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Polanski, «non posso più mantenere il silenzio»

Il regista Roman Polanski ha deciso di rompere il silenzio e in una lettera aperta afferma che la richiesta di estradizione presentata alla Svizzera dalle autorità americane si basa su menzogne. La giustizia americana ha rifiutato recentemente la richiesta di giudizio in contumacia.

«Non posso più tacere perché gli Stati Uniti continuano a reclama¬re la mia estradizione più per consegnarmi in pasto ai mass media del mondo intero che per pronunciare un giudizio su cui un accordo è stato trovato 33 anni fa…», scrive Polanski in una lettera pubblicata dalla Neue Zuercher Zeitung, da Le Temps e dal Corriere del Ticino.

«Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché la domanda di estradizione indirizzata alle autorità svizzere è basata su una menzogna», prosegue il regista facendo riferimento ai 42 giorni di prigione scontati a Chino (California), nel 1977. Secondo Polanski, perseguito negli Stati Uniti per aver avuto rapporti sessuali con un’adolescente di 13 anni, il periodo trascorso in carcere corrisponde alla pena alla quale avrebbe dovuto essere condannato e che avrebbe quindi già scontato. Durante la sua incarcerazione, Polanski si è dichiarato colpevole di rapporti sessuali con minore ma non di violenza carnale.

Purtroppo, prosegue la lettera, «il nuovo procuratore distrettuale che chiede oggi la mia estradizione è in campagna elettorale e ha anch’egli bisogno di pubblicità, come il giudice che tanti anni fa voleva per me una nuova e più pesante condanna».

Pochi giorni fa i legali del regista hanno chiesto ai giudici americani di consegnare i documenti sigillati alle autorità elvetiche, in modo da dare loro tutti gli elementi necessari per decidere di un’eventuale estradizione.

Polanski è agli arresti domiciliari nel suo chalet di Gstaad dal 4 dicembre e controllato con un braccialetto elettronico. Era stato arrestato il 26 settembre all’aeroporto di Zurigo, in esecuzione di un mandato di cattura americano. La Svizzera attende la conclusione dei procedimenti giudiziari in corso prima di esprimersi su un’eventuale estradizione.

swissinfo.ch e agenzie

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