Kaufmann, consulente per la scienza e la tecnologia all’ambasciata svizzera di Washington. Molto spesso il soggiorno si prolunga di altri tre anni o anche più. Infatti, non è difficile per questi talenti poter ottenere un nuovo mandato da centri di ricerca americani o da istituti universitari.

Secondo Kaufamann, negli Stati Uniti i giovani devono lottare di meno contro la burocrazia e contro la scarsità di fondi. Gli istituti di ricerca o le università hanno mezzi. Quando un giovane bussa alle loro porte vogliono conoscere qual è l’idea e quanti soldi ci vogliono per realizzarla. Se il progetto convince, i mezzi vengono stanziati e il visto concesso.

A differenza della Svizzera, gli Stati Uniti investono sempre più nella ricerca e nello sviluppo. Negli ultimi tre anni, il preventivo pubblico in questo settore è aumentato di oltre il 30 percento. Nei prossimi anni, gli americani dovrebbero fare ancora di più. Investono sempre più perché, come si legge nel progetto sugli investimenti federali per la ricerca, gli Stati Uniti vogliono “salvaguardare il loro ruolo leader nel campo della scienza, ingegneria e tecnologia”.

Anche le imprese svizzera sono sempre più attratte dagli Stati Uniti. Se nel 1980 vi avevano investito 338 milioni di dollari in ricerca e sviluppo, nel 1997 gli investimenti elvetici hanno raggiunto quota 3382 milioni di dollari, di cui oltre 2000 nel campo della farmaceutica.

Nell’era della globalizzazione, la fuga di cervelli verso gli Stati Uniti indebolisce la posizione degli altri Paesi, compresa la Svizzera, che non riesce a tenere il passo con l’America. I fondi pubblici elvetici destinati alla ricerca e allo sviluppo subiscono gli effetti dell’attuale politica budgetaria improntata al rigore. Il mondo accademico elvetico guarda praticamente impotente.

Non così negli Stati Uniti, dove la scienza fa ben sentire la sua voce. “Ogni università americana ha un suo rappresentante qui a Washington” afferma Kaufmann, che si sforza di far conoscere in patria il modello statunitense.

In particolare, i parlamentari e le commissioni godono del sostengo di specialisti che li aiutano a capire meglio l’importanza e le conseguenze delle decisioni che sono chiamati a prendere. L’anno prossimo, secondo Kaufmann, dovrebbe prendere avvio in Svizzera un progetto pilota che ricalca questo modello. Per un anno, due specialisti dovrebbero operare come consulenti scientifici per la commissione della scienza, dell’educazione della cultura. Il finanziamento del progetto dovrebbe essere garantito da una fondazione. E’ un sistema che in America è attuato da 27 anni e che ha dato i suoi frutti.

Anna Luisa Ferro Mäder, Washington

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