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Governo soddisfatto del netto sì alla libera circolazione

Tre ministre sorridenti per il successo conseguito in votazione popolare Reuters

Il governo svizzero è molto soddisfatto del chiaro appoggio dell'elettorato alla libera circolazione delle persone con l'Unione europea. Il rinnovo dell'accordo in tal senso e la sua estensione a Bulgaria e Romania, in votazione popolare domenica, hanno raccolto il 59,6% di consensi.

Si tratta di un “sì” al coerente proseguimento della nostra via bilaterale, ha dichiarato la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf, nella conferenza stampa tenuta domenica pomeriggio assieme alle colleghe di governo Doris Leuthard e Micheline Calmy-Rey. Il Consiglio federale è convinto che il popolo abbia capito la posta in gioco e abbia preso una decisione lungimirante, ha aggiunto.

L’estensione della libera circolazione ai due nuovi Stati membri dell’UE – Bulgaria e Romania – potrebbe entrare in vigore già il primo aprile. Il previsto regime transitorio di sette anni inizierà una volta che sarà concluso il processo di ratifica, ha indicato Eveline Widmer- Schlumpf.

La ministra dell’economia Doris Leuthard ha dal canto suo affermato che i “no” espressi in questa votazione, soprattutto in un periodo di crisi economica, sono anche una manifestazione di preoccupazione e di paura per il proprio posto di lavoro. Perciò, il governo sorveglierà da vicino l’evoluzione del mercato del lavoro e gli stipendi.

Ringraziando i cittadini per il sostegno, la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey si è detta certa che “la via bilaterale è quella giusta per la Svizzera e la decisione popolare odierna rafforza questa scelta”.

Il nullaosta senza equivoci scaturito domenica dalle urne ha dato ragione al governo, alla maggioranza parlamentare e alla maggior parte dei partiti. Anche questi ultimi hanno tirato un sospiro di sollievo di fronte al responso delle urne, soprattutto dopo che i sondaggi avevano pronosticato un risultato molto serrato.

Reazioni di giubilo

Secondo il presidente del Partito liberale radicale (PLR) svizzero Fulvio Pelli, questo sì mette la parola fine all’opzione della “via solitaria”: il paese ha definitivamente scelto la strada bilaterale.

In una nota, il PLR esorta l’Unione democratica di centro (UDC) e gli altri oppositori a riconoscere la validità di questa opzione “che ci assicura relazioni positive e stabili con il nostro principale partner, l’Unione europea”. Secondo i liberali radicali, gli accordi bilaterali miglioreranno il mercato del lavoro in Svizzera e permetteranno di superare i prossimi mesi.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Partito popolare democratico (PPD) svizzero Christophe Darbellay, secondo il quale il risultato dimostra che il popolo ha compreso l’importanza di questa votazione per il futuro dell’economia svizzera.

Un’importanza fondamentale ribadita dall’Unione svizzera delle arti e mestieri e dalla Federazione delle imprese svizzere economiesuisse. Per quest’ultima, la nuova conferma agli accordi bilaterali “rafforza certamente la piazza economica svizzera, ma è pure nell’interesse generale della nazione”. Secondo l’organizzazione, si tratta di un gesto in favore della salvaguardia di posti di lavoro nella Confederazione.

Nel coro di voci soddisfatte c’erano anche quelle dell’ambasciatore della Commissione europea a Berna Michael Reiterer e della parlamentare europea Bilyana Raeva, responsabile per le relazioni con la Svizzera.

“La chiarezza del risultato non lascia alcun dubbio circa la volontà del popolo svizzero di proseguire la via bilaterale, positiva per entrambe le parti”, ha affermato la Raeva. Lo spirito razionale degli svizzeri ha prevalso, ha commentato Reiterer.

