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Pipilotti Rist: “Pepperminta è il mio modello”

"Pepperminta rappresenta quello che mi piacerebbe essere e che non sono", afferma Pipilotti Rist. http://www.pepperminta.ch/

Pepperminta lotta con i colori e la fantasia per costruire un mondo più umano. Va oltre le proprie paure e si libera dalla gabbia delle convenzioni. E, soprattutto, è protagonista del primo film di Pipilotti Rist.

La celebre videoartsita svizzera di fama internazionale Pipilotti Rist, esordisce come regista alla Mostra del Cinema di Venezia, presentando “Pepperminta” nella sezione “Orizzonti”. Intervista.

swissinfo.ch: Nel campo della videoarte lei è senza dubbio una delle autrici contemporanee più conosciute. Perché adesso un film?

Pipilotti Rist: Girare un film è sempre stato un mio desiderio, che del resto si inserisce in un percorso logico: compiere dei passi avanti nel campo della creatività e della drammaturgia.

Ho così deciso di cimentarmi nel formato più difficile, quello in cui la gente guarda in una direzione sola per 80 minuti.

La Svizzera è rappresentata con tre pellicole alla 66esima Biennale del cinema di Venezia: Pepperminta di Pipilotti Rist, Hugo en Afrique di Stefano Knuchel e La Perceuse di Raja Amari.

I film sono in competizione nelle rassegne Orizzonti e Orizzonti Doc.

Nella sezione Corto Cortissimo figura The It.Aliens di Clemens Klopfestein e suo figlio Lukas.

swissinfo.ch: Osservando il suo primo film sorge spontanea una domanda: quanto di Pipilotti c’è in Pepperminta?

P. R.: Pepperminta rappresenta quello che mi piacerebbe essere e che non sono. Ma i due nomi hanno una provenienza comune: Pippi Calzelunghe, l’eroina di Astrid Lindgren, per esteso si chiama Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta Figlia del capitano Efraim Calzelunghe [Succiamenta è il corrispettivo italiano di Pepperminta, ndt.].

In qualche modo le nostre vite sono connesse: entrambe pensiamo che sia importante sormontare le paure. [Pausa] Purtroppo, non ho la stessa forza di Pepperminta. Lei per me è un modello, una possibilità di fuga in avanti.

swissinfo.ch: Andare oltre la paura è un tema centrale del suo film, la paura è vista come una forma di autocensura.

P. R.: Sì. Prendiamo i protagonisti del film: l’ipocondriaco Werwen continua a pensare a tutto quello che non va nel suo corpo, invece dovrebbe anche rallegrarsi di tutto ciò che va bene, del fatto che il suo sangue continui a scorrere senza fermarsi.

Edna ha paura di essere un uomo o una donna. Trova noiosa la tradizionale suddivisione in due sessi quando per lei potrebbero benissimo essercene dieci.

swissinfo.ch: Ma quali sono le sue personali paure?

P. R.: [Pausa] Adesso non saprei cosa dire [ride]. Credo di avere paure normali. Paura di essere fraintesa, di essere trattata troppo male o troppo bene.

swissinfo.ch: In Pepperminta la corretta combinazione dei colori è una festa per gli occhi e scongiura la paura. Lei come sormonta le sue paure?

P. R.: Con il training autogeno. Quando provo paura, devo fare come Pepperminta, che respira profondamente. E quando le mie gambe si irrigidiscono, faccio stretching: metto una gamba sul tavolo mi chino in avanti col corpo tenendo il piede con le mani.

Ma è importante anche parlare delle proprie paure con gli amici, poiché spesso le paure sono solo una percezione deformata della realtà. Una volta superate ci si rende conto che la situazione non era poi così grave come pensavamo.

swissinfo.ch: Pepperminta scardina le convenzioni: serve degli spaghetti blu in un ristorante aristocratico, guarnisce gli arrosti con dei pezzi di Lego. Ma poi però trova porte chiuse.

P. R.: Le convenzioni sono il mio campo di ricerca privilegiato. Esamino quali di esse siano necessarie per proteggerci, per sopravvivere e per tentare di mettere un po’ di calma e di ordine nelle nostre vite.

Spesso però seguiamo delle convenzioni perché non abbiamo il tempo, la voglia o la fantasia di rompere gli schemi. O perché abbiamo paura.

Il film mostra che possiamo inventare nuovi rituali e nuove convenzioni e farli nostri. In effetti il mondo che conosciamo è stato costruito generazione dopo generazione. La società odierna non è data della natura.

swissinfo.ch: Uno dei rituali presentati nel film è quello di bere il sangue mestruale come atto di comunione. Una goccia di mestruazioni nel miscuglio di colori di Pepperminta rende la squadra invincibile. Perché il sangue mestruale ha un ruolo così importante?

P. R.: I media svizzeri hanno dato molto rilievo a questo tema. Io non trovo che nel film abbia tutta questa importanza. D’altro canto è interessante constatare come spesso l’intero film venga ridotto al motivo del sangue mestruale. Per me è la dimostrazione che i cambiamenti nei rapporti interpersonali possono avvenire solo nell’arco di più generazioni.

