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Petrolio in cambio di cibo: mea culpa di una ditta svizzera

"Oil for food" è stato lanciato per sostenere la popolazione irachena durante l'embargo Reuters

La società con sede a Ginevra Vitol si è dichiarata colpevole davanti a un tribunale statunitense per essere stata implicata nello scandalo "Petrolio in cambio di cibo" in Iraq.

La ditta, che dovrà versare 13 milioni di dollari alle autorità irachene, è una delle 37 imprese elvetiche menzionate nel rapporto della Commissione indipendente che ha indagato sullo scandalo.

Il procuratore del tribunale del distretto di Manhattan, Robert Morgenthau, ritiene che Vitol – ditta attiva nel commercio del petrolio – abbia versato mazzette per 13 milioni di dollari a responsabili del regime di Saddam Hussein per ottenere contratti petroliferi in Iraq. Le transazioni sarebbero avvenute tra il giugno del 2001 e il mese di settembre 2002.

Secondo il legale, Vitol si è pure macchiata di falsa testimonianza davanti agli inquirenti delle Nazioni unite, negando qualsiasi malversazione.

Oltre a dover rimborsare completamente le autorità irachene, ha indicato Morgenthau, la società con sede a Ginevra, che ha riconosciuto la sua colpevolezza, dovrà versare 4,5 milioni di dollari per le spese procedurali.

Petrolio in cambio di cibo… e denaro

Vintol è una delle 37 imprese elvetiche o con sede in Svizzera menzionate nel 2005 nel rapporto finale della Commissione indipendente – guidata dall’ex presidente della Federal Reserve, Paul Volcker – che ha indagato sulle malversazioni avvenute nell’ambito del programma “Oil for food”.

All’epoca, Vitol aveva «categoricamente» respinto le asserzioni che la riguardavano contenute nel documento.

In vigore dal 1996 al 2003, il programma “Petrolio in cambio di cibo” permetteva a Baghdad – allora sotto embargo – di vendere petrolio e di acquistare in cambio beni di consumo correnti. Il governo iracheno l’aveva però aggirato, tramite fatture gonfiate e vendite parallele per diversi milioni di dollari. Lo scandalo venne alla luce nel gennaio 2004, quando un giornale iracheno pubblicò una lista di persone e aziende che avevano beneficiato delle manipolazioni illecite.

Secondo la Commissione Volcker, oltre la metà delle 4500 società che parteciparono al programma dell’ONU per l’Iraq hanno pagato a Saddam Hussein sovrapprezzi illegali e tangenti per un totale di 1,8 miliardi di dollari.

Per questo dossier, in Svizzera sono ancora pendenti numerose procedure penali.

Svizzera tra i maggiori acquirenti

Il Dipartimento federale dell’economia aveva in passato comunicato che la Svizzera è stata il terzo maggior acquirente di petrolio dell’Iraq nel quadro del programma dell’ONU, dopo la Russia e la Francia.

In sette anni, aziende presenti nella Confederazione ne hanno acquistato per circa 3,5 miliardi di dollari, pari al 5% del totale. A questi si sono aggiunti quelli di importanti quantitativi di petrolio che l’Iraq aveva inizialmente assegnato ad altre ditte estere.

Complessivamente, 75 aziende con sede in Svizzera hanno ottenuto l’apposito permesso della Segreteria di Stato dell’economia di acquistare petrolio iracheno in virtù dei contratti autorizzati dall’ONU.

swissinfo e agenzie

Il programma “Petrolio in cambio di cibo” era stato lanciato dalle Nazioni Unite per permettere al governo iracheno di vendere limitate quantità di petrolio in cambio di beni di consumo correnti.

Il programma, in vigore dal 1996 al 2003, ha rappresentato un’eccezione al regime di sanzioni internazionali imposto all’Iraq di Saddam Hussein dopo l’invasione del Kuwait nel 1991.

Complessivamente, sono state effettuate transazioni per circa 64 miliardi di dollari.

Secondo la Commissione indipendente che ha poi indagato sulle malversazioni, oltre la metà delle 4’500 società che vi parteciparono pagarono sovrapprezzi illegali e tangenti a Saddam e alla sua cerchia per ottenere barili di petrolio.

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