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Più moderazione quando si parla d’immigrati

Immigrazione: è necessario superare le barriere che impediscono il dialogo swissinfo.ch

Discussioni accese, toni aspri, posizioni divergenti: quando si parla d'immigrazione e politica d'asilo, si dimenticano le buone maniere.

La Commissione federale degli stranieri chiede di moderare i toni.

La Svizzera possiede le capacità «per affrontare serenamente» le tematiche migratorie. Più moderazione quindi nell’atteggiamento delle forze politiche, specialmente in quest’anno elettorale. Lo ha chiesto oggi il presidente della Commissione federale degli stranieri (CFS), Francis Matthey, il quale ha espresso preoccupazione per il clima «un po’ rude» che regna attualmente.

In queste ultime settimane è emersa una certa diffidenza e ostilità nei riguardi dei richiedenti l’asilo, dei rifugiati e degli stranieri in generale, ha aggiunto Matthey.

Campagne aggressive

Ultimamente si è vietato a determinati gruppi di stranieri di frequentare certi luoghi. Inoltre c’è chi ha richiesto di impedire agli asilanti di possedere un cellulare, per non parlare dei manifesti dell’UDC zurighese che definiscono «parassiti» gli stranieri.

Queste cose «hanno scioccato» la commissione. «L’integrazione è oggi una sfida alla quale devono rispondere l’economia, la politica, ma anche noi tutti», ha ammonito il presidente della CFS.

L’integrazione lavorativa: una priorità

La commissione, che lunedì ha tenuto la sua prima riunione del 2003, ha deciso di fissare ogni anno un tema prioritario: per l’anno appena iniziato ha scelto l’integrazione nel mondo del lavoro e dell’apprendistato.

In estate sarà organizzata una giornata dedicata a questo tema. Si vuole tra l’altro capire perché il tasso di disoccupazione tra gli stranieri raggiunge il 6,4% mentre tra gli svizzeri è del 2,4%. La CFS si dice persuasa che una buona integrazione degli stranieri nel mercato del lavoro non favorisce soltanto la pacifica coesistenza dei vari gruppi etnici, ma contribuisce anche al benessere di tutti, alleviando l’onere degli enti sociali.

La Svizzera cresce anche grazie a loro

Il termine di «parassiti» è inaccettabile. Oltre un milione di stranieri «costruiscono insieme a noi il Paese», ha aggiunto Matthey. Se la popolazione svizzera è cresciuta in questi decenni, ciò è dovuto essenzialmente alla loro presenza. Senza stranieri la Svizzera conterebbe oggi 5,2 milioni di abitanti. «Grazie a loro la piramide dell’età è da ritenere soddisfacente e si registra un rallentamento nell’invecchiamento della popolazione».

Da parte sua il vicepresidente della CFS, Walter Schmid, ha ricordato che il rafforzamento dell’integrazione, la naturalizzazione facilitata e la creazione di uno statuto per le persone accolte a titolo umanitario – come propone il Consiglio federale – «sono elementi determinanti» della politica migratoria.

No alle strumentalizzazioni politiche

In quest’anno elettorale, e mentre ci si appresta a trattare testi legislativi che concernono lavoratori stranieri e richiedenti l’asilo, l’auspicio della CFS è che non si instauri nuovamente «un clima di sospetto», ma si proceda «serenamente» in quel processo di integrazione, grazie al quale, sebbene con pochi mezzi finanziari a disposizione, «si può ottenere molto», come ha affermato Schmid.

Oggi il tema dell’integrazione è preso con più serietà, specialmente a livello locale. Del resto il programma perseguito dalla CFS, dai grandi ai piccoli progetti, «non può essere un fuoco di paglia».

Un giornale per discutere

La CFS è diventata autonoma rispetto all’Ufficio federale degli stranieri, da cui dipende solo da un punto di vista amministrativo. Ad affiancare il presidente Matthey c’è ora anche una nuova responsabile della segreteria: si tratta di Simone Prodolliet. Ha studiato etnologia e storia ed ha lavorato per la Caritas svizzera.

Attiva da un anno nella CFS, la Prodolliet ha creato «terra cognita», rivista concepita come un forum per discutere di migrazioni e integrazione. La rivista ha scadenza semestrale ed ospita contributi in francese e tedesco. Conterrà occasionalmente anche articoli in italiano per ricordare, come ha scritto Matthey nel suo primo editoriale, «che l’italiano è la nostra terza lingua nazionale… e prima lingua franca dei migranti in Svizzera».

swissinfo e agenzie

La Commissione federale degli stranieri viene istituita nel 1970
È subordinata al Dipartimento federale di giustizia e polizia
Dal 2000 è aggregata al Ufficio federale degli stranieri, ma lavora in modo autonomo.

I compiti principali della Commissione federale degli stranieri consistono nel promuovere i contatti tra la popolazione autoctona e gli stranieri e nel favorire l’integrazione di quest’ultimi.

Tra le priorità del 2003 c’è la volontà di riportare la calma nelle discussioni inerenti al diritto d’asilo e all’immigrazione. Non va inoltre dimenticato l’apporto significativo dato dagli stranieri alla crescita economica e demografica della Svizzera.

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