Pure la presidenza dell’Ue ha dirmato una nota in cui saluta il fatto che “i cittadini della Confederazione svizzera abbiano espresso il desiderio di una continuità nella cooperazione con l’Ue, basata sulla libertà di circolazione delle persone, una delle libertà fondamentali dell’Europa che si applica a tutti gli Stati membri dell’Ue”.

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C’è chi vuole andare oltre

Benché Micheline Calmy-Rey abbia puntualizzato che il sì odierno non è un sì all’adesione della Svizzera all’Ue, il suo partito guarda già in quella direzione. Ora che la via bilaterale è stata confermata, per il Partito socialista svizzero le prossime tappe sono la conclusione di un accordo di libero scambio agricolo e un altro in materia di formazione. I socialisti restano tuttavia convinti che, a lungo termine, la Svizzera “non potrà sottrarsi alla riapertura del dibattito sull’adesione”. Un’opinione condivisa dai Verdi svizzeri.

Sia il PS sia l’Unione sindacale svizzera (USS) rilevano d’altra parte la necessità imperativa che l’apertura della Svizzera all’Europa sia affiancata da misure di protezione sociale. Salari e condizioni di lavoro devono essere tutelati: governo, parlamento e padronato devono ora mantenere le promesse in merito fatte durante la campagna per la votazione, sottolinea l’USS. Una posizione pienamente condivisa dalla federazione dei sindacati cristiano sociali Travail.Suisse, che esige una rigorosa applicazione delle misure di accompagnamento.

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Perdenti parlano di successo

Pur essendo stati sconfessati dall’elettorato, il comitato promotore del referendum e l’UDC interpretano questa votazione come “un successo morale”. In questo modo il popolo ha potuto dare il suo parere, ha commentato il presidente dei Giovani UDC Erich Hess.

Il presidente dell’UDC svizzera Toni Brunner ha relativizzato il risultato, considerati “i grandi mezzi” e le “grosse pressioni” degli avversari. Ha anche aggiunto che “non è possibile interpretare il risultato della votazione”, poiché il parlamento ha riunito in un solo pacchetto due domande che andavano poste separatamente. “Il popolo ha detto sì all’estensione della libera circolazione, al rinnovo dell’accordo esistente, o si è piegato alle minacce dei fautori?”, si è interrogato il parlamentare sangallese.

Il direttore dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente Hans Fehr si è persino detto convinto che se il voto avesse avuto luogo fra alcuni mesi il no avrebbe prevalso, poiché la recessione e l’aumento della disoccupazione avrebbe fatto pendere la bilancia dall’altra parte.

La realtà odierna è comunque stata ben diversa. Con una partecipazione relativamente elevata, rispetto all’afflusso medio alle urne in Svizzera, che si è collocata al 50,9%, l’elettorato ha approvato il decreto con 1’517’156 voti a favore (59,6%) e 1’027’644 contrari (40,4%). Il testo ha ricevuto il benestare non solo del popolo, ma anche della stragrande maggioranza dei cantoni. Solo quattro – Ticino, Svitto, Appenzello Interno e Glarona – lo hanno bocciato.

swissinfo e agenzie

L’accordo concede ai cittadini elvetici ed europei il diritto di scegliere il paese in cui soggiornare e lavorare.

La libera circolazione non è incondizionata. Per ottenere un permesso di soggiorno occorre essere in possesso di un contratto di lavoro, dimostrare di esercitare un’attività indipendente oppure disporre di mezzi finanziari sufficienti e di un’assicurazione malattie.

Per evitare fenomeni di dumping salariale e sociale, la Confederazione ha introdotto delle misure di accompagnamento. In caso di abuso salariale reiterato possono essere adottate misure che garantiscono condizioni salariali minime obbligatorie.

L’estensione della libera circolazione alla Bulgaria e alla Romania avverrà gradualmente. Durante un periodo di sette anni l’immigrazione da questi paesi sarà sottoposta a diverse restrizioni: contingenti, priorità alla manodopera indigena, controllo preventivo delle condizioni salariali e lavorative.

swissinfo.ch

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