Quando ci tagliamo un dito, lo lecchiamo. Perché il sangue mestruale dovrebbe essere “inleccabile”? Perché il ciclo mestruale di una ragazza non viene festeggiato? Perché nessuno osa andare a spasso con un tampone in mano? Tutto ciò nasconde un intero sistema di valori; è lo specchio dei rapporti di forza radicati nella nostra società.

Quello che mi premeva era formulare un’ipotesi, inventare un rituale che dà la possibilità di riflettere su altri rituali.

swissinfo.ch: Pepperminta lotta con i colori per un mondo più umano. Non è un po’ semplice?

P. R.: [Pausa] Si, ma è effettivamente semplice [ride].

Il colore simboleggia tutto ciò che vediamo. Faremmo meglio a non sottovalutare i colori. Nella nostra società vengono pensati solo come superficie; in realtà sono delle radiazioni che vanno a toccare i coni e i bastoncelli della retina. Gli stessi colori, a seconda del momento del giorno, sono completamente diversi, ma il nostro cervello riesce a trasmetterci l’impressione di una costanza.

swissinfo.ch.: Nel suo film gioca con gli stereotipi: da un lato professori e poliziotti rigorosamente grigi, dall’altro lato la banda variopinta di Pepperminta. Un po’ tanto manicheo…

P. R.: Come ho già accennato, si tratta di una semplicità che ha fatto la storia del film. Pepperminta è una favola moderna e tra gli strumenti stilistici con cui si scrivono le favole ci sono la semplificazione e l’esagerazione, strumenti che si usano per la trama, i protagonisti e gli antagonisti.

Di sicuro Pepperminta è un film raccontato in modo molto poetico e io mi auguro che le persone vadano a vederlo con la mente aperta. Le reazioni dei primi spettatori indicano che la storia è compresa da giovani e vecchi. In definitiva è per questo che esistono le favole.

swissinfo.ch: Nelle sue opere spesso la felicità è un’utopia. In Pepperminta c’è un Happy End.

P. R.: In questo film il lieto fine funge in realtà da illusione, ma anche da incitazione a prendere in mano la propria vita. Perché spesso la vita è molto crudele e imprevedibile. L’arte, tra le altre cose, dà la sensazione di poter plasmare e definire la realtà.

swissinfo.ch: La nonna, incarnata in un occhio, regala a più riprese delle perle di saggezza a Pepperminta. A tratti il film ricorda un manuale per vivere felici.

P. R.: Mi farebbe molto piacere se gli spettatori uscissero dal cinema con una sensazione di felicità.

Il film con le avventure di Pippi Calzelunghe ha influenzato schiere di bambini, eppure questi ultimi non hanno copiato fedelmente le imprese narrate. Già solo la possibilità, la rappresentazione di un mondo fantastico è sufficiente ad infondere coraggio.

swissinfo.ch: Ci sarà presto un’altra pellicola firmata Pipilotti Rist?

P. R.: Dipende. Devo vedere se questo film tocca la gente. In ogni caso i produttori della Hugofilm e il meraviglioso staff tecnico che ha lavorato con me per Pepperminta mi hanno detto di essere pronti a ripartire.

Presto si capirà se il “mostro” riesce a dialogare col pubblico, se l’ho educato bene, se gli ho messo le catene adatte.

All’anagrafe Elisabeth Charlotte Rist, Pipilotti è nata nel 1962 a Grabs, nel canton San Gallo. Videoartista affermata, vive e lavora tra Zurigo e Los Angeles.

Conosciuta per le sue installazioni spesso provocatorie, era stata nominata direttrice artistica di Expo 01, funzione a cui ha poi rinunciato in seguito a divergenze.

Artista di fama internazionale, ha vinto anche diversi premi tra cui, nel 1997, il Premio 2000 della Biennale di Venezia. E, nel maggio di quest’anno, il Premio Joan Miró 2009.

Nel 2008 il MoMa di New York ha ospitato l’opera “Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters)”, un miscuglio innovatore di scultura, arte spaziale e video.

Nel 2005 a Venezia, nella chiesa di San Stae, Pipilotti Rist, con l’installazione Homo sapiens sapiens, immagina un paradiso terrestre senza peccato, ambientato nella rigogliosa vegetazione brasiliana.


Pepperminta è la protagonista del film omonimo diretto da Pipilotti Rist, in visione al Festival di Venezia 2009. La pellicola svizzera, una commedia, racconta la storia di una ragazzina speciale, con il compito di colorare il mondo e liberarlo dalle sue paure.

Pepperminta è un’anarchica dell’immaginazione. Conosce i rimedi più straordinari per liberare le persone dalle loro paure, e il suo più grande desiderio è che tutti vedano il mondo nei suoi colori preferiti.

Werwen, un giovane timido e grassoccio che per Pepperminta ha un forte sex appeal, e la bella Edna, che parla ai tulipani, si uniscono alla protagonista nella sua appassionata missione.

Questi tre moschettieri sui generis intraprendono una lotta per un mondo più umano e dovunque la banda compaia tutto va gambe all’aria e la vita delle persone si trasforma nei modi più miracolosi e stupefacenti.

Nel cast Ewelina Guzik, Susanne Wuest, Sven Pippig, Sabine Timoteo, Elisabeth Orth, Marisa Growaldt, Dirk Sikorski.

Il film arriverà nelle sale svizzere il 10 settembre.

(traduzione dal tedesco Françoise Gehring)

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