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Polemica sulle balene fra pescatori d’acqua dolce

La caccia alle balene continua a suscitare lo sdegno degli ambientalisti Keystone Archive

È curioso: la Svizzera è un paese montano, senza sbocchi sul mare. Ma di mare si parla, e non solo prima delle ferie. Questa volta il tema è la caccia ai cetacei. Una trasmissione della televisione svizzera di lingua tedesca parla dei balenieri norvegesi e un'associazione ambientalista insorge. Il motivo: un atteggiamento troppo acritico verso i cacciatori. E sì che la Svizzera fa parte della Commissione baleniera internazionale.

“Fernweh -15° Ost” è una nuova trasmissione della televisione svizzera di lingua tedesca. Durante l’estate due noti moderatori della SF DRS, Monika Schärer e Kurt Schaad, attraversano l’Europa lungo il 15° meridiano, presentando le genti e i luoghi incontrati lungo il viaggio. Il 7 luglio va in onda la prima puntata. Lo scenario è quello dei mari artici della Norvegia settentrionale, dove, come recita il testo di presentazione dell’emissione, “gli uomini vivono anche della contestata caccia alle balene.”

“Bene”, si saranno detti i membri del Gruppo di lavoro svizzero per la protezione dei mammiferi marini (ASMS), “vediamo cosa racconta la nostra televisione sulla caccia alle balene.” Ma alla curiosità si sostituisce ben presto lo sdegno. “L’ASMS esprime la sua indignazione per la trasmissione Fernweh di Kurt Schaad trasmessa il 7 luglio su SF DRS, che esalta la caccia alle balene”, scrive l’associazione ambientalista in un comunicato del 9 luglio. E muove accuse ben precise.

Nella trasmissione si sarebbe taciuto che la carne e il grasso di balena provenienti dalla Norvegia contengono una forte concentrazione di sostanze tossiche, come piombo, mercurio, diossina e DDT, tanto che la stessa polizia alimentare norvegese ne sconsiglia l’esportazione. Nessuna menzione neppure alla sistematica violazione da parte della Norvegia della moratoria sulla caccia ai cetacei, decisa dalla Commissione baleniera internazionale nel 1986.

Insomma, l’ASMS ritiene che i responsabili dell’emissione abbiano preso “nettamente partito per i balenieri”. Tacendo “importanti elementi d’informazione”, la trasmissione, secondo gli ambientalisti, si sarebbe esposta al “sospetto di pubblicità commerciale per la carne di balena”. Motivo sufficiente per indurre gli ambientalisti a consegnare lunedì un esposto al Consiglio svizzero della stampa, l’organo di autoregolamentazione dei media elvetici.

Il responsabile della trasmissione Kurt Schaad, interpellato dall’agenzia ats, si difende senza scomporsi: “È tempo che si apra una discussione oggettiva sulla caccia alle balene”, perché si tratta di una questione “emotiva”. Per il resto, aggiunge Schaad, è buon diritto dell’ASMS rivolgersi al Consiglio della stampa. A quest’ultimo il compito di giudicare l’oggettività della trasmissione.

Curioso, no?, che in Svizzera, una paese senza mare e senza balene, la discussione sui cetacei possa far accendere tanto gli animi. Ma la cosa in fondo non dovrebbe stupire oltre modo. Durante le azioni di disturbo di Greepeace contro le baleniere norvegesi, pare che i militanti ecologisti svizzeri siano particolarmente numerosi. E la Svizzera è l’unico paese completamente continentale, oltre all’Austria, a far parte della Commissione baleniera internazionale , un organismo internazionale nato nel 1946 per regolamentare la caccia ai cetacei.

La Svizzera ha aderito alla Commissione nel 1980 e il suo impegno per la salvaguardia dei cetacei è stato ribadito dal Consiglio federale ancora lo scorso novembre. Come scriveva allora il governo in un comunicato stampa, “l’appartenenza della Svizzera – paese continentale – alla Commissione baleniera internazionale è considerata importante dagli altri stati membri. La sua posizione di partner neutrale e obiettivo è apprezzata.”

In altre parole, i pescatori d’acqua dolce sembrano i più adatti a farsi ascoltare dai balenieri norvegesi, poco propensi a farsi dettar legge dalla concorrenza. E questo anche se la Svizzera si è opposta alla riapertura della caccia decisa dalla Norvegia nel 1993. Meglio ancora però – per i balenieri certo, non per le balene – se alcuni pescatori d’acqua dolce, muniti di telecamera, si dimostrano anche amichevoli…

Andrea Tognina

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