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“L’Europa è già troppo rappresentata nel G20”

Il ministro brasiliano degli affari esteri Celso Amorim MRE

Un ingresso della Svizzera nel G20 rafforzerebbe ulteriormente il peso dell'Europa, già troppo rappresentata nell'organismo internazionale. È quanto sostiene il ministro degli esteri brasiliano Celso Amorim, che evidenzia peraltro le ottime relazioni in corso tra Svizzera e Brasile.

Il governo svizzero intende rafforzare la collaborazione economica e scientifica con il gigante sudamericano, in vista tra l’altro della conclusione nei prossimi anni di un accordo di libero scambio. Una volontà riemersa in questi giorni durante la visita in Brasile del ministro svizzero dell’interno Didier Burkahlter e di una delegazione economica e scientifica elvetica.

Nonostante alcune ombre, tra cui la questione della protezione dei brevetti o il segreto bancario, un miglioramento dei rapporti bilaterali è visto di buon occhio anche da parte brasiliana, come sottolinea il ministro degli esteri Celso Amorim, ex ambasciatore brasiliano presso la sede delle Nazioni unite a Ginevra. Intervista.

swissinfo.ch: Alla stessa stregua dei paesi dell’Unione europea, la Svizzera considera sempre più prioritario un miglioramento della cooperazione con il Brasile. Come spiega questo interesse che si è notevolmente accentuato negli ultimi anni?

Celso Amorin: Credo che questo interesse sia la logica conseguenza delle prestazioni economiche raggiunte dal Brasile, come pure delle iniziative che conduciamo nel mondo e della visione indipendente che seguiamo nelle relazioni internazionali.

Stiamo sviluppando molti contatti con la Svizzera: personalmente partecipo regolarmente al Forum economico mondiale di Davos e ho accolto con piacere le visite in Brasile delle ministre svizzere degli affari esteri Micheline Calmy-Rey e dell’economia Doris Leuthard.

Con Micheline Calmy-Rey ho avuto tra l’altro conversazioni molto utili sull’Iran, prima ancora che il nostro governo presentasse assieme alla Turchia un accordo per risolvere la vertenza internazionale sui progetti di sviluppo nucleare di Teheran.

swissinfo.ch: Gli imprenditori svizzeri si sono lamentati recentemente della difficoltà di accedere al mercato brasiliano, in seguito all’assenza di un accordo di libero scambio. La conclusione di un simile accordo è ipotizzabile nei prossimi tempi?

C.A.: Con la Svizzera abbiamo concluso finora un accordo di cooperazione economica e commerciale, che funziona abbastanza bene. Ha portato tra l’altro all’istituzione di una commissione mista, che ha già permesso di risolvere alcuni problemi intervenuti nelle nostre relazioni bilaterali.

Un accordo di libero scambio potrebbe essere concluso attualmente soltanto nell’ambito del Mercosur. Con gli altri 4 paesi membri di questa associazione economica abbiamo costituito un’unione doganale e siamo quindi costretti a negoziare in comune.

Per principio non abbiamo alcuna riserva contro un accordo di libero scambio con la Svizzera. Le trattative in corso attualmente con l’Unione europea saranno probabilmente utili per aprire dei negoziati anche con la Svizzera e l’Associazione europea di libero scambio (AELS).

Sussistono evidentemente delle resistenze sia da una parte che dall’altra. I paesi del Mercosur avanzeranno probabilmente delle riserve per quanto riguarda l’importazione di prodotti industriali, mentre la Svizzera farà valere alcune restrizioni per i prodotti agricoli. Ma non credo che vi saranno ostacoli insormontabili. Vale la pena negoziare per raggiungere un accordo vantaggioso per tutte le parti.

swissinfo.ch: Come valuta le preoccupazioni manifestate da numerose aziende svizzere, soprattutto farmaceutiche, sul rispetto dei brevetti.

