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Il governo presenta l’alternativa alla Lex USA

La ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf è riuscita a trovare il modo per riparare le banche svizzere da eventuali sanzioni penali negli Stati Uniti. Keystone

Le banche elvetiche che vogliono collaborare con la giustizia americana per risolvere le vertenze fiscali negli Stati Uniti dovranno chiedere un’autorizzazione al governo svizzero. Lo ha deciso mercoledì il Consiglio federale, che intende garantire i diritti dei collaboratori bancari.

Dopo il rifiuto della cosiddetta Lex USA da parte del parlamento lo scorso 19 giugno, il governo era chiamato a trovare una soluzione per risolvere il contenzioso fiscale con Washington.

Nella seduta odierna, l’esecutivo ha stabilito i parametri per la cooperazione delle banche svizzere con le autorità statunitensi nel quadro del diritto vigente, in particolare per ciò che concerne la protezione dei dati e le disposizioni in materia di diritto del lavoro.

Le banche che intendono risolvere il loro contenzioso negli Stati Uniti – dove sono accusate di aver aiutato alcuni clienti a frodare il fisco – potranno richiedere un’autorizzazione unica. Le prime ad ottenerla saranno le banche contro le quali è già stato avviato un procedimento penale, si legge nel comunicato delle autorità svizzere.

Per regolarizzare il passato delle banche contro cui non è ancora stato aperto un procedimento penale, prosegue la nota, saranno avviati ulteriori colloqui con il Dipartimento di giustizia americano.

Informare i collaboratori

Gli istituti che intendono ottenere l’autorizzazione dovranno informare correttamente i collaboratori e i terzi (ad esempio avvocati o altre banche) potenzialmente interessati dalla trasmissione di dati alle autorità americane.

Come previsto dalla legge urgente respinta dalle camere, le banche dovranno inoltre adempiere ad ampi obblighi di assistenza e prevedere una protezione adeguata contro la discriminazione al momento dell’assunzione.

I dati dei clienti sono invece esclusi dall’autorizzazione. Essi possono essere trasmessi unicamente nel quadro dell’assistenza amministrativa prevista dall’attuale Convenzione con gli Stati Uniti per evitare le doppie imposizioni, precisa il comunicato.

Attese numerose richieste

Di fronte alla stampa riunita a Berna, la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ha detto di aspettarsi numerose richieste individuali di autorizzazioni da parte delle banche. Prima di essere pubblicati, i principi da rispettare per ottenere tale permesso saranno discussi con gli Stati Uniti, ha precisato la consigliera federale.

Secondo Eveline Widmer-Schlumpf, la principale differenza tra la soluzione del governo e la Lex USA è il fatto di tener conto del diritto di opporsi alla trasmissione dei dati. Con la legge urgente, la procedura sarebbe stata più rapida e le banche avrebbero potuto trasmettere i dati più velocemente.

L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) saluta il fatto che il Consiglio federale «abbia assunto le sue responsabilità» nel contenzioso fiscale con degli Stati Uniti, dopo la bocciatura della Lex Usa alle Camere, indica un comunicato.

L’ASB si aspetta che «un quadro giuridico consenta alle banche l’attuazione al programma unilaterale degli Stati Uniti».

Secondo il Partito popolare democratico(PPD) e il Partito borghese democratico (PBD), la Lex USA rappresentava una soluzione migliore rispetto al piano presentato dal governo. Senza base legale, la maggior parte delle banche interessate non potrà rispondere alle richieste americane, teme il presidente del PPD Christophe Darbellay.

L’Unione democratica di centro (UDC) denuncia la precipitazione del governo, che «ha già fissato le condizioni di trasmissione dei dati bancari, mentre le banche non hanno ancora presentato domande concrete», indica un comunicato.

Il Partito socialista si dice dal canto suo contento che gli impiegati di banca beneficeranno della stessa protezione prevista dalla Lex USA.

La controversia fiscale tra Berna e Washington sui cittadini americani che hanno nascosto averi in banche svizzere dura ormai da cinque anni. L’UBS, che per prima era stata presa di mira dalle autorità fiscali statunitensi, era riuscita a risolvere la vertenza nel 2010. Anche per gli altri istituti di credito elvetici si prospetta ora una soluzione globale. Ecco le principali tappe del conflitto.

19 giugno 2008: Bradley Birkenfeld, ex collaboratore dell’UBS, ammette davanti a un giudice di aver aiutato clienti a frodare il fisco quando era alle dipendenze della banca.

19 agosto 2009: Stati Uniti e Svizzera firmano l’accordo definitivo sulla vicenda UBS. Berna trasmetterà entro un anno i dati relativi a 4’450 conti UBS. Washington rinuncia a misure unilaterali per ottenere informazioni. Inoltre la banca paga una multa di 780 milioni di dollari.

16 novembre 2010: Dopo l’ultima trasmissione da parte della Svizzera di dati riguardanti i casi di assistenza amministrativa, l’autorità fiscale statunitense IRS ritira definitivamente l’azione civile contro l’UBS. Vuole comunque continuare ad indagare su altre banche svizzere.

Febbraio 2011: Gli USA hanno nel mirino il Credit Suisse (CS) e varie altre banche quali HSBC Suisse, le banche cantonali di Basilea e Zurigo, Julius Bär e la Banca Wegelin.

9 dicembre 2011: Il Dipartimento di giustizia americano chiede alle banche svizzere il nome dei consulenti della clientela. Il diritto elvetico vieta però la consegna diretta di documenti con nomi di dipendenti.

Gennaio 2012: Il governo elvetico decide che si possono fornire dati bancari criptati alla giustizia americana. La chiave per decifrarli dovrebbe venir consegnata solo nel quadro di una procedura di assistenza amministrativa o giudiziaria, oppure dopo una soluzione globale della vertenza fiscale. Sotto pressione la Banca Wegelin, il più vecchio istituto di credito elvetico, vende le sue attività non americane al gruppo Raiffeisen.

11 aprile 2012: Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ferma la consegna di dati bancari agli Stati Uniti. I giudici danno ragione ad un cliente del Credit Suisse che si opponeva all’assistenza amministrativa accordata dalla Svizzera al fisco americano.

4 dicembre 2012: Stati Uniti e Svizzera siglano un accordo sull’applicazione della legge fiscale americana denominata FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act) che dovrebbe entrare in vigore nel 2014. Gli Stati Uniti vogliono tassare i conti che le persone assoggettate a imposta negli Stati Uniti detengono all’estero.

3 gennaio 2013: La banca privata Wegelin, accusata dalle autorità americane di complicità in evasione fiscale, si dichiara colpevole e dovrà pagare una multa di 74 milioni di dollari.

29 maggio 2013: Il governo elvetico adotta un progetto di legge urgente per consentire a tutte le banche svizzere di mettere una pietra sul passato e di regolarizzare le loro relazioni con le autorità statunitensi. Il progetto di Lex USA è trasmesso alle Camere federali, chiamate ad esprimersi nella sessione parlamentare estiva.

5 giugno 2013: La Camera del popolo sospende l’esame del progetto. Prima di deliberare, esige che il governo fornisca maggiori informazioni al parlamento sul programma proposto da Washington per consentire alle banche di regolarizzare il loro passato.

12 giugno 2013: La Camera dei cantoni approva il disegno di legge, apportandovi qualche modifica.

19 giugno 2013: La Camera del popolo rifiuta, per la seconda volta, di entrare in materia. La Lex USA viene così definitivamente bocciata.

(Fonte: Agenzia telegrafica svizzera, ats)

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