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Offensiva in regola contro le statistiche

Compilare statistiche è un compito troppo gravoso per le aziende svizzere? Keystone

Le aziende svizzere perdono troppo tempo a riempiere di cifre dei formulari? La destra apre un fuoco di sbarramento contro il sovraccarico amministrativo che soffocherebbe l’economia. L’Ufficio federale di statistica (UST) replica che le cifre sono uno strumento di politica economica e che la Svizzera non chiede troppo, soprattutto se paragonata ai paesi vicini.

Non è qualcosa di nuovo: per i partiti di stampo liberale, la regolamentazione e le esigenze dello Stato sono una palla al piede che impedisce agli imprenditori di intraprendere. Negli anni 1980, il Partito liberale radicale (PLR) faceva già campagna al motto di «meno Stato».

In marzo, i tre grandi partiti borghesi – Unione democratica di centro (UDC), Partito popolare democratico (PPD) e PLR – hanno presentato un pacchetto di misure per rafforzare la piazza economica, messa a dura prova dalla sopravvalutazione del franco rispetto all’euro, dopo l’abbandono della politica del tasso minimo di cambio. Per lottare contro il sovraccarico amministrativo, il documento menziona 13 interventi parlamentari presentati di recente, tra cui un postulatoCollegamento esterno per «sgravare le imprese dalle rilevazioni statistiche statali».

La seconda bordata è arrivata in settembre, durante il dibattito urgente sul franco forte in parlamento. I tre partiti, che «non tollerano più l’eccesso di regolamentazioni», hanno presentato sette nuove mozioni. Cinque sono state accettate. Una intende «sgravare le aziende dall’onere statisticoCollegamento esterno». L’atto parlamentare chiede in particolare che le aziende con meno di 50 collaboratori siano esentate dall’obbligo di riempire statistiche e di ridurre questo onere per le ditte più grandi.

17 franchi all’anno

A sostegno della sua richiesta, l’autore della mozione cita un rapportoCollegamento esterno dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) del 2010 sui costi globali della regolamentazione. L’organizzazione ombrello delle piccole e medie imprese, le cui posizioni sono spesso vicine a quelle dell’UDC, passa in rivista diverse stime ufficiali parziali, nessuna delle quali supera i 10 miliardi di franchi. Poi, sulla base «di studi condotti in altri paesi», che non vengono dettagliati, l’USAM giunge alla conclusione che «anche in Svizzera i costi della regolamentazione rappresentano circa il 10% del prodotto interno lordo o anche di più». In altre parole si arriverebbe a un totale di almeno 50 miliardi di franchi all’anno.

Questo cinque anni fa. Oggi l’USAM ha rivisto la sua stima al rialzo. «In Svizzera spendiamo ogni anno più di 60 miliardi per dei regolamenti inutili, afferma Bernhard Salzmann, responsabile della comunicazione dell’organizzazione. I rapporti federali non prendono in considerazione i costi a livello cantonale e dei comuni, nonché in altri ambiti».

155 anni di statistiche

In Svizzera, la statistica nazionale nasce con la creazione dello Stato federale nel 1848 e grazie all’intenso lavoro di promozione del consigliere federale ticinese Stefano Franscini. Il primo censimento della popolazione è effettuato nel 1850.

Dieci anni dopo, nel 1860, viene creato quello che diverrà poi l’Ufficio federale di statistica. Nel 1998, nel quadro della decentralizzazione dell’amministrazione federale, l’UST trasloca da Berna a Neuchâtel.

Con un budget annuo di 164 milioni di franchi e 770 collaboratori, l’UST elabora tutta una serie di dati, ad esempio sul rincaro, base importante per la politica monetaria della Banca nazionale, o gli indici dei prezzi e dei salari, che permettono di calcolare l’adattamento delle pensioni.

I suoi «clienti» principali sono l’amministrazione, le organizzazioni economiche, le università e i privati. L’anno scorso dal sito internet dell’UST (più di 18 milioni di visite) sono state scaricate 2 milioni di pubblicazioni. Ogni anno, la biblioteca dell’ufficio riceve circa 200’000 comande per i suoi studi. 

Il governo non ha le stesse cifre. In un rapportoCollegamento esterno redatto in seguito a due mozioni parlamentari del 2010, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) aveva stimato i costi a 10 miliardi all’anno. In testa alla classifica: presentazione dei conti e revisione dell’IVA, sicurezza al lavoro e assicurazione incidenti, diritto della costruzione e ambientale, che costerebbero ognuno più di un miliardo ciascuno.

E la statistica? Le aziende spenderebbero complessivamente meno di 10 milioni, secondo la SECO, che si basa su uno studio del 2013 dell’Università di San Gallo. Nel 1998, la stessa università aveva mostrato, sulla base di un sondaggio presso le imprese, che in media ognuna dedicava 1,69 ore al mese per le statistiche. Il carico di lavoro è aumentato così tanto da allora?

