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Più soldi per la ricerca e la formazione universitaria

Le parole d'ordine per la ricerca e lo sviluppo in Svizzera sono investire e razionalizzare Keystone

Senza provvedimenti tempestivi la ricerca e la formazione universitarie svizzere rischiano il collasso. Il Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia invita il Consiglio federale a tenerne conto.

La ricerca svizzera è «un paziente che si sta dissanguando. Dobbiamo tamponare e guarire al più presto le ferite», ha affermato mercoledì in una conferenza stampa a Berna il presidente del CSST, Gottfried Schatz, che detiene una cattedra di biochimica all’Università di Basilea.

Il Consiglio, costituito da ricercatori di vari orizzonti e di tutto il paese e voluto dal governo ha elaborato nove proposte concrete per arrestare il «declino della ricerca».

Più soldi ma anche più competizione tra le università

Punto essenziale, un aumento del budget per la ricerca del 10 % per i prossimi 4 anni, come ha spiegato l’immunologo all’Università di Zurigo e premio Nobel 1996 Rolf Zinkernagel. Secondo Zinkernagel, idealmente tutto il mondo accademico elvetico dovrebbe essere gestito secondo il modello dei politecnici federali: la gestione cantonale delle università frena eccessivamente la coordinazione. «Ci si può chiedere se cinque cattedre di egittologia in Svizzera abbiano senso», ha detto provocatoriamente.

Investire subito

Anche se la Svizzera cominciasse immediatamente a investire di più nella ricerca, ci vorranno diversi anni prima che arrivi ad occupare i primi posti nel confronto internazionale. Lo ha detto in un’intervista con l’agenzia dsa il presidente del consiglio d’amministrazione del Politecnico di Zurigo, Francis Waldvogel.

Per ora gli effetti dei mancati investimenti degli anni scorsi non si fanno ancora notare troppo, ma secondo Waldvogel la situazione di emergenza si mostrerà fra un paio d’anni.

Fuga di cervelli e di capitali

L’economia svizzera è impegnata fortemente nella ricerca, basti pensare che ben il 74% dei capitali per lo sviluppo e la ricerca provengono dal settore privato. Ultimamente però l’economia privata ha mostrato la tendenza ad investire sempre di più all’estero (basti pensare al nuovo centro Novartis a Boston) e in settori di punta come le telecomunicazioni, microtecnologia, nanotecnologia e genetica.

Irresponsabile concentrare tutto sulle scienze esatte

La ricerca tecnologica, assieme alla medicina, è certo uno dei settori economicamente promettenti ma concentrare le forze su queste sarebbe socialmente irresponsabile, ha detto alla conferenza stampa Jane Royston, che insegna «imprenditoria e innovazione» al Politecnico federale di Losanna (PFL).

In ogni caso, che si tratti di scienze umane o esatte, se non vuole perdere il treno della competizione internazionale, la Svizzera deve mostrate subito la sua capacità d’innovazione.

swissinfo e agenzie

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