C.A.: Il Brasile non si oppone ai brevetti. Ci opponiamo agli abusi a livello di prezzi. I prezzi praticati non corrispondono alla necessità di recuperare gli investimenti e neppure alle possibilità finanziarie di alcuni paesi meno favoriti.

swissinfo.ch: Il Brasile intende quindi rimanere sulla sua posizione, volta ad interpretare liberamente il rispetto della proprietà intellettuale?

C.A.: Vi saranno sempre delle divergenze. E, per risolverle, vi è l’Organizzazione mondiale del commercio. Il Brasile non predica il non rispetto dei brevetti. Vi sono però delle situazioni, come nel caso dell’Aids, in cui la sola soluzione consiste nel far ricorso ai medicinali generici.

Il Brasile è stato uno dei primi paesi a livello mondiale a poter ridurre il numero dei malati di Aids. Vi è riuscito grazie all’introduzione di medicinali generici. Il programma è stato finanziato al 100% dal governo, che non avrebbe mai avuto i mezzi finanziari necessari per pagare il prezzo dei medicinali originali.

Vi sono state numerose trattative, tra cui anche con le aziende farmaceutiche svizzere, che hanno permesso di fissare un prezzo ragionevole.

swissinfo.ch: Per quanto concerne le divergenze tra Svizzera e Brasile, vi è l’iscrizione della Confederazione nella lista nera dei paradisi fiscali. Il governo brasiliano ha deciso, per ora, soltanto di sospendere questa iscrizione.

C.A.: L’iscrizione è stata effettivamente sospesa, il problema non esiste quindi per il momento. In ogni paese le autorità fiscali sono molto zelanti nelle loro regolamentazioni, che seguono spesso quelle del governo americano.

Credo che potremo trovare una soluzione basandoci non tanto sul paese, ma sulle attività. Le attività che favoriscono dei privilegi fiscali devono essere messe in causa, allo scopo di evitare una concorrenza sleale.

La Svizzera non si trova in ogni caso su nessuna lista dei paesi considerati paradisi fiscali. Ho avuto dei colloqui su questo tema con Doris Leuthard e Micheline Calmy-Rey. In meno di un settimana il problema è stato risolto.

swissinfo.ch: La Svizzera vorrebbe partecipare al G20, allo scopo tra l’altro di cercare soluzioni volte ad impedire una nuova crisi finanziaria. Il Brasile sosterrà la domanda elvetica?

C.A.: Direi che la Svizzera è già molto presente negli organismi finanziari internazionali. Molti di questi organismi hanno d’altronde la loro sede in Svizzera. A Basilea vi è ad esempio la Banca dei regolamenti internazionali o il Comitato incaricato del controllo bancario.

Sinceramente considero che l’Europa è già sovrarappresentata a livello mondiale. Non abbiamo nulla contro la Svizzera. Se riesce ad inserirsi nel G20 senza accentuare lo squilibrio a scapito dei paesi in via di sviluppo, allora va bene. Ma questo problema deve essere risolto in Europa.

Alexander Thoele, Brasilia, swissinfo.ch
(traduzione Armando Mombelli)

Le relazioni commerciali tra Svizzera e Brasile risalgono ai primi decenni del XIX secolo. Nel 1819 venne aperto a Rio de Janeiro il primo consolato svizzero d’oltremare.

Dalla fondazione di Nova Friburgo (1817) fino alla metà del XX secolo, il Brasile è stato tra le destinazioni dell’emigrazione svizzera. La Confederazione sostiene le due scuole svizzere di San Paolo e Curitiba.

Il Brasile è il partner economico più importante della Svizzera in America latina. Le imprese svizzere in Brasile danno lavoro a 100 mila persone.

Nel 2009, le esportazioni di merci svizzere verso il Brasile hanno sfiorato i due miliardi di franchi. Vengono esportati soprattutto prodotti farmaceutici (39,3%) e chimici (24,1%).

Le importazioni – 660 milioni di franchi nel 2009 – riguardano soprattutto prodotti agricoli (44%) e minerali, in particolare alluminio (22,4%).

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