Martin Baltisser, segretario generale dell’UDC, ne è convinto: «Tutti gli studi pertinenti indicano che il carico di lavoro per le statistiche delle ditte è considerevole. E che questo carico aumenta di anno in anno, come emerge ad esempio dal barometro della burocrazia della SECO».

Questo documento, anche se mostra effettivamente un aumento, non calcola tuttavia specificatamente l’onere statistico delle imprese. In mancanza di meglio, bisogna quindi basarsi sui 10 milioni summenzionati. Se si divide questa cifra per le 578’000 aziende dell’ultimo censimento (2013) dell’Ufficio federale di statistica, si arriva a un risultato di… 17 franchi all’anno.

«Calcolo rivelatore. Attenzione, però, poiché questa media non riflette le differenze tra grandi e piccole imprese o tra i settori economici, osserva Xavier Studer, portavoce dell’UST. Non bisogna poi dimenticare che altre associazioni, uffici, università o istituti sollecitano le ditte. Non è solo l’UST che chiede loro delle cifre».

Statistica cara e preziosa

Sempre durante la sessione parlamentare di settembre, l’UDC è tornata alla carica presentando una nuova mozioneCollegamento esterno che chiede addirittura di dimezzare il budget e gli effettivi dell’UST. Le spese dell’ufficio federale – sottolinea l’UDC – sono passate da 93 a 164 milioni di franchi nello spazio di dieci anni. Un aumento ben superiore alla media di altri settori dell’amministrazione pubblica. Secondo il suo autore, la mozione deve permettere di sopprimere «gran parte delle statistiche», mantenendo solo «quelle veramente necessarie».

L’UDC assicura che non fa una fissazione sulla statistica. «Ci sforziamo di ridurre la burocrazia in generale e di porre un freno alla crescita dello Stato in altri ambiti. Ci aspettiamo che il governo presenti proposte concrete e non cerchi delle nuove scappatoie», sottolinea Martin Baltisser.

Quasi sulla stessa lunghezza d’onda, l’USAM, pur ammettendo che la statistica «non è un fattore importante dell’aumento dei costi della regolamentazione», vorrebbe che «durante la raccolta dei dati, ci si chieda ciò che è utile e ciò che non lo è». Vi sono «molte statistiche – ammette Bernhard Salzmann – che forniscono informazioni importanti per valutare la situazione dell’economia».

In ottobre, il direttore dell’UST Georges-Simon Ulrich ha risposto ai detrattori del suo ufficio attraverso una serie di articoli apparsi sulla stampa. Esentare dalle statistiche le aziende con meno di 50 collaboratori (come chiede una delle mozioni dell’UDC), significherebbe rendere invisibile il 98% delle ditte e il 44% degli impieghi del paese. «La Svizzera avanzerebbe alla cieca […], poiché la statistica non si limita a contare, ma analizza. Racconta e mostra la complessità della realtà. La statistica produce cifre per l’eternità. Facciamo sì che ciò continui», afferma sulle colonne del quotidiano L’Agefi.

Alla domanda sul perché il budget del suo ufficio è quasi raddoppiato in dieci anni, Georges-Simon Ulrich risponde che sono le domande ad essere aumentate. «L’UST funge da centro di competenza, che è sempre più spesso sollecitato. Dossier molto complessi come gli accordi bilaterali, l’aumento degli affitti o la revisione dei costi ospedalieri, per non dare che qualche esempio, si traducono in una esplosione dei bisogni di statistiche».

L’UST meno goloso di Eurostat

Questa esplosione significa che la Svizzera è una grande divoratrice di cifre? Né l’UST, né l’ente europeo Eurostat… non producono statistiche su questo tema. I paragoni sono quindi aleatori.

«La Svizzera si situa più o meno nella media. Certi paesi, in particolare quelli nordici, fanno più statistiche», osserva Xavier Studer. «È soprattutto nell’ambito delle inchieste congiunturali che l’UST cerca soluzioni per non sovraccaricare le imprese. Ad esempio, facciamo delle inchieste a scadenza trimestrale piuttosto che mensile, come fa Eurostat», precisa il portavoce.

L’UST evita anche di «sollecitare le aziende su temi diversi nello stesso tempo. Ad esempio, abbiamo rinunciato alla rilevazione classica, con la quale ogni tre o quattro anni domandavamo tutta una serie di dati all’insieme delle 450’000 aziende. Oggi utilizziamo i dati che si trovano nei registri. Il carico di lavoro sulle società consultate è così stato ridotto di circa 65’000 ore all’anno. Ciò che corrisponde al lavoro di 37 persone a tempo pieno».

Traduzione di Daniele Mariani

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