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Più prezioso dell’oro

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Come i cercatori d'oro dell'Ottocento è partito per l'Australia con un biglietto di sola andata. E come molti ticinesi che lo hanno preceduto ha deciso di mettere radici nel Quinto continente. Incontro con Claude Rossi, presidente della sezione australiana di Pro Ticino.

Nel parco pubblico di Gisborne, a nord di Melbourne, sventolano i colori rosso e blu e bandiere rossocrociate. È il primo incontro dell’anno della Pro Down Under, la sezione australiana di Pro Ticino.

All’ombra di un’ampia tettoia si preparano insalate e dolci. Sul grill stanno già rosolando bistecche e salsicce bullboar, la variante australiana della luganiga ticinese. Tra un bicchiere di vino e uno spizzico di formaggio si sfogliano album di fotografie e libri di famiglia. L’atmosfera gioviale è condita dalle note delle musiche popolari che fuoriescono da un computer portatile.

Claudio “Claude” Rossi, classe 1952, responsabile dell’associazione socio-culturale ticinese in Australia, è raggiante. Nonostante la concomitanza del Gran Premio di Formula 1 di Melbourne, decine di membri si sono riuniti per trascorrere una domenica in compagnia.

swissinfo: Claude, ti possiamo definire un emigrante dei tempi moderni. Cosa ti ha spinto qui in Australia?

Claude Rossi: Avevo 21 anni ed ero un po’ stufo della vita in Ticino. Con un gruppo di amici ci siamo detti che l’Australia poteva essere il posto giusto per fare un’esperienza particolare. All’inizio eravamo in otto, ma alla fine siamo partiti in due con un biglietto di sola andata e 500 franchi in tasca.

Negli anni ’70 c’erano parecchie possibilità di lavoro in Australia e difatti c’erano moltissimi emigranti da tutta Europa, specialmente italiani e greci. L’idea era di fermarsi per un paio d’anni. Ho però incontrato mia moglie, comprato casa, avuto due figli e il mio primo soggiorno australiano è durato dieci anni!

Poi siamo tornati a Giubiasco in Svizzera per alcuni anni, prima di fare definitivamente ritorno in Australia.

swissinfo: Nessuna nostalgia di casa?

C.R.: Sicuramente, anche che se oramai, dopo oltre 30 anni in Australia, mi sono abituato alla vita locale. E come ti sarai accorto il mio accento ne risente (ride). Comunque mi mancano alcune cose… le gite in montagna, le sciate in inverno e soprattutto l’hockey su ghiaccio. Sono un grande tifoso dell’Ambri Piotta e seguo tutte le partite. Purtroppo soltanto su internet…

swissinfo: Oggi abbiamo chiacchierato a lungo sui migranti che 150 anni fa hanno lasciato la Svizzera italiana alla volta dell’Australia, così come dei loro discendenti. Quale l’aspetto che ti affascina maggiormente?

C.R.: È incredibile vedere come la quinta generazione dei migranti ticinesi sia ancora estremamente interessata alla terra di origine. Molti hanno adottato un nome inglese, eppure non hanno perso la curiosità di scoprire da dove venivano i loro antenati. Alcuni hanno poi coinvolto la moglie o il marito, che con il Ticino non hanno nulla a che vedere. C’è ad esempio un britannico che conosce la storia del Ticino meglio di me. È fantastico!

A dire la verità, la maggior parte dei membri della Pro Down Under non ha origini elvetiche. Partecipano comunque attivamente agli incontri. Per loro è anche un’occasione per imparare qualche parola di italiano.

swissinfo: La sezione australiana della Pro Ticino è nata nel 2005 grazie al tuo entusiasmo. Quali le attività organizzate durante l’anno?

C.R.: Al mio arrivo in Australia nel 1974 sono diventato membro di un’associazione svizzera, il Matterhorn Club. Si cantavano yodel e si giocava a carte. Poi lo svizzero tedesco mi ha un po’ stufato ed è nato il sogno di avere un club ticinese. Non sono però riuscito a radunare un numero sufficiente di interessati. Un giorno mi hanno proposto di fondare una sezione della Pro Ticino. Ho subito accettato con entusiasmo!

Con l’aiuto di mia moglie abbiamo così organizzato un primo incontro. Poco a poco il gruppo si è allargato e il 1. agosto 2005, al Museo dell’immigrazione di Melbourne, abbiamo ufficialmente fondato la sezione australiana. Ora siamo una quarantina di membri, tutti residenti nello Stato del Victoria.

Il nostro scopo è di ritrovarsi e di organizzare feste o incontri culturali. Ci piace l’idea di mantenere i valori e le tradizioni del Ticino a 15’000 km di distanza. Offriamo inoltre il nostro sostegno a tutti i ticinesi che vengono in Australia, aiutandoli ad inserirsi nella società e creare contatti.

swissinfo: I migranti dell’Ottocento sono venuti in Australia per cercare l’oro, ma molti sono ritrovati a mani vuote. Tu hai trovato il tuo “oro”?

C.R.: In Australia ho “trovato” mia moglie Margit, austriaca di Vienna, e i miei figli. Forse non proprio oro, ma perlomeno argento (ride). E comunque, l’oro vero non ha un gran valore. L’oro più prezioso è quello che ti dà una ragione per vivere.

swissinfo, Luigi Jorio, di ritorno da Gisborne

L’associazione Pro Ticino nasce nel 1915 su iniziativa di alcuni ticinesi domiciliati nella Svizzera tedesca.

I suoi scopi sono molteplici, tra cui: conservare la cultura svizzera italiana; salvaguardare e valorizzare la lingua italiana; promuovere attività a carattere culturale, economico e gastronomico.

Oggi la Pro Ticino è composta da 33 sezioni in Svizzera (4’500 soci) e da 5 sezioni in Europa (oltre 430 persone). Oltreoceano, come ad esempio in California, Australia o Argentina, vi sono in totale 14 sezioni con circa 1’200 soci.

La promozione della cultura delle quattro valli italofone dei Grigioni (Poschiavo, Bregaglia, Mesolcina e Calanca) è affidata alla Pro Grigioni italiano.

Fondata nel 1918 a Coira, conta 12 sezioni sul territorio nazionale.

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