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Più concorrenza per l’agricoltura svizzera

La politica agricola svizzera è un tema caldo da diversi anni Keystone

Per il settore primario svizzero è necessario un cambiamento di rotta radicale e lo Stato deve disimpegnarsi. È quanto chiede in uno studio pubblicato giovedì il laboratorio di idee Avenir Suisse.

L’Ufficio federale dell’agricoltura ha dal canto suo pubblicato il Rapporto agricolo 2006, nel quale si constata che il reddito medio dei contadini è calato.

Entro 15 anni dazi doganali e misure di sostegno al mercato agricolo dovranno essere aboliti, i pagamenti diretti trasformati in un sistema di contratti di prestazione e il diritto fondiario rurale abrogato.

Sono le proposte contenute in uno studio intitolato “Befreite Bauer” (“Il contadino liberato”) presentato giovedì a Berna da Avenir Suisse.

Secondo il laboratorio di idee, il sistema attuale frena i cambiamenti strutturali e ostacola quei contadini che hanno idee innovative.

In Svizzera – rileva Avenir Suisse – annualmente l’8% delle spese della Confederazione sono consacrate all’agricoltura, anche se questo settore contribuisce solo con lo 0,9% al prodotto interno lordo del paese.

Diminuire i prezzi

Il radicale mutamento di rotta dovrebbe essere guidato dagli stessi imprenditori agricoli, mentre lo Stato si incaricherebbe solo di determinare le condizioni quadro.

Il principale vantaggio sarebbe quello di arrivare a diminuire nettamente i prezzi delle derrate alimentari in Svizzera.

I mezzi che la Confederazione stanzia attualmente per l’agricoltura, in particolare i pagamenti diretti, dovrebbero essere ridimensionati e ridefiniti per compensare prestazioni specifiche, come la cura del territorio.

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Avenir Suisse

Questo contenuto è stato pubblicato al Avenir Suisse è un cosiddetto ‘think thank’ – un gruppo di studio – creato nel 1999 da 14 multinazionali svizzere. Il suo obiettivo è di promuovere lo sviluppo sociale ed economico della Svizzera, basandosi sulla premessa che alle forze del mercato deve essere lasciato il massimo di libertà possibile. Contrariamente a economiesuisse, la federazione mantello…

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Discussione di fondo

Avenir Suisse puntualizza che con il suo studio non intende influenzare la politica agricola 2011, ma piuttosto provocare una discussione di fondo sul futuro dell’agricoltura dopo il 2010.

Il progetto di politica agricola 2011 è attualmente sottoposto al parlamento.

Il governo prevede di dimezzare le misure di sostegno al mercato, di smantellare il meccanismo di sovvenzioni all’esportazione e di aumentare i pagamenti diretti. L’obiettivo è di rendere l’agricoltura più competitiva.

“Stereotipi liberali”

“Lo studio contiene poche idee nuove e non presenta nessuna soluzione praticabile per l’agricoltura, ma solo degli stereotipi liberali”, ha commentato l’Unione svizzera dei contadini (USC), sottolineando che la ricerca si limita ad un’analisi delle sfide, “del resto costellata di errori”.

L’USC ricorda che da alcuni anni il settore primario si trova già confrontato a una profonda ristrutturazione e che ogni giorno scompaiono sei aziende agricole.

Inoltre, secondo l’organizzazione mantello dei contadini, il problema va anche ricercato altrove: “Dal 1990, i prezzi alla produzione sono diminuiti del 25%, mentre quelli al consumo sono progrediti del 15%”.

“Avenir Suisse ha considerato unicamente la politica agricola e non ha tenuto conto dell’economia nel suo insieme. Forse l’organizzazione non ha voluto contrariare gli ambienti che assicurano il suo finanziamento”, conclude l’USC.

“Nulla di nuovo” anche per il responsabile dell’Ufficio federale dell’agricoltura (UFG) Manfred Bötsch, secondo il quale criticare il sistema dei pagamenti diretti come fa Avenir Suisse mette in pericolo le riforme a venire.

Redditi in calo

Nello stesso giorno della presentazione della ricerca di Avenir Suisse, l’UFG ha pubblicato il Rapporto agricolo 2006.

Le statistiche mostrano che rispetto all’anno precedente, nel 2005 il reddito medio delle aziende agricole elvetiche è diminuito di 6’000 franchi a 54’000 franchi e le spese della Confederazione destinate a questo settore sono calate di 131 milioni.

Sul fronte dell’ecologia, l’UFG constata un ulteriore calo dei fertilizzanti chimici e dei prodotti fitosanitari e un leggero aumento delle aziende biologiche, che coprono ormai l’11% della superficie agricola utile.

Dal 2000 al 2005 gli scambi con l’estero sono fortemente aumentati. Le importazioni sono cresciute del 10% a 9,4 miliardi di franchi e le esportazioni del 25% a 4,4 miliardi, una progressione che, secondo l’UFG, illustra l’accresciuta competitività dell’agricoltura elvetica.

swissinfo e agenzie

La Svizzera ha iniziato ad intraprendere una riforma agraria a partire dal 1993. Fino ad allora, lo Stato garantiva ai contadini l’acquisto di tutte le scorte invendute. Il settore agricolo svizzero è uno dei più protetti al mondo, assieme a quello giapponese.

I sussidi sono stati sostituiti dai pagamenti diretti, attraverso i quali lo Stato indennizza gli agricoltori per prestazioni a favore della collettività, ad esempio la cura del territorio.

Inoltre, sono stati introdotti i pagamenti diretti ecologici, per quelle aziende che lavorano secondo i dettami della produzione biologica.

A parte l’aspetto ecologico, l’obiettivo è soprattutto quello di rendere l’agricoltura svizzera più competitiva, riducendo i mezzi impiegati per sostenere il mercato, ad esempio sopprimendo i contributi all’esportazione.

Nel 2005 nel settore agricolo lavoravano 188’024 persone.
Nel 1990 erano ancora 253’600.
Nel 1990 le spese della Confederazione per il settore agricolo e dell’alimentazione ammontavano a oltre 2,6 miliardi di franchi.
Nel 2005 a più di 3.9 miliardi (il 7.5% del budget della Confederazione).
Tra il 2000 e il 2005, le importazioni di prodotti agricoli sono cresciute del 10% a 9,4 miliardi di franchi e le esportazioni del 25% a 4,4 miliardi.
Nel 2005, la parte dell’agricoltura nel prodotto interno lordo del paese era di circa l’1%.

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