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Obiettivi di sviluppo difficilmente raggiungibili

Un'altra giornata difficile ad Asunción nel Paraguay Reuters

Negli ultimi dieci anni, il progresso per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio non è sempre stato costante. In particolare, è stato ostacolato dalla crisi economica globale, ritengono gli specialisti svizzeri.

I rappresentanti dei governi di tutto il mondo si riuniranno lunedì a New York per un vertice di tre giorni inteso a rilanciare gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM). Tra questi figura eliminare la fame e la povertà estrema, dimezzare la mortalità infantile e combattere la diffusione del virus HIV entro il 2015.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha lanciato un appello settimana scorsa, affermando che «raggiungere gli 8 obiettivi entro il 2015 è difficile e ambizioso, ma fattibile» tramite uno sforzo politico di alto livello e un contributo supplementare dell’ordine di miliardi di dollari.

Ban Ki-moon ha ricordato che «molti paesi sono alle strette, soprattutto in Africa» e che «le disparità si stanno accentuando sia all’interno degli stati che tra i diversi paesi».

Nel rapporto intermedio sugli OSM, pubblicato in giugno, la Svizzera afferma che negli ultimi 10 anni i progressi non sono sempre stati costanti.

Grandi miglioramenti sono stati raggiunti riducendo della metà la proporzione di persone che vive con meno di un dollaro al giorno, diffondendo l’educazione di base a livello mondiale, eliminando le disparità tra sessi nell’educazione primaria e secondaria, e permettendo l’accesso all’acqua potabile, afferma Martin Dahinden, direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

«Ma gli sviluppi positivi raggiunti fino al 2007 sono stati in parte contrastati dagli effetti negativi provocati nel 2008 e nel 2009 dalla crisi economica e finanziaria», ha spiegato Dahinden la settimana scorsa a Berna.

Nel 2009, un miliardo di persone nel mondo hanno sofferto la fame in parte anche a causa dell’aumento del costo degli alimenti. Secondo il responsabile della DSC, gli obiettivi come l’accesso ai servizi igienici di base, la riduzione della mortalità infantile e la salute delle madri non saranno probabilmente raggiunti entro il 2015. Per quanto riguarda l’ambiente, si è addirittura più lontani di prima dal raggiungimento di alcuni obiettivi.

In Cina, India e nel sud est asiatico sono stati registrati progressi. È rimasta invece indietro la maggior parte dell’Africa subsahariana, dove si trova la metà degli 1,4 miliardi di persone che vivono in estrema povertà.

Secondo le stime della DSC, tra il 1990 e il 2005, solo in Africa 92 milioni di persone in più sono entrate a fare parte di questo gruppo.

Inoltre, la crisi finanziaria ha colpito il continente in modo particolarmente duro: solo nel 2008, 28 milioni di persone in più si sono ritrovate in condizioni di estrema povertà.

Testo lacunoso

Alla fine del vertice, gli stati membri dell’ONU adotteranno una dichiarazione su come accelerare l’implementazione degli obiettivi del millennio nei prossimi 5 anni.

Ma secondo alcune organizzazioni non governative, nelle 31 pagine della dichiarazione mancano i punti specifici.

«Riteniamo che la dichiarazione non contenga dei punti d’azione precisi» afferma il portavoce dell’organizzazione Oxfam Louis Belanger, «non vi sono informazioni sufficienti su come si intende raggiungere gli obiettivi».

Ban Ki-moon difende invece il testo ribadendo che si tratta di «un piano d’azione molto concreto, dettagliato e realizzabile».

«Dobbiamo rimanere realisti», prosegue il segretario generale, «nella situazione attuale, il documento che abbiamo in mano è la migliore soluzione… Dobbiamo sempre basare le nostre politiche e priorità non perdendo di vista la realtà».

Più soldi o più riforme?

Stando alle stime delle Nazioni Unite, per raggiungere gli OSM, solamente in Africa il contributo allo sviluppo deve essere aumentato di almeno 20 miliardi di dollari all’anno.

Probabilmente, durante il vertice non verranno però discussi concretamente i finanziamenti. Dal canto suo, il governo svizzero ha annunciato il 17 settembre che è previsto un progetto di legge per aumentare gli aiuti allo sviluppo fino allo 0,5% del reddito interno lordo entro il 2015.

