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Crisi di coppia… tra Berna e Bruxelles

Il professor René Schwok, specialista di questioni europee dell'Università di Ginevra swissinfo.ch

Mentre Bruxelles manifesta segni di stanchezza nei confronti della Svizzera, l’idea dell’adesione all’Europa torna a galla. Uno schema costante che si ripropone da 50 anni, come sostiene il ricercatore ginevrino René Schwok. Intervista.

Piuttosto di partecipare al progetto politico dei padri fondatori della Comunità europea (porre fine alle guerre che hanno lacerato il continente attraverso un’alleanza politica fondata sull’economia), la Svizzera ha optato per un approccio pragmatico teso a proteggere meglio, presumibilmente, interessi e specificità elvetiche: si tratta degli accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles.

Autore di un recentissimo studio intitolato Switzerland – European Union. An Impossibile Membership?, René Schwok analizza questa terza via sperimentata da Berna, un caso unico nella storia dell’Unione europea (UE).

swissinfo.ch : L’esito del voto sui minareti avrà delle conseguenze sulle relazioni tra Svizzera e UE ?

René Schwok : Visti i rapporti di forza scaturiti da questo voto, il governo rischia di essere ancora più timoroso nella sua politica di apertura, in particolare nei confronti dell’UE.

Del resto ancora prima del risultato dello scrutinio, due dei sette ministri del Consiglio federale – Micheline Calmy-Rey (Affari esteri) e Doris Leuthard (economia) – hanno proposto di limitare la residenza dei cittadini europei in Svizzera, per fare fronte alla crisi. Una misura che sarebbe contraria allo spirito degli accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles.

swissinfo.ch: Ci stiamo dirigendo verso il tramonto della via bilaterale tra Svizzera e UE?

R. S.: Non credo. Per ora il governo svizzero continua ad esprimersi in termini di proseguimento della via bilaterale, pur essendo cosciente che questa opzione è difficile. Come annunciato recentemente da Micheline Calmy-Rey, un nuovo rapporto valuterà vantaggi e svantaggi di questa formula. Un modo di differire la questione dell’adesione.

C’è pure da considerare, come del resto evidenziato dalla stessa Calmy-Rey, che oggi l’UE comprende 27 Stati membri, di cui alcuni non sono molto in sintonia con la Svizzera. Con il Trattato di Lisbona, inoltre, il Parlamento europeo, generalmente poco favorevole alla Svizzera, sarà rafforzato nelle proprie competenze. Le specificità elvetiche saranno più difficili da far passare.

swissinfo.ch: L’UE si aspetta forse dalla Svizzera un maggior adeguamento, se non addirittura automatico, alle nuove direttive europee?

R.S. : Sembra che Bruxelles ne abbia abbastanza del trattamento “à la carte” riservato alla Svizzera. Ciò che mi colpisce è che i termini di questo confronto tra Svizzera e UE, esistono da almeno 50 anni: la Svizzera cerca di avere maggiore influenza sull’elaborazione delle direttive europee e l’UE manifesta la propria stanchezza nei confronti delle esigenze particolare della Svizzera. La messa in orbita della Svizzera nella costellazione europea non è affatto nuova.

swissinfo.ch: Perché la Svizzera dovrebbe aderire all’UE dal momento che attraverso gli accordi bilaterali ha ottenuto di più da Bruxelles?

R.S. : Intanto per prendere parte ad un progetto collettivo che ha contribuito alla stabilità, alla sicurezza, alla prosperità e a una migliore comprensione sul Vecchio Continente.

E’ comunque vero che restando ai margini dell’UE, la Svizzera ha potuto difendere certe specificità che stanno a cuore di moltissimi cittadini, come la democrazia diretta, il segreto bancario e la politica dei trasporti.

swissinfo.ch: Nel suo studio lei afferma che il proseguimento della via bilaterale accresce le distanze che separano la Svizzera dall’adesione. Non è forse il contrario?

R.S.: E’ vero che con gli accordi bilaterali la Svizzera di è molto avvicinata all’UE. Trattati che solo 15 anni fa sarebbero potuti sembrare spettacolari, hanno contribuito ad eliminare un certo numero di specificità elvetiche. Basti pensare che oggi non ci sono più controlli alle frontiere, salvo in materia fiscale, e che i camion di 28 tonnellate possono circolare in svizzera.

Va tuttavia considerato che la prospettiva di un’adesione sembra più lontana rispetto ad una ventina di anni fa: in quegli anni, non dimentichiamolo, l’adesione era “l’obiettivo strategico” del governo e dei partiti dei centro-destra.

Oggi la maggioranza degli svizzeri ritiene che questa formula funzioni e preferiscono ignorare l’eventualità di orbitare attorno all’UE. Va inoltre ricordato che in caso di adesione, certi vantaggi ottenuti per via bilaterale, (in materia di segreto bancario), potrebbero venire a cadere.

swissinfo.ch: La Svizzera è ancora in grado di negoziare nuovi accordi favorevoli con Bruxelles?

R.S. : Negli anni Novanta, molti avevano pronosticato che la Svizzera si sarebbe fatta divorare dall’UE, che sarebbe stato impossibile negoziare accordi bilaterali e ratificarli. La realtà indica che la Svizzera è riuscita a condurre in porto negoziati favorevoli in settori molto sensibili o ad alta valenza emotiva per gli svizzeri, come la libera circolazione delle persone o il segreto bancario.

Le prossime trattative non dovrebbero suscitare grandi passioni in Svizzera, eccezion fatta per l’agricoltura. Alludo agli accordi sul mercato dell’elettricità e in settori molto tecnici.

swissinfo.ch: Qual è la sua conclusione sulle relazioni tra Berna e Bruxelles?

R.S. : La Svizzera ha ottenuto uno statuto unico. E’ un paese europeo per eccellenza che non entra nell’UE e a cui non ha mai veramente voluto aderire, a parte qualche mese nel 1992. Una situazione quindi diversa rispetto alla Norvegia o all’Islanda di oggi.

In fin dei conti la Svizzera segue da 50 anni una politica piuttosto costante prima nei confronti della Comunità europea e successivamente dell’Unione europea: ossia quella di una terza via sospesa tra adesione e marginalizzazione. Ciò che sorprende in questa relazione di coppia, è la tolleranza della potente Europa nei confronti della Svizzera.

Frédéric Burnand, Genève, swissinfo.ch
(traduzione dal francese: Françoise Gehring)

Svizzera e Unione Europea hanno espresso l’interesse reciproco per una collaborazione approfondita in diverse tematiche nuove: in quest’ottica sono già state avviate trattative nei settori dell’elettricità (in particolare: la questione del transito), dell’agricoltura e della sanità.

Parallelamente, continuano i lavori preparatori in vista di possibili negoziati in altri ambiti: il commercio dei diritti di emissione di gas ad effetto serra, i sistemi di radionavigazione e di posizionamento via satellite (Galileo ed EGNOS), la cooperazione tecnica con l’Agenzia europea di difesa.

Tra le altre tematiche oggetto d’interesse reciproco figurano la partecipazione a missioni di promovimento della pace, la sicurezza in materia di prodotti chimici secondo il regolamento europeo REACH e il settore delle assicurazioni.

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