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I partiti: quattro grandi, molti piccoli

Keystone

Il paesaggio partitico svizzero è caratterizzato da una grande stabilità dalla creazione dello Stato federale. Dalla metà del secolo scorso, la scena politica nazionale è dominata da quattro partiti.

Circa il 7% dei cittadini svizzeri è membro di un partito. La percentuale è più elevata rispetto, ad esempio, alla Germania, ma chiaramente inferiore all’Austria, dove un cittadino su cinque è iscritto ad una formazione politica.

I primi partiti in Svizzera si organizzarono verso la fine del 19esimo secolo a partire da associazioni d’interesse più o meno ristrette. Dalle correnti politiche dominanti all’epoca della neonata Confederazione (i movimenti liberali, radicali e democratici), nel 1894 nacque il Partito liberale radicale (PLR).

Sei anni prima, i partiti cantonali dei lavoratori avevano creato il Partito socialista (socialdemocratico nella Svizzera tedesca). Due tentativi di fondazione di questa forza politica nazionale era falliti nel 1870 e 1880. Nel secondo caso, la volontà di unione della sinistra aveva dato vita all’Unione sîndacale svizzera.

I conservatori cattolici, sconfitti nella guerra del Sonderbund e storici rivali dei liberali-radicali, si unirono attorno al 1900. Dopo diversi cambiamenti di denominazione, ne derivò il Partito popolare democratico (PPD).

Con il Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi, nel 1936 nacque infine la quarta grande formazione politica del paese, che in seguito si trasformò nell’Unione democratica di centro (UDC).

Partiti di protesta

Nel corso del 20esimo secolo vennero creati numerosi movimenti politici di protesta. Alcuni di loro riuscirono ad imporsi a livello comunale o locale. Al contrario, su scala nazionale il loro impatto è stato storicamente limitato. Sia le formazioni di estrema sinistra che quelle di estrema destra sono in seguito praticamente sparite dall’universo politico nazionale.

Accanto al Partito liberale, ancorato soprattutto nella Svizzera romanda, l’unico partito non governativo che è riuscito a difendere ed estendere le proprie posizioni è stato quello dei Verdi, oggi rappresentato anche in numerosi organi esecutivi comunali o cantonali.

Dal 1936 al 1999, il ruolo di più importante partito non governativo era invece toccato all’Anello degli indipendenti, movimento di area social-liberale.

Decide la base

I partiti svizzeri sono organizzati in maniera decentralizzata e permeati da una struttura interna federale. Lo dimostra il fatto che, ad esempio, le decisioni importanti non sono prese dalla direzione nazionale bensì dall’assemblea dei delegati, in rappresentanza delle sezioni comunali e cantonali.

Considerato inoltre come i grandi partiti siano nati sulla base di riunioni di organizzazioni cantonali, le sezioni locali continuano a godere di un ampio livello di autonomia. Ne risulta che, per un medesimo oggetto, all’interno dello stesso partito possano essere difese pubblicamente posizioni molto differenti.

Anche per quel che riguarda lo stile di fare politica, gli atteggiamenti sono molto vari. Al proposito, l’esempio più attuale è rappresentato dall’UDC. Questo partito di destra nazional-conservatore si presenta all’opinione pubblica piuttosto combattuto tra la corrente zurighese (liberale, conservatrice e di opposizione dura) ed quella bernese (contadina e più vicina allo Stato).

Grande stabilità

Tra il 1919, quando il Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento) fu eletto per la prima volta secondo il sistema proporzionale, e la fine degli anni ’60, la politica federale fu caratterizzata da una grande stabilità. I risultati dei quattro partiti principali in occasione delle elezioni erano praticamente costanti. La situazione venne modificata nel 1967 in seguito alla nascita di alcuni nuovi partiti.

All’epoca, i socialisti dovettero fare i conti con un’erosione di voti a sinistra finiti a formazioni più radicali scaturite dai “nuovi movimenti sociali”. Sempre in quell’anno, proponendosi quale alternativa tra progressisti e borghesi, l’Anello degli indipendenti ottenne il 9% dei voti, il miglior risultato della sua storia.

La carica dei democentristi

Un nuovo scossone all’equilibrio politico nazionale giunse negli anni ’90, quando, nonostante la sua storica partecipazione al governo federale, l’UDC si presentò sempre più come partito d’opposizione. La strategia si rivelò pagante dal punto di vista elettorale. Con il 27% dei voti, nel 2003 l’UDC diventava infatti il principale partito del paese. Nel 2007 ha aumentato ancora la sua quota di elettori al 29%.

Al contrario, per lungo tempo, questa formazione politica era stata la meno votata dei quattro partiti di governo. Questa crescita spettacolare incitò l’UDC a rivendicare un secondo seggio in governo.

Il parlamento considerò legittima questa richiesta e nel 2003 elesse Cristoph Blocher, la locomotiva dei successi dell’UDC, in Consiglio federale. A farne le spese fu il PPD, che da allora si trova con un solo seggio in governo.

Dall’UDC al PBD

Un’alleanza fra i rosso-verdi e i popolari democratici in parlamento, nel dicembre 2007, ha portato all’esclusione dal governo di Blocher. La maggioranza parlamentare gli ha preferito la sua collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf.

L’UDC non ha accettato l’estromissione di Blocher e, affermando di non sentirsi rappresentata dai suoi due esponenti in governo – oltre alla Widmer-Schlumpf, Samuel Schmid – ha annunciato il passaggio all’opposizione. La spaccatura in seno all’UDC è diventata insanabile e l’ala liberale ha fondato una nuova formazione: il Partito borghese-democratico (PBD).

Sin dalla nascita il piccolo partito si è ritrovato con due rappresentanti nell’esecutivo federale. Una situazione durata fino alla fine del 2008. In seguito alle dimissioni di Schmid, l’UDC è tornata in governo con un rappresentante. Dal 1° gennaio 2009 il governo elvetico è dunque composto di due PS, due PLR, un PPD, un UDC e una PBD.

Il più vecchio ha più militanti

Almeno per quel che riguarda la base attiva, con circa 90’000 membri (dati del 2004) il PLR è ancora il partito che dispone del maggior numero di militanti.

Seguono l’UDC con 80’000 membri, il PPD con 74’000 e i socialisti con 40’000. Questi dati hanno però ben poco a che vedere con il peso politico dei vari partiti negli organi esecutivi o legislativi dei vari livelli istituzionali del paese.

swissinfo.ch

La scena politica svizzera è dominata da 4 grandi partiti, rappresentati nel governo nazionale: il Partito socialista (sinistra), il Partito popolare democratico (centro), il Partito liberale radicale (centro-destra) e l’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista).

Le radici storiche dei primi tre risalgono al 19° secolo. L’ultimo è nato invece nella prima metà del secolo scorso.

Dal 2008, in governo è rappresentato anche il Partito borghese-democratico (PBD), nato dalla scissione fra l’ala liberale e quella conservatrice dell’UDC.

I principali partiti elvetici si contraddistinguono per la loro organizzazione interna, di tipo federalista. Le sezioni cantonali sostengono infatti, a volte, posizioni che contrastano con quelle difese dai vertici nazionali.

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