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Christoph Blocher difende la neutralità armata

Cristoph Blocher davanti a circa 1500 persone sul prato dove si festeggia anche la festa nazionale del 1° agosto Keystone

Alla commemorazione storica del "Rapporto del Grütli", il ministro di giustizia ha incitato gli svizzeri a tenersi stretta la propria indipendenza.

Il famoso discorso pronunciato nel 1940 dal General Henri Guisan, incoraggiava le forze armate e il popolo a non arrendersi al nazi-fascismo.

Secondo la tradizione, sul prato del Grütli i primi cantoni svizzeri stipularono un patto di reciproca assistenza, per congiurare contro gli Asburgo, i signori feudali. Tale patto è all’origine della Confederazione elvetica.

Il prato simbolico

Il generale Henri Guisan scelse lo stesso luogo per pronunciare nel 1940 il suo famoso “Rapporto”. Ai 650 ufficiali riuniti per l’occasione il generale presentò la sua nuova strategia di difesa contro l’asse nazi-fascista. Il cosiddetto Ridotto nazionale, che prevedeva di concentrare il dispositivo di difesa nella regione alpina.

Con quel discorso il generale non solo galvanizzò il morale della truppa, ormai quasi rassegnata ad essere sconfitta in caso di un attacco da parte di Hitler, che aveva appena firmato un armistizio con la Francia, ma risvegliò anche le coscienze nazionali.

Domenica centinaia di persone si sono di nuovo radunate sul medesimo prato per ricordare il 65mo anniversario del rapporto.

Un discorso patriottico

Christoph Blocher ha pronunciato per l’occasione un discorso molto patriottico, in cui invita la Svizzera a riscoprire «la forza della libertà di una volta» e pronunciare «un fiero sì» all’indipendenza per fornire «risposte concrete alle preoccupazioni di molti cittadini».

Il consigliere federale ha tracciato un parallelismo fra la sensazione di smarrimento che regnava durante il secondo conflitto mondiale e che serpeggia attualmente nella popolazione, nonché l’apparente incapacità delle autorità politiche di rassicurarla.

«In tempi difficili il popolo esige una presa di posizione chiara, scevra di ambiguità. Nel 1940, a quanto pare, non l’avrebbe ottenuta dal Consiglio federale», ha sottolineato Blocher, ricordando che fu il generale Guisan a dare quella risposta politica di cui la popolazione aveva bisogno.

Il ministro di giustizia e polizia ha rammentato l’ambiguità del discorso alla nazione dell’allora presidente della Confederazione Marcel Pilet-Golaz, contrapponendolo a quello «inequivocabile» di Guisan.

Secondo Blocher, il messaggio di Guisan fu che «la Svizzera ha costruito la sua identità e il suo benessere sulle fondamenta dell’indipendenza e della libertà, ma ogni generazione è chiamata a riconquistarsi questo benessere e a infondere nuova vita alla vecchia libertà».

Puntare sulle proprie forze

Dunque bisogna sempre «puntare sulle proprie forze», basandosi sulla neutralità armata: una strategia che ha consentito alla piccola nazione elvetica di «evitare la guerra e salvaguardare il suo stato di diritto, libero e democratico», ha aggiunto Blocher.

Una neutralità armata che deve avere un «effetto deterrente» e che «non deve essere sinonimo di attivismo pronto a intromettersi ovunque e a schierarsi con chiunque, ma piuttosto l’asso nella manica che fa del nostro Paese un attore prevedibile sulla scena politica internazionale», ha aggiunto il ministro UDC riferendosi alla situazione attuale.

Pur riconoscendo che la Svizzera ha anche commesso errori (vedi Fatti & Cifre in alto a destra, ndr), il consigliere federale ha affermato che l’operato della Svizzera va giudicato alla luce del risultato.

swissinfo e agenzie

Il rapporto finale della commissione Bergier, pubblicato nel 2002, sul ruolo della Svizzera nella II Guerra mondiale, ha contribuito a superare la versione idealizzata della storia svizzera.

Ha messo in evidenza, tra l’altro, i rapporti di comodo tra il governo e alcune industrie elvetiche con il regime nazista.

La crisi che aveva portato all’istituzione della commissione Bergier, era stata innescata dai fondi in giacenza, “l’oro nazista” sottratto ai prigionieri ebrei e custodito in parte dalle banche elvetiche.

Nel 1939 Henri Guisan fu eletto generale, e quindi capo supremo dell’esercito.

Il suo rapporto del Grütli del 1940 divenne il simbolo della volontà di resistenza del popolo svizzero contro l’asse nazi-fascista.

In tale occasione il generale formulò la sua strategia di concentrazione del dispositivo di difesa nella regione alpina.

Poiché in Svizzera la carica di generale esiste solo in tempo di guerra, Guisan diede le dimissioni il giorno stesso dell’armistizio, l’8 maggio 1945.

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