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Fumo: una giungla di regolamenti

Si restringe lo spazio per i fumatori in bar e ristoranti della Svizzera Keystone

Il bando del fumo dagli stabilimenti pubblici potrebbe presto estendersi territorialmente in Svizzera. In tre cantoni romandi, infatti, gli elettori domenica si pronunceranno sul tema. Ma la proibizione non sarà uniforme.

In Vallese è in gioco nuova legge cantonale sulla sanità pubblica che vieta il fumo in tutti i ritrovi pubblici, ma permette la creazione di locali per fumatori, nei quali i clienti non sarebbero serviti.

Il testo è combattuto con un referendum, lanciato da un comitato composto essenzialmente di alto vallesani, ossia di cittadini dell’area tedescofona del cantone. Gli oppositori sostengono che il divieto costituisce una restrizione “inammissibile” della libertà individuale. Inoltre denunciano l’assenza di un vero e proprio dibattito sulla problematica.

A Friburgo e Vaud, invece, gli elettori sono chiamati a scegliere fra due tipi di divieti: quello totale in tutti i luoghi pubblici chiusi, sollecitato dall’iniziativa popolare “Fumo passivo e salute”, e quello meno restrittivo proposto dai rispettivi parlamenti cantonali, che consente di allestire “fumoirs” separati, dotati di una buona ventilazione e senza servizio ai tavoli.

Questi diversi gradi di interdizione rispecchiano la situazione nella Confederazione. Complice il sistema federale, si è creato una sorta di mosaico elvetico del fumo che può disorientare amanti e avversari delle “bionde” provenienti dall’estero. A seconda dei cantoni, si può accendere la sigaretta in qualsiasi ritrovo pubblico o solo in locali appositi oppure la si deve spegnere in tutti.

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Un esempio giunto dal sud

Il primo cantone a mettere il veto al fumo negli stabilimenti pubblici è stato il Ticino nell’aprile 2007. La modifica di legge sugli esercizi pubblici adottata dal parlamento è stata combattuta invano con un referendum. L’elettorato ha dato il nullaosta nella schiacciante proporzione di quasi quattro votanti su cinque.

L’idea ha rapidamente fatto scuola nei confinanti Grigioni, dove il fumo è stato proibito nel marzo 2008. Anche nel cantone retico la volontà popolare non ha lasciato scampo alle sigarette: più dei tre quarti dei votanti si è schierata per il bando.

In entrambi i cantoni gli esercenti hanno però la possibilità di creare appositi spazi o locali per fumatori, purché adeguatamente separati e ventilati, dove la clientela è servita. Un’opportunità, tuttavia, di cui si è avvalsa solo un’infima minoranza dei gestori.

Se i votanti di Friburgo, Vaud e Vallese domenica prossima approvassero le disposizioni antitabacco, il Giura resterebbe l’unico cantone della Svizzera francese in cui fumare in tutti i ritrovi pubblici resterebbe un diritto incontestato. Nei cantoni di Neuchâtel e Ginevra questa libertà ha i giorni contati. Nel cantone lemanico il divieto sarà restrittivo.

Divieto col consenso popolare

Lo stesso groviglio di disposizioni si riscontra nella Svizzera tedesca. Il canton San Gallo da solo rappresenta già un esempio a sé della confusione nazionale. La normativa, in vigore da ottobre, proibisce il fumo nei locali pubblici, ma lascia ai comuni la possibilità di deroghe per quei bar in cui “non si può ragionevolmente” esigere il divieto. E i comuni fanno ampiamente uso di questa clausola.

Gli unici due cantoni dell’area germanofona in cui la questione non è stata trattata sono Sciaffusa e Appenzello Esterno. Niwaldo, invece, si distingue per essere stato l’unico cantone in cui il popolo ha rifiutato la proibizione in bar e ristoranti. L’elettorato forse dovrà dire la sua l’anno prossimo nel canton Berna, dove contro la legge antifumo è stato lanciato un referendum.

Una legge superata che non porta uniformità

Il referendum è pure stato promosso contro la legge federale sul fumo passivo, approvata dalle Camere in ottobre. Se il comitato promotore non riuscisse a raccogliere le 50mila firme necessarie entro tale data o se in votazione popolare il testo fosse accettato, anche i cantoni dove vige ancora la libertà assoluta di fumare dovrebbero conformarsi alle restrizioni, che sono però minime.

Queste ultime non porterebbero peraltro un’uniformità nazionale. Il testo di compromesso, adottato dopo un lungo braccio di ferro fra le due Camere, istituisce il principio del divieto del fumo nei luoghi di lavoro utilizzati da più persone e in tutta una serie di spazi pubblici. Ma concede deroghe.

Bar, ristoranti e locali notturni con una superficie massima di 80 metri quadrati possono dichiararsi luoghi fumatori, a condizione che il personale sia d’accordo, vi sia una ventilazione adeguata e sia chiaramente indicato all’esterno che si tratta di un locale dove si può fumare. D’altra parte, accorda ai cantoni la libertà di applicare disposizioni più severe. Cosa che è già realtà nella maggior parte dei casi.

“Il tema è stato trattato in modo ideologico ed emotivo”, spiega il deputato liberale radicale Ignazio Cassis. “Una parte importante del parlamento ha finto di non capire che si tratta di una legge per proteggere i non fumatori e non una proibizione del fumo tout court”, si rammarica il medico ticinese, evidenziando la necessità di trovare il giusto equilibrio tra i diritti e la libertà del singolo cittadino e i diritti e la libertà della collettività”.

swissinfo, Sonia Fenazzi

L’idea di bandire il fumo dai luoghi di lavoro e dagli stabilimenti pubblici risponde a un’esigenza sanitaria: proteggere la popolazione dal fumo passivo.

In Svizzera si calcola che un abitante su quattro ogni giorno è esposto involontariamente al fumo, con conseguenze a volte letali.

I fautori del divieto reclamano l’intervento dello Stato per ridurre sia il rischio di malattie sia i costi che queste comportano per la collettività.

L’Irlanda è stato il primo paese europeo a introdurre, nel 2004, il divieto di fumare sul luogo di lavoro, ristoranti e bar compresi. Numerosi altri paesi – tra cui Italia, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Germania – hanno seguito l’esempio, istituendo legislazioni simili. In alcuni casi è consentita l’installazione di locali appositi per i fumatori.

Lo scorso anno la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per una generalizzazione del divieto di fumo nei ventisette Stati membri. Secondo uno studio Eurobarometro, infatti, l’88% della popolazione è favorevole all’introduzione di una misura repressiva in questo senso.

Negli USA i singoli Stati hanno la facoltà di decidere in merito al divieto di fumare; più della metà dispongono di una severa legislazione che impedisce il fumo in bar e/o ristoranti. In Canada è stata introdotta nel 1986 una legge volta a proteggere i non-fumatori sul posto di lavoro, che consente l’introduzione di spazi separati.

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