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Caso Nef: Samuel Schmid «ha commesso un errore»

Critiche a Schmid: i membri della commissione di gestione Pierre Francois Veillon, Maria Roth e Ruedi Lustenberger Keystone

Il ministro della difesa ha sbagliato proponendo al governo Roland Nef quale capo dell'esercito. È quanto afferma la commissione di gestione del Consiglio nazionale (camera del popolo).

Nel rapporto pubblicato venerdì e approvato all’unanimità, la commissione accusa Schmid di «un errore dalle pesanti conseguenze», ma afferma tuttavia che il ministro «non ha mentito».

Nel documento di 55 pagine, commissione scrive che l’intero governo è stato chiamato a dover decidere su una nomina politicamente importante senza essere in possesso delle necessarie informazioni. Il governo non è infatti stato messo a conoscenza della procedura giudiziaria in sospeso a carico di Nef a causa delle accuse di molestie e coercizione nei confronti della sua ex compagna.

Oltre a criticare il ministro dimissionario Schmid, la commissione attira l’attenzione anche sugli «errori di comportamento» di altre persone coinvolte, in particolare dell’allora capo dell’esercito Christophe Keckeis e dello stesso Roland Nef. Al di là degli errori, Samuel Schmid ha gestito la procedura di selezione del nuovo capo dell’esercito «in modo molto serio», ciò che va sottolineato in modo positivo.

Errore di valutazione

A ogni modo, con la procedura di selezione scelta, il ministro della difesa era la sola persona a disporre di tutti i documenti. Secondo la commissione, Schmid ha valutato male l’importanza dell’esistenza di una procedura penale in corso a carico di Nef.

Vista la funzione e il tipo di accusa, si sarebbe dovuto procedere con maggiore cautela e attenzione. «Essendo partito dal principio che doveva trattarsi di una separazione (tra partner) difficile come tante altre, Samuel Schmid non ha cercato di sapere che cosa si celasse dietro le accuse mosse a Roland Nef, afferma il rapporto.

Secondo il rapporto, il ministro della difesa avrebbe dovuto esigere di poterne sapere di più per poter valutare se il candidato disponesse delle caratteristiche personali richieste (integrità, resistenza allo stress) per un capo dell’esercito. Sarebbe stato necessario conoscere il contenuto esatto della procedura giudiziaria in corso prima di proporre al Consiglio federale la nomina di Roland Nef.

«Dimenticanze» di Schmid

Il rapporto della commissione di gestione torna anche sulle «dimenticanze» di Samuel Schmid. «Occorre constatare che non è stato informato per la prima volta nell’aprile 2007 dell’esistenza di una procedura penale, ma che ne aveva già sentito parlare – sebbene in modo rudimentale – il 14 novembre 2006».

Per questo fatto, nel rapporto si legge che è «difficile credere» che il ministro della difesa si sia dimenticato d’essere stato informato della procedura in corso contro Nef. La commissione non accusa tuttavia Schmid d’aver mentito, ma d’aver dimenticato.

Secondo la commissione, il ministro della difesa «porta la responsabilità principale dal momento che tutti i segnali sulla procedura penale in corso sono stati trascurati». La responsabilità di Samuel Schmid non è per nulla attenuata dai tentativi di Roland Nef di minimizzare le accuse a suo carico. Un simile eccesso di fiducia è sintomo di una «mancanza di diligenza», secondo il rapporto.

swissinfo e agenzie

L’ex capo dell’esercito Christophe Keckeis si dice d’accordo con le conclusioni della Commissione della gestione del Consiglio nazionale. Ammette di aver commesso errori e di aver avuto troppa fiducia nel suo successore Roland Nef.

«Col senno di poi si è sempre più intelligenti», ha dichiarato Keckeis all’agenzia ATS: «Se avessi una seconda possibilità, porrei sicuramente domande più scomode, anche se riguardano la sfera privata», ha aggiunto.

Pur avendo parlato diverse volte con Nef, Keckeis afferma di esser stato ingannato e informato arbitrariamente: «Era molto sicuro di sé: per questo non sono stato più critico», ha detto,

«Ora bisogna trarre i debiti insegnamenti», ha affermato dal canto suo il presidente della Società svizzera degli ufficiali (SSU), Hans Schatzmann, dopo la pubblicazione del rapporto.

«In futuro – ha detto Schatzmann – la procedura di selezione del capo dell’esercito deve svolgersi in modo limpido». In merito al rapporto, il presidente della SSU afferma che non contiene nulla di nuovo, ma riassume quello che si sapeva già.

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