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Pista svizzera per la vicenda Fiorani

L'ex-amministratore delegato della Banca popolare italiana Gianpiero Fiorani, arrestato il 12 dicembre scorso Keystone

Avrebbe anche alcuni ramificazioni nel Canton Ticino lo scandalo bancario che vede al centro l'ex-dirigente della Banca popolare italiana Giampiero Fiorani.

Decine di milioni di euro sarebbero stati riciclati nelle banche ticinesi su una trentina di conti appartenenti a persone indagate dalla giustizia italiana.

Dal 1996, decine di milioni di euro sono transitati illegalmente da alcuni istituti finanziari ticinesi. Soldi che sarebbero legati allo scandalo della Banca popolare italiana (BPI), diretta fino a pochi giorni fa da Giampiero Fiorani.

È quanto ha indicato martedì a Lugano la procuratrice generale aggiunta del Canton Ticino Maria Galliani, durante un incontro con alcuni rappresentanti della stampa.

Perquisizioni e conti bloccati

Facendo seguito alla richiesta di assistenza giudiziaria inoltrata dagli inquirenti lombardi, il Ministero pubblico ticinese ha aperto un’inchiesta per verificare i sospetti di riciclaggio di denaro sporco sul territorio svizzero.

Soldi che, tra l’altro, sarebbero stati dirottati da operazioni di insider trading sui mercati finanziari, da transazioni immobiliari e dall’acquisto della maggioranza della Banca Adamas (oggi Bipielle Suisse).

Dopo essere stati “ripuliti”, i soldi sarebbero ritornati in Italia o sarebbero stati trasferiti nelle banche di alcuni paradisi fiscali.

Il 14 dicembre, il Ministero pubblico ticinese ha perquisito gli uffici della Bipielle Suisse e di altre società, sequestrando numerosi documenti.

Al riciclaggio di denaro sporco avrebbero preso parte nel Canton Ticino una trentina di persone, residenti in Svizzera e in Italia. I loro conti sono stati bloccati dalla procura pubblica ticinese.

Durante la settimana, sono giunti a Lugano diversi magistrati italiani, tra i quali i procuratori milanesi Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, che indagano nell’ambito del caso Fiorani.

Dimissioni di Fazio

Il 46enne Gianpiero Fiorani dovrà probabilmente rispondere in Italia dell’accusa di associazione a delinquere, per aver costituito un’organizzazione di criminalità finanziaria, come pure di truffa aggravata, appropriazione indebita, insider trading e aggiotaggio, ossia diffusione di notizie false destinate ad alterare le quotazioni dei titoli finanziari.

L’ex-amministratore delegato della Banca popolare italiana avrebbe così intascato negli ultimi anni 70 milioni di euro, provenienti da traffici illeciti.

Con il sostegno dell’ex-governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, Fiorani aveva tentato alcuni mesi orsono la scalata alla Banca Antonveneta, già corteggiata dalla banca olandese ABN Ambro.

Secondo i sospetti della giustizia italiana, l’ex numero uno della BPI avrebbe effettuato varie transazioni illegali nell’operazione montata per prendere il controllo della Banca Antonveneta.

La compromettente telefonata avvenuta l’estate scorsa tra Fazio e Fiorani è per finire costata la carica anche all’ex-governatore della Banca d’Italia, che ha rassegnato lunedì le sue dimissioni, dopo aver continuato a godere per mesi della fiducia del governo.

Piazza finanziaria in cattiva luce

La nuova “Bancopoli”, come è già stata battezzata, che vedrebbe al centro numerosi altri dirigenti bancari italiani, ha gettato una nuova ombra anche sulla piazza finanziaria ticinese.

Nella stampa italiana, Lugano viene nuovamente indicata come un paradiso fiscale, nel quale si muovono fiduciari di dubbia reputazione.

“Si tratta di un’immagine totalmente distorta”, ha dichiarato in questi giorni il direttore dell’associazione dei banchieri ticinesi Franco Citterio, nel corso di un’intervista.

In Svizzera vige già da diversi anni per gli istituti bancari l’obbligo di segnalare qualsiasi sospetto fondato di riciclaggio di denaro sporco, punibile sulla base dell’articolo 305 del codice penale.

swissinfo, Gerhard Lob
(traduzione Armando Mombelli)

Il ministero pubblico ticinese ha aperto un’inchiesta sul presunto riciclaggio di decine di milioni di euro, transitati da alcune banche ticinesi.

L’indagine è legata alla vicenda di Gianpiero Fiorani, l’ex-amministratore delegato della Banca popolare italiana, arrestato il 12 dicembre dagli inquirenti italiani.

Fiorani, che avrebbe intascato illegalmente 70 milioni di euro, è indagato per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita, insider trading e diffusione di notizie false destinate ad alterare le quotazioni dei titoli finanziari.

In seguito al presunto sostegno accordato a Fiorani, Antonio Fazio ha dovuto dimettersi lunedì scorso dall’incarico di governatore della Banca d’Italia.

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