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Legame sempre meno stretto tra esercito e aziende

Keystone

In Svizzera, per generazioni, tra i quadri dirigenziali delle aziende si trovavano spesso molti ufficiali. Con l’arrivo di numerose imprese straniere e con la graduale perdita di consensi nei confronti dell’esercito, questa pratica va vieppiù scemando.

Molte aziende straniere dislocate in Svizzera non apprezzano di dover regolarmente rinunciare per settimane o mesi a diversi impiegati, chiamati a prestare servizio militare. Il fenomeno ha assunto dimensioni tali da spingere l’esercito a lanciare una strategia di seduzione per convincere i quadri delle imprese straniere dei vantaggi di una formazione in seno alle forze armate.

“Non c’è miglior allenamento per la direzione aziendale dell’esercito. Non si tratta di imparare a sparare con un bazooka contro un carro armato, ma di abituarsi ad uscire dalla propria ‘zona di confort’” , dichiara il tenente colonnello Daniel Schudel, che si trova altrettanto a sua agio su un campo di battaglia militare quanto in un ufficio di una società multinazionale.

“Il fatto di mettere i propri sentimenti personali da parte per prendersi cura del proprio gruppo contribuisce a formare il carattere di una persona”, aggiunge Schnudel. “La formazione per diventare ufficiale è dura, ma così è la vita al di fuori dell’esercito. Spesso non c’è misericordia nel business”.

Durante la Guerra fredda le forze armate assorbivano addirittura un terzo del budget federale. Con oltre 600’000 soldati, la piccola e neutrale Svizzera contava uno degli eserciti più grandi di tutto il continente europeo.

Il 26 novembre 1989, pochi giorni dopo il crollo del muro di Berlino, un’iniziativa favorevole alla soppressione dell’esercito veniva approvata da un terzo degli svizzeri.

La politica di difesa nazionale è stata da allora rimessa continuamente in discussione, aprendo un cantiere diventato interminabile.

Il primo grande progetto di riforma, Esercito 95, ha portato nella seconda metà degli anni ’90 ad una riduzione degli effettivi a 400’000 unità.

Con la riforma Esercito XXI, entrata in vigore dal 2004, il loro numero è sceso negli ultimi anni fino a 155’000 soldati attivi e 30’000 riservisti.

Il budget, pari a circa 4 miliardi di franchi, corrisponde oggigiorno al 6 – 7% delle spese statali.

Spada a doppio taglio

Direttore regionale per Svizzera, Germania e Austria dell’azienda americana CommVault, specializzata nell’archiviazione di dati, Schnudel può essere considerato un buon esempio di ufficiale che occupa una posizione dirigenziale in Svizzera. Rappresenta però una specie in via di estinzione, ciò che preoccupa i vertici dell’esercito.

Fare carriera nell’esercito di milizia svizzero, in cui i membri sono tenuti a prestare servizio tra i 20 e i 34 anni, sta diventando sempre più una spada a doppio taglio.

Da un lato, la coscrizione può permettere di instillare il senso della disciplina, come pure la capacità di lavorare in gruppo e di risolvere i problemi. Nel contempo i militi sono regolarmente assenti dal lavoro per assolvere i loro obblighi militari. Assenze ancora più prolungate per coloro che fanno carriera nell’esercito.

Per rispondere a queste preoccupazioni, lo scorso 4 luglio il capo delle forze armate André Blattmann ha invitato i dirigenti aziendali stranieri nei pressi di Zurigo per tentare di convincerli di come l’esercito svizzero possa offrire numerosi vantaggi al mondo degli affari.

Sotto una pioggia battente e in mezzo al fango, i manager stranieri hanno potuto seguire le esercitazioni dell’11° battaglione nel campo di addestramento di Bülach. Ai visitatori sono stati spiegati i vantaggi di cui gode l’esercito per il fatto di avere medici civili, ingegneri e operai edili nei propri ranghi.

Ma anche i vantaggi per le aziende di disporre tra i loro effettivi di impiegati con un’esperienza pratica sul terreno militare, con una formazione a livello di leadership e con una certa dimestichezza nell’affrontare situazioni difficili e stressanti.

