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Carla Del Ponte indagherà sulla Siria

L'ex procuratrice svizzera Carla Del Ponte parteciperà alla commissione d'inchiesta internazionale sui crimini commessi in Siria. Keystone

Il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha condannato i massacri commessi in Siria e ha prolungato il mandato della commissione d'inchiesta internazionale. Alla missione parteciperà anche l'ex procuratrice svizzera Carla Del Ponte, conosciuta per le sue indagini contro i crimini di guerra in Ex Iugoslavia e in Ruanda.

La risoluzione adottata venerdì dal Consiglio dei diritti umani è esplicita: i massacri commessi in oltre 18 mesi di guerra civile in Siria vanno condannati e i responsabili puniti. Mentre gli scontri sul terreno s’intensificano e la possibilità di un intervento umanitario o di una zona tampone protetta resta improbabile, l’arma della giustizia internazionale sembra farsi avanti.

Con 41 voti contro 3 (Russia, Cina e Cuba si sono opposte) e 3 astensioni, l’organismo delle Nazioni Unite ha deciso venerdì di prolungare di sei mesi il mandato della commissione internazionale d’inchiesta e di aumentarne gli effettivi. Carla Del Ponte e l’ex relatore speciale ONU sulla Corea del Sud, Vivit Muntarbhorn, daranno così man forte al presidente Paulo Sergio Pinheiro e alla diplomatica americana Karen Koning AbuZayd.

«Carla Del Ponte porta nella commissione le sue grandi competenze investigative e la capacità di utilizzare in modo più sistematico la grande quantità di informazioni che vengono raccolte. Informazioni che un giorno potranno essere utilizzate per portare i colpevoli davanti alla giustizia internazionale», ha dichiarato l’ambasciatrice UE all’ONU, Mariangela Zappia.

La nomina dell’ex procuratrice generale della Confederazione, conosciuta per la sua caccia ai criminali di guerra, sembra andare proprio in questo senso. Dal 1999, Carla Del Ponte ha ricoperto il ruolo di procuratrice generale del Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia e condotto il processo contro Slobodan Milosevic, fino alla sua morte in cella nel 2006.

Rafforzata la lotta all’impunità

In un anno di attività, la commissione d’inchiesta ONU ha riunito migliaia di testimonianze di vittime e disertori, rifugiatisi nei paesi vicini alla Siria. Gli esperti ONU non hanno mai potuto varcare il confine, perché il regime di Assad non ne ha autorizzato l’attività. Le prove raccolte parlano di crimini contro l’umanità commessi dalle forze governative e dalle milizie pro-regime, in particolare in occasione del massacro di Hula, lo scorso maggio. Gli inquirenti hanno riscontrato violazioni anche da parte dell’opposizione, ma in forma minore.

La commissione d’inchiesta ONU ha consegnato all’Alto commissario dei diritti umani Navi Pillay una lista coi nomi dei presunti responsabili o delle unità coinvolte. Per ora questi documenti non saranno resi pubblici, ma potranno servire in futuro come base di lavoro, nel caso in cui il Consiglio di sicurezza dell’ONU decida di istituire una Corte penale internazionale per far luce sui fatti.

Una proposta in tal senso è stata avanzata in giugno dalla diplomazia svizzera. Prima di consegnarla al Consiglio di sicurezza, Berna vuole però ottenere il sostegno di almeno 50 Stati. Finora sono una trentina ad averla sottoscritta, tra cui diversi paesi europei.

Una guerra senza fine

Il nome di Carla Del Ponte è stato proposto dalla delegazione svizzera alle Nazioni Unite. Martedì, davanti all’Assemblea generale dell’ONU, la presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf ha espresso preoccupazione per l’aggravarsi della situazione in Siria e ha chiesto che i colpevoli di tali massacri vengano portati davanti alla giustizia. «L’impunità non solo è immorale. Compromette anche il processo di riconciliazione che si mette in moto in una società dopo una guerra», ha affermato la ministra.

Stando a fonti dell’opposizione, difficilmente verificabili, dall’inizio del conflitto oltre 29’000 persone hanno perso la vita, tra cui molti civili. Ogni giorno, da 2’000 a 3’000 civili lasciano il paese per cercare protezione nei paesi vicini. L’alto commissariato ONU per i rifugiati parla di oltre 294’000 profughi e prevede che entro fine anno saranno 710’000. La Svizzera ha accolto un primo contingente di 36 persone a inizio settembre.

Nata nel  1947 a Bignasco, nel cantone Ticino, ha studiato diritto internazionale a Berna, Ginevra e in Inghilterra.
 
Nel 1981 è stata nominata giudice istruttore nel cantone Ticino, dal 1994 al 1999 è stata procuratrice generale della Confederazione.
 
Nel 1999 è stata nominata procuratrice generale del Tribunale penale internazionale per l’ex-Iugoslavia dall’allora segretario generale dell’ONU Kofi Annan.
 
Alla fine del 2007 ha lasciato il Tribunale per l’ex-Iugoslavia ed è stata nominata ambasciatrice svizzera in Argentina, mandato che si è concluso il 28 febbraio 2011.

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