Stando al Dipartimento degli affari esteri, verranno anche stanziati dei fondi supplementari, 404 milioni su due anni, che saranno utilizzati per progetti ambientali e idrici.

Peter Niggli, direttore di Alliance Sud, ha affermato che la sua organizzazione farà pressione sul governo svizzero affinché i paesi poveri ricevano una quota maggiore degli aiuti.

«La qualità dei programmi svizzeri e la scelta di luoghi dove operare sono migliorate. Ma l’importo degli aiuti per i paesi poveri è rimasto invariato dal 2000» spiega Niggli.

Invece, Daniel Fino, specialista dell’aiuto allo sviluppo del Graduate Institute di Ginevra, ritiene che in futuro occorre concentrarsi sulla politica nazionale, le riforme e la good governance piuttosto che sui fondi.

«Certo, le risorse sono importanti. Ma se le strutture politiche non sono solide abbastanza non raggiungeremo mai dei veri risultati» dice Fino.

Più coerenza

Gli esperti dello sviluppo esortano la Svizzera ad essere più coerente nella sua politica di sviluppo.

«La politica della cooperazione svizzera è molto interessante», spiega Fino «ma se si considerano le risorse destinate agli obiettivi del millennio, solo un quarto va effettivamente ai paesi poveri. Con la globalizzazione, la cooperazione svizzera ha spostato il suo interesse sugli stati emergenti come la Cina».

Niggli ritiene che i paesi poveri potrebbero trarre grande beneficio se la Svizzera allentasse le leggi sui brevetti nel settore sanitario e se garantisse degli accordi di tassazione più equi.

«Stando a stime, 360 miliardi di franchi di reddito non tassato proveniente da paesi poveri si trovano nelle banche svizzere. Questo importo potrebbe generare fino a 6 miliardi di franchi di reddito per questi paesi: tre volte tanto l’attuale aiuto svizzero» aggiunge Niggli.

Christine von Garnier, direttrice della sezione svizzera dell’organizzazione Réseau Afrique-Europe Foi et Justice, ha ribadito che per la Svizzera è giunta l’ora di affermare la sua leadership per quanto riguarda la coerenza globale.

«Alcuni paesi (la Svezia e la Germania, ndr) hanno già istituito degli organi indipendenti di controllo per valutare l’impatto delle loro decisioni economiche, commerciali, fiscali e ambientali sulla politica dello sviluppo e sui diritti umani» ha scritto Von Garnier sulle colonne di Le Temps la settimana scorsa. «Alla luce della sua grande tradizione umanitaria, cosa sta aspettando la Svizzera?»

L’aiuto svizzero allo sviluppo ammonta allo 0,47% del reddito interno lordo. L’obiettivo del millennio corrisponde a un contributo dello 0,7%.

Il 17 settembre, il governo ha deciso di aumentare gradualmente gli aiuti fino allo 0,5% del RIL nel 2015.

La DSC conta con circa 600 collaboratori in Svizzera e all’estero. Impiega inoltre circa 1000 locali e dispone di un budget annuo di 1,5 miliardi.

Con i fondi stanziati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), nel 2009 il totale dell’aiuto allo sviluppo pubblico ammonta a 2,5 miliardi di franchi.
Il 40% dei fondi sono destinati all’aiuto multilaterale, comprese le agenzie dell’ONU.

Nel 2009, le ONG hanno contribuito con altri 500 milioni.

Si tratta di otto obiettivi di sviluppo internazionali che i 192 stati membri delle Nazioni Unite e 23 organizzazioni internazionali si sono impegnati a raggiungere entro il 2015.

Gli obiettivi

• Eliminare la povertà estrema e la fame nel mondo
• Assicurare l’istruzione elementare universale
• Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne
• Diminuire la mortalità infantile
• Migliorare la salute materna
• Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
• Assicurare la sostenibilità ambientale
• Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo

Il presidente statunitense Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy si trovano tra i 140 rappresentati di governo che partecipano al vertice per gli obiettivi del millennio a New York dal 20 al 22 settembre.

La Svizzera sarà rappresentata dalla ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey.

(Traduzione Michela Montalbetti)

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