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Questo contenuto è stato pubblicato al Fare carriera militare è stata un’ottima palestra per imparare la leadership, afferma, ma un’ulteriore promozione potrebbe ostacolare la sua carriera civile. (Julie Hunt, swissinfo.ch)

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Conflitto di interessi

“Spesso conosciamo il prezzo di qualcosa senza renderci veramente conto del suo vero valore”, ha affermato Blattmann, tentando di rispondere al malcontento suscitato dalle difficoltà di conciliare il lavoro aziendale con i compiti militari. “La qualità del personale che addestriamo è eccezionale”.

“Sono costantemente chiamato a spiegare il nostro sistema di milizia alle compagnie straniere”, indica Martin Naville, direttore generale della Camera di commercio svizzero-americana. “Lo svantaggio è legato ad esempio al fatto che una società può dover fare a meno di un dipendente per tre settimane nel bel mezzo di un negoziato cruciale o di un progetto di acquisizione. Ma, in tale ambito, l’esercito è diventato più flessibile”.

Non tutti sono però convinti che l’addestramento militare costituisca il miglior trampolino di lancio verso una carriera civile di successo. Peter Richner, vicedirettore presso il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa), ritiene che ci sia un “conflitto di interessi” tra il tempo necessario per una formazione di ufficiale dell’esercito e il proseguimento di una carriera in campo scientifico.

L’Empa non penalizza i militi attivi in seno all’esercito, sottolinea Richner. A suo avviso, dei candidati che non prestano servizio militare possono essere però avvantaggiati, dal momento che hanno la possibilità di concentrarsi maggiormente sulle loro ricerche.

“Cos’è più importante per una carriera scientifica? Tre anni trascorsi nell’esercito o tre anni passati a studiare presso istituti scientifici di fama internazionale?”, chiede Richner. “Gli scienziati si sviluppano in un ambiente diverso rispetto a quello militare. Un ambiente meno rigido e strutturato, che favorisce il libero pensiero, l’abbattimento delle barriere e il passaggio da un lavoro di gruppo ad attività indipendente, a seconda delle occasioni”.

In Svizzera, tutti gli uomini di età compresa tra 20 e 34 anni sono obbligati per legge a prestare servizio militare. Nell’esercito vi sono anche poco più di 1’000 donne, che svolgono il servizio a titolo volontario.

L’addestramento militare comprende una scuola reclute di 18 a 21 settimane e sei corsi di ripetizione di tre settimane. Sottoufficiali e ufficiali prestano servizio per un periodo più lungo.

Nel 2012 circa 15’000 uomini hanno optato per il servizio civile, partecipando a attività in progetti umanitari e sociali gestiti dal governo.

I tempi cambiano

I tradizionali legami tra esercito e aziende rimangono però molto presenti in diverse società svizzere, tra cui il colosso del cemento Holcim e le compagnie di assicurazione Swiss Life e Zurich. Anche l’Associazione svizzera dei banchieri e la Federazione delle industrie metalmeccaniche ed elettriche Swissmem ne sottolineano l’importanza.

Guy de Brabois, manager della società Robert Walters, concorda sul fatto che diverse imprese locali prestano ancora un po’di attenzione alla carriera militare. A suo avviso, sono però finiti i giorni in cui si sceglieva qualcuno per un posto di lavoro solo per il fatto che si aveva trascorso assieme un po’ di tempo in una caserma. Una tale pratica non può essere conciliata con le esigenze moderne del mondo del lavoro e provocherebbe l’esclusione sistematica delle donne.

“Esperienze militari sono ancora da evidenziare, se hanno permesso di raggiungere qualcosa all’interno dell’esercito, ad esempio di diventare ufficiali”, sostiene de Brabois. “Ciò dimostra che una persona ha assunto delle responsabilità e dispone di una certa ambizione. E che non ha passato il suo tempo a bere caffè in mensa durante il servizio militare”.

Traduzione di Armando Mombelli

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